Scuole americane, terreno fertile per l'islamizzazione
È arrivato fino alla Corte Suprema il caso della famiglia di una ex studentessa liceale, Caleigh Wood, che in una scuola pubblica ha dovuto subire un tentativo di indottrinamento all’islam. Ma non è un episodio isolato: si moltiplicano negli Usa i casi in cui le lezioni di storia o studi sociali diventano occasione di esaltare l'islam e denigrare il cristianesimo. Si tratta di una strategia ben precisa, definita "jihad educativa".
“Sottomissione”, il libro dello scrittore francese Michel Houellebecq che immaginava la sua patria laicizzata dopo aver abbandonato il cattolicesimo piegarsi volontariamente all’islam, aveva suscitato le ire della società “tollerante”. C’era chi lo accusava di “islamofobia” o chi parlava di un futuro troppo prossimo (2022), ma a guardare di nuovo a quanto sta accadendo in America Houllebecq smette di apparire un catastrofista intollerante.
È infatti arrivato fino alla Corte Suprema il caso della famiglia di una ex studentessa liceale, Caleigh Wood, che durante una lezione è stata indottrinata all’islam. Ma ci deve essere molto di più rispetto ad un caso che potrebbe sembrare isolato, se i legali della famiglia, rappresentata dal Thomas More Law Center, non avessero dichiarato che «le scuole pubbliche stanno diventando un terreno caldo per la propaganda islamica. Sotto l’apparenza di insegnare storia o studi sociali, le scuole pubbliche di tutta America stanno promuovendo la religione islamica in modi che non sarebbero tollerati se si trattasse del cristianesimo o di qualsiasi altra religione». La dichiarazione prosegue dando ai giudici la colpa di una complicità ideologica con chi vuole promuovere l’islam e denigrare il cristianesimo, chiedendo alla Corte Suprema di risolvere la discriminazione dei cristiani nelle scuole pubbliche.
Al di là che Wood fosse o meno stata costretta ad abbracciare la fede di Maometto, quanto è accaduto dice qualcosa di davvero rivoluzionario. Nel 2016 la famiglia della ragazza aveva denunciato (clicca qui) il distretto scolastico del Maryland, dopo che, l’anno precedente, agli studenti fu insegnato che «la fede della maggioranza dei musulmani è più forte di quella della media dei cristiani». Fin qui una constatazione forse tristemente vera, ma non certo pronunciata per far comprendere l’importanza della fede da cui è nata l’America. Il docente aveva chiarito che «la religione islamica è un fatto mentre il cristianesimo e il giudaismo sono delle credenze». Nella denuncia si spiega anche che mentre si è parlato di Corano non si è spiegato nulla della Bibbia o di altri testi religiosi non islamici, anzi sono state fatte «osservazioni denigratorie sul cristianesimo e sul papa».
Wood si era quindi rifiutata di fare i compiti in cui si chiedeva di scrivere preghiere islamiche, facendo valere il suo diritto all’obiezione di coscienza, ma la scuola aveva respinto la richiesta assegnandole un voto negativo. Nonostante il tradimento non solo della propria storia e delle proprie radici, ma dimenticando anche l’offesa alla fede della ragazza, i giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione alla scuola, solo perché «gli studenti non erano tenuti ad imparare a memoria la shahada». E sebbene sia stata fatta scrivere su un foglio la dichiarazione di fede islamica, il compito «si limitava a chiedere agli studenti di dimostrare la loro comprensione del materiale completando le frasi parziali».
In poche parole, secondo i giudici, siccome la dichiarazione era in parte già scritta e in parte da completare, non c’era malizia da parte di chi ha usato l’ora di “Storia del Mondo” per parlare solo di una credenza molto lontana da quella della tradizione degli Stati Uniti ed escludendo le altre che ne hanno formato l’identità.
Ma ancor peggio è il fatto che, appunto, non si tratta di un caso isolato ma di una strana tendenza che darebbe ragione a Houllebecq appunto. Pensiamo ad esempio al seminario organizzato in Michigan dal distretto scolastico di Dearborn (clicca qui), dove una donna di origini arabe aveva formato 400 insegnanti affinché presentassero agli studenti la fede islamica, attaccando il maschilismo bianco da ritenersi più pericoloso del radicalismo islamico e senza spiegare che la legge islamica, la Sharia, include norme in netto contrasto con la giustizia garantita dal giusnaturalismo occidentale. Lo stesso era accaduto anche in scuole della California, della Georgia, del Texas e della Florida, dove si era parlato del Corano come direttamente rivelato da Allah al profeta Maometto, al contrario delle Scritture ebraiche e cristiane alterate da mani umane (un copione ripetuto), parlando degli americani bigotti come i diffusori dell’islamofobia.
Sembrerebbe impossibile che si accetti di insegnare, incensandola, la fede dei terroristi che hanno fatto saltare le Torri Gemelle in nome dell’islam; invece la guerra culturale, dove c’è chi ha già guadagnato terreno, è davvero in corso. La chiamano Jihad educativa. Come ha spiegato nel suo libro la convertita al cristianesimo Isik Abla: «Quando ero una musulmana fanatica, credevo nella Jihad fisica, perché primariamente e soprattutto se sei un vero musulmano e se studi il Corano devi credere che la jihad fisica sia necessaria perché non c’è nulla come uccidere, dice il Corano, ma io facevo parte di una Jihad diversa». Una guerra santa che avviene tramite «il pagamento delle lezioni agli studenti per inviarli nelle università più rinomate e prestigiose del mondo occidentale. Pagano l’educazione ad Harvard, la pagano a Princeton, a Yale. Noi elargivamo soldi a questo tipo di educazione jihadista, affinché le persone potessero raggiungere le più alte cariche di potere per governare quello che deve avvenire in Occidente e per islamizzare il mondo occidentale. Questo è un tipo di islam ideologico a cui io appartenevo».
Ma il “nemico in casa” che trattiamo da amico, come disse Oriana Fallaci nel febbraio 2006 al consolato italiano di New York, parlando già della sottomissione dell’Occidente all’Islam, forse può essere affrontato solo in un modo, riscoprendo la forza della fede cristiana. Come aveva spiegato al settimanale Spiegel https://www.spiegel.de/spiegel/michel-houellebecq-tritt-ab-und-zieht-im-spiegel-gespraech-bilanz-a-1174396.html sempre Houellebecq: «I cattolici in Francia sono diventati consapevoli della propria forza. È come una corrente sotterranea che improvvisamente viene alla luce. Per me, è uno dei momenti più interessanti della storia recente (…) Tendo sempre a spiegare materialmente le cose: il fatto è che i cattolici devoti stanno mettendo più bambini al mondo. E trasmettono i loro valori ai bambini». Se così fosse, anche se non si sa se il loro numero sarà sufficiente ad affrontare l’islamizzazione nell’immediato, basterebbe questo seme a far rifiorire, prima o poi, una civiltà.