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GOVERNO

Se Draghi spegne condizionatori e termosifoni

L'uscita del presidente del Consiglio che pone l'alternativa tra pace e condizionatori d'aria, conferma la sua inconsistenza politica, oltre che umana. Ci sta facendo scivolare in guerra, dando un ulteriore colpo all'economia del paese, mascherando allo stesso tempo il fallimento delle politiche energetiche.

Editoriali 08_04_2022
Mario Draghi

«Lei preferisce la pace o il condizionatore d’aria acceso?». L’alternativa posta al giornalista che gli chiedeva la posizione dell’Italia sull’eventuale blocco alle importazioni di gas e petrolio dalla Russia, dimostra ancora una volta l’assoluta inadeguatezza del presidente del Consiglio Mario Draghi, pari solo alla sua arroganza e al disprezzo per i cittadini italiani.

È ormai una consuetudine quella delle false alternative diffuse per mettere spalle al muro quanti chiedono ragione di scelte politiche azzardate e incomprensibili. Tutti ricordiamo il famoso «Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono»: era un’altra conferenza stampa, lo scorso 22 luglio, e Draghi voleva impallinare chi si opponeva all’obbligo vaccinale. Era una clamorosa menzogna per ricattare i cittadini, un ricatto per imporre la vaccinazione obbligatoria: avrebbe come minimo meritato la richiesta di dimissioni.

E invece, tempo qualche mese e, tra i soliti osanna, ha rincarato la dose: il 26 novembre 2021, riferendosi alle festività in arrivo ha dichiarato: «Per i vaccinati questo sarà un Natale normale; anche coloro che oggi sono oggetto di restrizioni, speriamo possano tornare a essere parte della società con tutti noi». Cioè, Draghi ha dichiarato fuori della società una parte consistente di italiani, rei di non piegarsi ai diktat del governo. Un’affermazione gravissima, fortemente discriminatoria, ma non erano parole buttate lì tanto per dire; e lo vediamo oggi con intere categorie – insegnanti, sanitari – umiliate ed emarginate pubblicamente per non essersi sottoposte alla vaccinazione.
Non si era mai visto un capo del governo italiano decidere di togliere dei diritti di cittadinanza in base alle sue convinzioni e scelte politiche. E nessuno che gliene chieda conto.

Anzi, ora la guerra in Ucraina è diventata un’altra occasione di criminalizzare una parte di cittadini italiani, proponendo l’ennesima falsa alternativa: pace in cambio dei condizionatori spenti, ma anche dei termosifoni. Eh sì, perché Draghi ha anche detto che nell’eventualità di un blocco immediato dell’importazione di gas, l’Italia avrebbe comunque riserve fino a ottobre, quindi il problema concreto nascerebbe subito dopo, quando si tratta di accendere il riscaldamento.

Il discorso è comunque chiaro: solito disprezzo per i cittadini italiani che pensano alle conseguenze dell’inasprimento delle sanzioni; italiani trattati come egoisti e cinici, magari anche un po’ collaborazionisti del “criminale” Putin, solo per la preoccupazione dell’aumento delle bollette. «Pensate solo a scaldarvi e a rinfrescarvi, quando c’è di mezzo una guerra, vergognatevi!», è il messaggio che esce dalla domanda posta da Draghi.

Ma l’alternativa che egli pone è semplicemente demenziale, un’affermazione che rivela l’inconsistenza politica – oltre che umana – di un personaggio che pure continua ad essere osannato dai media di regime come il salvatore della patria.
Intanto, la preoccupazione per i costi dell’energia non riguarda semplicemente gli stili di vita personali, più o meno deprecabili, e la propensione al consumo dei privati, ma significa le conseguenze che tutto questo avrà sull’economia italiana, che già adesso deve rivedere al ribasso di 2 punti percentuali le previsioni di crescita per il 2022 (ma continuando così potrebbe essere molto di più). La mancanza o l'aumento vertiginoso dei costi dell'energia, significa aziende che chiudono e milioni di disoccupati, un aumento esponenziale dei poveri e degli indigenti. Di questo dovrebbe preoccuparsi un capo di governo.

E qui entriamo anche nel merito dei provvedimenti: le sanzioni possono essere uno strumento legittimo per punire un regime che commette dei crimini (anche se la storia delle sanzioni fa nascere dei dubbi al proposito, perché molto spesso i regimi ne vengono rafforzati), ma perché siano efficaci devono mettere in difficoltà il sanzionato. Che senso ha imporre sanzioni che danneggiano il sanzionante? Che perdipiù se ne vanta pure? «Ti punisco facendomi del male». Davvero ricorda la barzelletta dell’uomo che si taglia gli attributi per fare dispetto alla moglie.

E ancora: l’identificazione tra sanzioni imposte e pace è totalmente fuori luogo, sia perché non esiste questo automatismo, sia perché parliamo di un governo che contemporaneamente si adopera per il prolungamento della guerra inviando armamenti e sostenendo il riarmo massiccio di una parte, seppure sia quella aggredita. Di più, la frase pronunciata da Draghi implica che siamo già in guerra, altrimenti non si porrebbe neanche l’alternativa tra la pace e il consumo di energia. Al massimo avrebbe dovuto contrapporre un interesse egoistico personale (il consumo di energia per il condizionatore) con la necessità di essere solidali con un popolo aggredito; invece no, Draghi ha proprio parlato di pace come se, appunto, fossimo in guerra. Dimenticandosi però di dichiararla ufficialmente ed eventualmente farla approvare dal Parlamento.

Evidentemente, ormai abituati ad anni di dpcm e stati d’emergenza che permettono al governo qualsiasi decisione estemporanea, non ci si fa più nemmeno caso. E infatti la sensazione è che questi leader europei (non è solo questione di Draghi), passo dopo passo, ci stanno facendo entrare in guerra senza dirlo apertamente. Del resto la crisi in Ucraina è un ottimo pretesto per giustificare, accelerandola, una crisi energetica che ha origine nelle scelte folli fatte negli ultimi decenni in nome dell’ecologia. Il blocco dell’importazione di gas e petrolio sarà un ulteriore pretesto per imporre dolorosamente la tanto agognata transizione energetica, che produrrà contemporaneamente costi elevati e scarsità di energia. E senza che si possa dire nulla (e come si potrebbe in in una situazione di guerra?).
Se dovessimo fare una previsione, diremmo che lo scenario più realistico, che si presenterà seguendo le politiche di Draghi e compagnia, sarà guerra e condizionatori e termosifoni spenti.