Scismatici, eretici e figlie d'arte al gay pride di Cuba
Nei gay pride di tutto il mondo, appaiono spesso le caricature dei preti. Ma nel caso del gay pride di Cuba, tenuto a battesimo da Mariela Castro (figlia di Raul) il prete c'era davvero: Roger LaRade, sacerdote della Eucharistic Catholic Church. Che è il prodotto di una storia complessa di scismi e di manipolazione della dottrina.
I Gay Pride vilipendono spesso l’abito di sacerdoti e suore, ma sabato 9 maggio, a Cuba, all’VIII Giornata contro la omofobia e la transfobia, il prete c’era davvero: Roger LaRade, un ex gesuita omosessuale che, con diversi altri, non perde occasione per usurpare il titolo di “cattolico”.
Reginetta del ballo è stata ovviamente Mariela Castro Espín, nipote del Líder máximo, Fidel, e figlia del fratello di questi, Raúl, l’attuale capo indiscusso dell’Isola; lo stesso che il giorno dopo la pagliacciata, domenica 10, ha incontrato Papa Francesco in Vaticano. Tutto è iniziato la sera di venerdì 8 con un gran gala contro l’omofobia ‒ nel Teatro Karl Marx de L’Avana ‒ e con l’assegnazione (alla memoria) del primo premio istituito dal Centro Nacional de Educación Sexual de Cuba, il “braccio armato” della rampolla Castro, a Vilma Espín Guillois (1930-2007), ingegnere chimico, femminista, rivoluzionaria, membro del Comitato centrale dell’Ufficio politico del Partico comunista cubano dal 1980 al 1991, moglie di Raúl e madre di Mariela. Poi sabato, sfidando la legislazione cubana che (nonostante le chiare aperture di papà Raúl) vieta ancora le “nozze” gay, Mariela e soci (in tutto un migliaio di persone) hanno preparato il set sul quale una ventina di coppie omosessuali si è “sposata” con “rito simbolico”.
Gettonato officiante della Wedding Ceremonies (un “tutto compreso” per ogni gusto e sensibilità), il citato LaRade si autodefinisce «ex sacerdote gesuita che attualmente esercita privatamente come analista jungiano» e si vanta di saper celebrare nozze con rito cattolico o «spirituale o non-confessionale», oltre che di «amare la lettura, le passeggiate, la bicicletta, i film e lo studio della chitarra». I suoi ricordi del seminario sono però un po’ diversi. All’epoca, infatti, «condivideva con i compagni di studi una vita contemplativa fatta di preghiera, Scritture e filosofia», e, nel tempo libero, «gite nei bar e nei club gay di San Francisco, o uscite per vedere film a tema gay come La cage aux folles. Alcuni dei suoi compagni di classe portavano anche leziosi soprannomi femminili».
Oggi è arcivescovo e primate di un gruppuscolo attivo in Canada con il nome di L’Église Catholique Eucharistique/The Eucharistic Catholic Church, votato alla «piena inclusione delle persone LGBTQ, che sono doni di Dio, nella vita della Chiesa, la quale comprende pure l’ordinazione sacerdotale e il sacramento del matrimonio». Tutto ebbe inizio negli anni 1940 quando, dopo voci e sospetti, il vescovo della Chiesa ortodossa greca John Augustine Kazantks (morto nel 1957), si dichiarò omossessuale, ruppe con i confratelli ed emigrò negli Stati Uniti. Il nucleo originario di quella che poi sarà l’ECC, orgogliosa prima Chiesa gay, nacque ad Atlanta, il 1° luglio 1946, allorché Kazantks ordinò sacerdote George Augustine Hyde (1923-2010), ex seminarista cattolico. Il loro primo luogo di culto fu una stanza in affitto al Winecoff Hotel di cui pagavano pigione al Cotton Blossom Room, il gay bar dell’albergo.
Il seguito è un intreccio complesso di nuove Chiese e di molti scismi, tutti orbitanti in quel piccolo ma agitato mondo dove s’intrecciano le sigle e le pulsioni dell’ortodossia autocefala di “rito occidentale” statunitense (avente il dichiarato scopo di azzerare l’identità etnico-culturale dei fedeli ortodossi oriundi orientali negli Stati Uniti onde rigenerarli in una nuova ortodossia esclusivamente nordamericana), di un certo “cattolicesimo americano” eterodosso e “nazionalista”, del “vetero-cattolicesimo” americano (la branca locale dello scisma nato da chi, tra 1869 e 1871, rifiutò il dogma dell’infallibilità pontificia, promulgato durante il Concilio Ecumenico Vaticano I), ma soprattutto della voglia di rifondare ereticamente il cattolicesimo in una “teologia LGBT”. O, come dicono spesso, LGBTQ, cioè lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer, cioè “bizzarri”, o questioning, quelli che ancora non han deciso di che sesso essere; oppure ancora ‒ così per esempio preferiscono a Cuba ‒ LGBTI, dove l’ultima lettera sta per “intrasessuali”, coloro che sono affetti da modificazioni patologiche del normale processo fisiologico di sviluppo degli apparati sessuali che però in questa logica surreale diventano l’ennesima possibilità di “scegliersi il sesso”.
Come che sia, alla fine di detto intreccio emerge, distinta dalla ECC originaria attiva negli stati Uniti, L’Église Catholique Eucharistique/The Eucharistic Catholic Church attiva in Canada con due parrocchie nell’Ontario, sette in Camerun e una missione a Güines, isola di Cuba. Arcivescovo e primate dal 2005 ne è appunto LaRade, il quale, dopo l’ordinazione tra i gesuiti, divenne cappellano dell’Università di Regina (Saskatchewan canadese), nel 1990 si è innamorato di un uomo, nel medesimo anno ha gettato alle ortiche l’abito sacerdotale, poi si è immerso nello studio di Carl Gustav Jung tanto da farne un mestiere, dopo 12 anni di convivenza ha "sposato" con rito civile il suo amato e alla fine è tornato prete in ambienti vetero-cattolici.
Carnevalate di chi si arrampica sugli specchi per cercare di definire da sé un cattolicesimo alternativo all’unica Chiesa Cattolica, certo; di ecclesiastici LGBT-friendly dalle carriere pirotecniche esiste del resto una enciclopedia intera. Ma c’è un punto che inquieta. Questo piccolo mondo sin troppo attivo rivendica a gran voce la piena successione apostolica delle proprie ordinazioni. Una pretesa tutta da verificare caso per caso, ma se fosse vera i suoi preti e i suoi vescovi sarebbero anche per la Chiesa Cattolica canonicamente validi benché illeciti. E dunque che fare delle benedizioni e dei sacramenti amministrati da quel clero illecito ma valido? Peraltro Roger LaRade è al di sopra di ogni sospetto: esercita illecitamente l’autorità episcopale nell’ECC, ma la sua ordinazione sacerdotale nella Chiesa Cattolica fu valida.