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GENDER

Se anche Alfano è attratto dalle nozze gay

Proprio mentre al Senato si presenta il testo base della riforma che intende introdurre il paramatrimonio gay (escluse, per ora, solo le adozioni), il leader del Ncd si dice disponibile a discutere: apertura molto pesante. 

Editoriali 04_07_2014
Angelino Alfano

Il 2 luglio due novità sono intervenute a proposito delle unioni civili: 1) la relatrice del provvedimento in Commissione Giustizia al Senato ha depositato il testo-base, cioè la risultante delle proposte presentate e della discussione generale; ciò vuol dire che i numerosi disegni di legge iniziali hanno perduto autonomia e gli emendamenti a esso andranno riferiti all’articolato curato dalla senatrice Cirinnà: esso definirà la traccia della discussione a partire dalla prossima seduta; 2) il ministro dell’Interno e segretario del Ncd Alfano ha confermato l’apertura del suo partito a trattare il tema, in una intervista a La Repubblica.

Il testo-base del Senato si muove in coerenza con le dichiarazioni del premier Renzi all’ultima direzione del Pd. Da esso deriva un sistema di relazioni familiari che si fa letteralmente in quattro:
1. civil partnership fra persone dello stesso sesso, con regime di fatto paramatrimoniale, con la sola eccezione dell’adozione;
2. patti di convivenza fra persone di sesso diverso, o fra persone dello stesso sesso che desiderano una unione meno impegnativa e meno invasiva;
3. unioni di fatto fra persone, dello stesso o di diverso sesso, che vogliono stare insieme senza sottoscrivere alcun patto di convivenza;
4. matrimonio fra persone di sesso diverso, come è stato disciplinato finora.

Per avere un’idea di ciò che sarà l’unione di cui al n.1, cui è dedicata la prima parte del testo-base e per convincersi che definirla paramatrimonio non è una esagerazione, giova cogliere fior da fiore fra le nuove disposizioni, senza necessità di commento:
* articolo 3: “ad ogni effetto, all’unione civile si applicano tutte le disposizioni di legge previste per il matrimonio”, con la sola eccezione della possibilità di adottare;
* articolo 2: “le parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso stabiliscono il cognome della famiglia scegliendolo tra i loro cognomi. Lo stesso è conservato durante lo stato vedovile (…)”. A parte l’uso del termine vedovile per il partner che sopravvive, che già chiude la partita, segnalo che alla Camera si discute del doppio cognome per i figli di coniugi uniti in matrimonio: secondo il Senato invece il componente di una unione omosessuale può scegliere il cognome del compagno!
* articolo 4: “Nella successione legittima (…) i medesimi diritti del coniuge spettano anche alla parte legata al defunto da un’unione civile tra persone dello stesso sesso”;
* articolo 7: il governo è delegato ad attuare con proprio decreto la riforma, tenendo conto, fra gli altri, del seguente principio “in materia di ordinamento dello stato civile (..,) gli atti di unione civile tra persone dello stesso sesso siano conservati dall’ufficiale dello stato civile insieme a quelli del matrimonio”;
* articoli da 8 a 21: riguardano la “disciplina delle convivenze” fra persone dello stesso o di altro sesso. Questa seconda parte del testo-base conferma, se taluno ha dubbi dove si va a parare con la prima, che un conto è la convivenza e un conto la civil partnership, un conto sono le unioni civili vero nomine un conto è la costruzione di un sistema eguale al matrimonio, tranne che nell’adozione (lacuna che sarà colmata dalla Corte costituzionale).

Il giorno in cui quello appena sintetizzato diventa il testo di confronto per la discussione in Parlamento sulle unioni civili, è il momento scelto dal segretario di Ncd per aprire sul tema. Si potrà obiettare che in realtà egli non manifesta condivisione al testo-base, ma è facile replicare che il peso politico dell’apertura oggi conta più del merito. Si potrà aggiungere che l’on. Alfano chiede nel contempo maggiore attenzione sul piano fiscale verso la famiglia; è agevole replicare che, da leader di un partito determinante nell’appoggio all’attuale governo, avrebbe potuto manifestarlo quando è stata decisa la corresponsione degli 80 euro aggiuntivi in busta paga: una misura che ha permesso a due coniugi senza figli con reddito annuo pro capite di 24.000 euro di godere ciascuno per il 2014 di 640 euro in più, e a una famiglia composta da marito, moglie e tre figli, con reddito annuo di 30.000 euro in capo a un solo coniuge di non avere nulla. Quale credibilità c’è per impegni futuri su tale fronte?

Ma ciò che delle parole affidate dal ministro dell’Interno a La Repubblica lascia veramente perplessi è il distacco dal merito. Il merito oggi è il testo-base della sen. Cirinnà: quale è la posizione della seconda forza di governo in materia? Qualcosa in realtà dice l’on. Alfano, quando – riprendendo un ritornello abbastanza datato – esprime la disponibilità ad estendere verso le coppie gay alcune tutele previste dal codice civile. A costo di ripeterlo fino alla nausea, è il caso di ribadire che oggi gli istituti riconosciuti ai componenti di una famiglia fondata sul matrimonio e non ai componenti di una unione di fatto sono tre: l’adozione, la partecipazione alla quota di legittima nella successione e la pensione di reversibilità. Tutto il testo, a cominciare dall’assistenza sanitaria, c’è: per legge ordinaria o per intervento della Corte costituzionale o della più consolidata giurisprudenza. Quali sono, on. Alfano, i diritti del codice civile da estendere fra i tre prima indicati? Discutiamo di quelli, se vogliamo aderire alla realtà.

Non vogliamo credere che, come è stato apertamente per il divorzio sprint e per la devastante legge sulla droga, anche per il paramatrimonio gay il suo partito abbia già chiuso la partita, e manifesti qualche forma di generica resistenza, accorgendosi che un sì esplicito perfino su questa voce sarebbe un po’ troppo. Poiché conta la sostanza, è troppo comunque.