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ISTRUZIONE

Scuola, lavoro per 59mila ma non i giovani

Il ministro dell'Istruzione Carrozza apre al reclutamento di 59mila unità in quattro anni, ma non specifica quanti di essi saranno selezionati dal Tfa e quanti saranno presi dalle graduatorie ad esaurimento.

Educazione 22_06_2013
Maria Chiara Carrozza

Lo avevano predetto – già lo scorso anno – molte delle associazioni di insegnanti che militano nell’ambiente scolastico (Diesse, tra le altre), ed avevano ragione. Il Tfa (Tirocinio formativo attivo) è stato bloccato per tutto l’anno, e il susseguirsi di una nuova classe di ministri ha così tranciato la manovra, seppur perfezionabile, del tecnico Francesco Profumo e della precedente pidiellina Maria Stella Gelmini. E adesso, si prospettano nuove assunzioni di personale ATA e insegnanti precari: tra il triennio 2014-17 saranno 44mila le unità che sfoltiranno le graduatorie ad esaurimento, e il prossimo settembre 15mila nuovi insegnanti guadagneranno cattedre delle scuole statale in diverse Regioni d’Italia. 

Tutto sommato, non è proprio possibile lamentarsi di Maria Chiara Carrozza, il nuovo timoniere del Miur (Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca): lo ha dimostrato il suo impegno perché il referendum di Bologna, che voleva togliere i fondi alle paritarie comunali (rivelatosi un buco nell’acqua per la bassissima affluenza), non passasse. Ai microfoni di Radio24, intervistata da Simone Spetia durante la trasmissione “Nove in punto”, il ministro ha detto, papale papale: «Se il referendum passasse sarebbe un disastro». Insomma, la Carrozza è una persona chiara, che dice pane al pane e vino al vino. 

Quali sono i punti su cui la neo-ministra vuole soffermarsi? Anche qui, la sua linea di pensiero è molto chiara: La scuola disperde capitale umano: siamo tra le prime nazioni dell’Ocse per abbandono scolastico. E anche la preparazione che le scuole nostrane offrono è in realtà mediocre: i test Invalsi e gli esami Ocse-Pisa delineano una situazione decisamente poco positiva per l’educazione italiana. Gli interventi di sistema, tuttavia, sono quelli che necessitano di maggior attenzione: la condizione dell’edilizia scolastica è semplicemente tragica. 

I precari che ingrossano le graduatorie sono circa 168mila. Nove deputati del Movimento 5 Stelle hanno interrogato, il pomeriggio di mercoledì 19 giugno, il ministro Maria Chiara Carrozza chiedendole di «assicurare l'assorbimento delle consistenti masse di personale precario». Così, il ministro ha snocciolato alcuni dati: «È allo studio la definizione di un piano triennale di immissione in ruolo, 2014/2017, del personale precario, che consenta di ridurre il numero di soggetti che ancora prestano servizio nella scuola con contratti a tempo determinato». Inoltre, sono in fase di progettazione anche «misure per introdurre […] l’inquadramento in ruolo di circa 30 mila docenti di sostegno».

Eppure, la risposta del ministro lascia aperta la porta a diverse interpretazioni. Soprattutto, non spiega quale sarà il destino del Tfa. Il Tirocinio formativo attivo, bandito dal ministro del governo tecnico Francesco Profumo, tra le tante critiche che lo hanno accompagnato, aveva almeno una nota positiva: una percentuale dei posti disponibili nello Stato venivano messi a concorso direttamente con il Tfa, la percentuale restante aveva il compito, invece, di pescare nuovi insegnanti dalle graduatorie, sfoltendo di fatto il listone. 

E Maria Chiara Carrozza cosa vuole fare? Vuole impiegare tutti i 59 mila posti per alleggerire le graduatorie, o tenere parte delle cattedre per i giovani del Tfa? In merito alle procedure di assunzione, l’ex ministro Maria Stella Gelmini invita l’attuale capo del dicastero a tenere in considerazione «i giovani, i capaci, che devono poter contare su un percorso sicuro, non sottoposto all’arbitrio del momento».

Si riflette, intanto, sulla possibilità di potenziare il tempo pieno e di prolungare la scuola al pomeriggio. L’opinione di Giorgio Napolitano è in questa direzione: si occuperebbero più posti di lavoro – anche per attività ricreative-extracurriculari pomeridiane – e, forse, potremmo salire qualche gradino nella qualità dell’insegnamento in Europa. Eppure, un modo più semplice per migliorare la qualità sarebbe quello di creare una vera concorrenza tra istituti, abolendo le graduatorie e separando nettamente l’abilitazione dal reclutamento.