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Venerdì della Bussola

Scuola parentale, un’ancora di salvezza

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Oggi c’è uno Stato che attraverso la scuola trasmette le ideologie più varie. C’è quindi la necessità che i genitori si riapproprino del loro primato educativo. La scuola parentale cattolica: i princìpi su cui si basa. Dal videoincontro con don Stefano Bimbi.

Cultura 21_09_2024

Come funziona una scuola parentale? E perché oggi i genitori dovrebbero sentire l’urgenza di un’istruzione parentale cattolica per i propri figli? Attorno a queste domande è ruotata la diretta di ieri dei Venerdì della Bussola. A moderare il videoincontro – intitolato “Ci vorrebbe una scuola parentale”, tema della Bussola mensile di questo settembre – è stato Andrea Zambrano, che ha avuto come ospiti don Stefano Bimbi, fondatore della scuola “Gesù Maestro” a Staggia Senese, e Samantha, un’insegnante della stessa scuola.

Una realtà, la scuola parentale, che può essere cattolica o meno, e che si sta gradualmente diffondendo in Italia (con un boom negli anni del Covid). Essa si basa sul diritto-dovere originario dei genitori di istruire ed educare i propri figli, principio riconosciuto anche dalla Costituzione (art. 30).

Esemplare, se si guarda ai princìpi che motivano la necessità di scuole parentali cattoliche, è l’insegnamento trasmesso da un santo pedagogo come Giovanni Bosco (1815-1888). L’ideatore del sistema preventivo (fondato su tre pilastri: ragione, religione e amorevolezza) diceva che senza religione non si ottiene alcun frutto dal punto di vista educativo. Come spiega don Bimbi: «Quando abbiamo fondato la nostra scuola 10 anni fa, l’abbiamo voluta chiamare “Gesù Maestro” proprio per mettere al centro questo principio di don Bosco che in realtà è il principio di tutta l’educazione cattolica di duemila anni: senza Cristo non è possibile una vera educazione integrale dell’uomo perché senza la religione manca una parte importante».

Di qui, l’idea che la religione cattolica «non può essere una materia a parte», perché essa «ha informato tutta la storia dell’Occidente, in particolare dell’Europa e certamente dell’Italia», con la conseguenza che «la religione informa tutte le materie», dalla storia alla storia dell’arte, fino alla filosofia. Perciò, osserva il sacerdote, «in ogni materia non può che esserci Gesù Cristo. Se l’educazione è avvicinare il giovane al bene, al bello e al buono, come fa a mancare Gesù Cristo?».

Questa consapevolezza si è andata perdendo anche nel mondo cattolico, parallelamente all’avanzata di un pensiero materialista e laicista. Zambrano ha richiamato il fatto che celebri filosofi, da Russell a Gramsci, avessero ben chiara «la necessità di agire proprio sull’educazione, sulle scuole» per fare dei bambini le masse di domani, docili a un certo sistema ideologico. Oggi può cambiare la forma ma non la sostanza, vedi ad esempio l’indottrinamento operato non solo a livello di singolo Stato o gruppo di interesse ma anche da organismi internazionali come l’Oms o altre agenzie dell’Onu in tema di “diritti riproduttivi” (contraccezione, aborto), fluidità di genere, catastrofismo climatico, eccetera: idee che si diffondono anche attraverso libri di testo e scuole, scavalcando il primato educativo dei genitori.

Ciò che oggi viene ritenuta una realtà scontata, la scuola di Stato, è insomma il problema a monte, se si parla di educazione. Stando al nostro Paese, come ripercorre don Bimbi, «il problema nasce quando si è costituito lo Stato italiano, quando cioè lo Stato, una volta fatta l’Italia, voleva “fare gli italiani”, cioè plasmarli secondo la nuova mentalità al potere», una mentalità fondamentalmente ostile alla religione cattolica. La scuola di Stato ha in breve soppiantato le iniziative dal basso e il ruolo educativo della Chiesa «che aveva costruito nel Medioevo le scuole presso gli episcopi in città e presso i monasteri in campagna». Dietro l’idea dell’educazione per tutti, vantata dallo Stato, si nascondeva in realtà, già nel XIX secolo, «l’indottrinamento per tutti». Infatti, quando don Bosco dialogava su quale fosse la causa della crescente immoralità anche tra persone che si professavano cristiane, spiegava: «La causa è una sola, essa sta tutta nell’educazione pagana che si dà generalmente nelle scuole. Questa educazione (...) non formerà mai e poi mai, ai giorni nostri segnatamente in cui la scuola è tutto, dei veri cristiani». E se ciò era vero un secolo e mezzo fa, lo è tanto più ai giorni nostri.

Giova dunque ricordare – quando si tratta di chi deve educare – che in una retta prospettiva lo Stato ha solo un dovere sussidiario, che va esercitato nel rispetto del diritto-dovere naturale dei genitori di educare i propri figli e, prima ancora, di quello della Chiesa: questa ha infatti una sua maternità soprannaturale, che risponde al dovere di ammaestrare i propri figli per condurli alla vita eterna, secondo il mandato ricevuto da Gesù stesso. Dell’urgenza di recuperare questo ordine delle cose, come ricorda don Bimbi, si mostrò ben consapevole Pio XI che nell’enciclica Divini Illius Magistri (31 dicembre 1929) tratta proprio dell’importanza che i genitori si riapproprino dell’educazione dei figli, trasmettendo loro un «insegnamento conforme alla dottrina della Chiesa».

Di grande interesse è stata anche la parte più strettamente “pratica” del videoincontro, in cui Samantha ha raccontato la sua esperienza come insegnante nella scuola di Gesù Maestro, dove con i genitori c’è un rapporto di amicizia e di fiducia reciproca. Un clima di cui beneficiano gli stessi bambini. È una scuola, sottolinea l’insegnante, dove si respira aria di famiglia, senza che questo pregiudichi le relazioni con l’esterno, anzi. Ad esempio, «i bambini non hanno problemi a parlare con maestre che non conoscono, non hanno problemi a rapportarsi con il preside della scuola dove li portiamo a fare gli esami e non sentono il peso dell’esame». L’idea delle scuole parentali come “campane di vetro” che renderebbero i bambini e ragazzi inadatti a rapportarsi fuori di esse è, in breve, una leggenda nera.

Questo non significa chiaramente che in una scuola parentale non sorgano mai problemi di alcun tipo, ma i rapporti personali tra genitori, alunni e insegnanti – facilitati da questo modello – aiutano a risolverli, come spiega lo stesso Zambrano, raccontando un’esperienza vissuta in prima persona.

E per chi è in cerca di consigli sull’istruzione parentale, è nato il Coordinamento nazionale per la vera scuola cattolica, che fa capo all’Osservatorio Van Thuân, a cui ci si può rivolgere per informazioni.



L’esperienza

Gesù Maestro, la scuola parentale che valorizza l’alunno

12_12_2023 Fabio Piemonte

“Gesù Maestro”, a Staggia Senese, è una scuola parentale cattolica per alunni di elementari e medie. Il suo segreto è nel metodo, che privilegia la visione d’insieme e lo “zaino leggero”, valorizzando i talenti di ogni studente.