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OSPEDALE DI PANTALLA

Se appendi un volantino della Manif sei "fascista"

Nosocomio di Pantalla (Umbria): il parroco appende un volantino della Manif pour Tous nella cappella dell'ospedale. E subito un medico va ad appendere di fianco un contro-volantino insultante. La vicenda riporta alla luce un episodio di censura, a Ferrara...

Libertà religiosa 15_07_2014
Manif pour Tous

Pantalla è una frazione del comune umbro di Todi. È nota per essere sede del nosocomio di zona, l’Ospedale Unico Territoriale della Media Valle del Tevere. Come molti ospedali d’Italia, anche quello di Pantalla ospita (ancora) una cappella per funzioni religiose. Domenica 7 luglio è accaduto un altro di quei fatti inquietanti sul fronte della libertà d’opinione minacciata dalla propaganda omosessualista. Durante la celebrazione della Santa Messa, intorno alle 18.00, i fedeli si accorgono di un medico del reparto Chirurgia che si reca verso la bacheca posta appena fuori dalla cappella, ove era affisso il manifesto intitolato “Con la legge sull’omofobia siamo tutti a rischio!” firmato dal Comitato Direttivo della Manif pour Tous di Siena. Il medico si avvicina alla bacheca e affigge un foglio. Finita la celebrazione, i fedeli, incuriositi dall’accaduto, vanno a leggere il messaggio lasciato dal medico, e restano basiti. Questo il testo scritto su un foglio che porta il logo della “Azienda Unità Sanitaria Locale Umbria 1”, in riferimento al citato manifesto della Manif pour Tous: «Questo manifesto è razzista e edito da un’organizzazione fascista. Vergogna ai religiosi che lo espongono!!». Il caso è grave e meriterebbe di essere segnalato alle forze di polizia, perché l’offesa gratuita ed infondata di “razzista”, integra un reato penale.

Ma il punto importante è che questo ennesimo episodio rivela la pericolosa deriva di intolleranza che rischia di abbattersi su coloro che osano opporsi alla follia ideologica dell’omosessualismo. Non riusciamo nemmeno ad immaginare cosa potrà accadere quando alla lobby gay verrà fornito pure il supporto della repressione penale. Davvero, come giustamente denuncia il manifesto della Manif pour Tous, con «la legge contro l’omofobia siamo tutti a rischio!!». E allora si vedrà davvero chi sono i “fascisti”.

Questa vicenda di Pantalla riporta alla luce un altro episodio, sempre in ambito ospedaliero, accaduto esattamente un anno fa. Ospedale Sant’Anna di Cona, in provincia di Ferrara. Il 23 luglio 2013 don Stefano Piccinelli, Cappellano di quel nosocomio, affigge in bacheca il testo dell’appello per fermare la proposta di legge contro l’omofobia e la transfobia, lanciato dai Giuristi per la Vita attraverso la Nuova Bussola Quotidiana e CulturaCattolica.it. Quel gesto coraggioso provoca l’ira stizzita della lobby omosessualista, e ovviamente l’immediata rimozione dell’appello. I primi a reagire sono Massimiliano De Giovanni e Cristina Zanella, rispettivamente presidenti di Circomassimo-Arcigay e Arcilesbica Ferrara, i quali scrivono una lettera al Dott. Gabriele Rinaldi, direttore dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, il quale dà immediate disposizioni per rimuovere l’oggetto dello scandalo.

La risposta delle istituzioni al «gesto sconsiderato» di don Stefano Piccinelli non si è fatta attendere. La Presidente della Provincia, Marcella Zappaterra e l’assessore ai Servizi sociali, Caterina Ferri, che dopo aver ringraziato le citate associazioni omosessualiste per l’attenzione dimostrata esprimono il loro «sconforto» per il comportamento dello stesso don Piccinelli: «Il volantino affisso dal cappellano dell’ospedale di Cona in contrasto con il disegno di legge per introdurre anche in Italia il reato di omofobia e transfobia, ci sconforta dal momento che la Provincia di Ferrara dal 2011 coordina il Protocollo interistituzionale per il contrasto all’omofobia; un impegno e una condivisione che riaffermiamo con forza anche di fronte a questa circostanza, che rischia di alimentare comportamenti e atteggiamenti fortemente discriminatori e lesivi della dignità umana». Presidente della Provincia e Assessore dichiarano quindi di condividere le preoccupazioni espresse da Circomassimo-Arcigay Arcilesbica di Ferrara nella lettera inviata alla dirigenza dell’Azienda ospedaliero universitaria, pur dovendosi comunque affermare «l’assoluta estraneità della stessa Azienda rispetto a quanto accaduto». Precisano, infine, di condividere il richiamo ad «una doverosa sorveglianza affinché la libera espressione di idee e opinioni non si trasformi in occasione di discriminazione o di intolleranza, di qualsiasi genere». Il Circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Ferrara e il sindacato Cgil commentano l’episodio di don Piccinelli intervenendo sulla discussione politica legata alla approvazione della legge contro l’omofobia: Sel per sottolineare «che l’Italia non può più permettersi di rimanere ai margini dell’Unione Europea in tema di riconoscimento e protezione dei diritti civili», la Cgil per ricordare che «quasi tutti i paesi europei vietano l’omofobia». E potevano forse mancare i Giovani Democratici del Pd ferrarese? Certo che no. Dopo essersi dichiarati «sgomenti di fronte a posizioni ostili e contrarie» alla proposta di legge antiomofobia, hanno spiegato che «l’introduzione del reato di omofobia non implica, purtroppo, equiparazione dell’unione omosessuale al matrimonio eterosessuale, non consente ad una coppia gay di creare la propria famiglia, ma mette nero su bianco che a comportamenti offensivi, violenti e discriminatori corrispondono delle conseguenze legali». Per i giovanotti del Pd «un Paese che non si dota di una legge di questo tipo consente ad una persona di discriminarne un’altra sulla base di un aspetto della vita privata che non ha alcun tipo di influenza né sul modo di rapportarsi agli altri, né sulla qualità del proprio lavoro». Per questo motivo «leggere il volantino affisso dal cappellano don Piccinelli e le posizioni ostili di alcune forze politiche riporta il nostro paese indietro negli anni, ingessato su una discussione che non solo non affronta la questione ormai evidente della necessità di dare a tutti gli stessi diritti, ma addirittura si pone il tema se sia giusto o meno considerare reato degli evidenti episodi discriminatori».

Sempre a proposito del «gesto sconsiderato» di don Stefano Piccinelli occorre registrare persino un intervento a livello nazionale da parte dell’associazionismo gay. A parlare è stato lo stesso Presidente dell’Arcigay, Flavio Romani, che in un’intervista resa il 24 luglio 2013 a La Nuova Ferrara, ha definito quello di don Stefano un «atto scorretto e inqualificabile», volto a «difendere non il diritto alla libertà di opinione ma il diritto all’offesa». Per Romani l’atto è addirittura «inqualificabile, nella forma e nella sostanza». Sul piano formale, infatti, secondo Flavio Romani, «mettere un volantino del genere, su un tema delicato e di attualità come la legge contro l’omofobia, in un luogo sacro e per di più carico di sofferenza come un ospedale è un’azione scorretta, cinica e molto lontana dalla pietas cattolica».

Anche nei contenuti Romani appare tranchant: «Quel volantino è pieno di falsità e di nozioni semplificate al massimo fino a diventare slogan senza verità. Si sostiene che la legge contro l’omofobia limiterebbe la libertà di espressione e di opinione. È una bugia. La legge contro l’omofobia altro non è che l’estensione della legge Mancino alle fattispecie degli omosessuali e dei transessuali». Peccato che la legge Mancino sia quella che contrasta l’antisemitismo ed il razzismo. Questo significa che, una volta estesa agli omosessuali e ai transessuali, tutti gli “omofobi” del calibro della Manif pour Tous verranno trattati alla stessa stregua dei razzisti e degli antisemiti. Comprese le severissime sanzioni penali. Davvero una prospettiva raggelante, anche se bisogna ammettere che i sostenitori della legge Scalfarotto non nascondono i propri intendimenti. Tutto si può dire di Flavio Romani e di quelli come lui, tranne che non siano chiari su quello che vogliono ottenere.