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TRASPORTI

Scioperi selvaggi, la morte come pretesto per la protesta

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Due scioperi di fila, questa settimana, erano motivati ufficialmente da un problema di sicurezza, per l'incidente ferroviario mortale in Calabria. Ma è anche un modo per aggirare il precetto.

Politica 02_12_2023
Sciopero dei treni (La Presse)

Erano anni che non si vedevano così tanti scioperi in Italia. Tanti e in rapida successione. Anche due o tre a settimana, in vari settori, soprattutto nei trasporti. Un Paese che si vanta di ripartire dopo il Covid, di essere riuscito a rimodulare il Pnrr in funzione delle esigenze della propria economia non può proprio permettersi di farsi mettere in ginocchio da minoranze organizzate che abusano del diritto di sciopero provocando danni a cittadini e imprese.

Le agitazioni indette dai sindacati sono sempre più frequenti e hanno finito per diventare oggetto di dibattito nelle conversazioni di chiunque, dal pendolare che è costretto a orientare la sua routine sulla base delle fasce di garanzia, ai politici, con particolare riferimento alla Lega e al suo leader Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, che nelle ultime settimane è diventato protagonista di un duro scontro con i sindacati. Ha fatto ricorso alla precettazione e ha annunciato che seguiterà a farlo, anche in vista delle prossime proteste, già annunciate. Ma Salvini non è stato l’unico a sollevare il problema della discutibile liceità di tali proteste. Anche la Commissione di garanzia sugli scioperi ha riscontrato delle irregolarità negli annunci e nelle date delle proteste, restringendo i tempi e limitando la partecipazione alle agitazioni della settimana scorsa.

Ma, come si suol dire, “fatta la legge, trovato l’inganno”. Secondo le normative vigenti, la precettazione non può essere attuata nel momento in cui lo sciopero viene indetto per ragioni di sicurezza. E allora ecco che nei due giorni di scioperi di ieri (1 dicembre) e giovedì chi ha protestato si è appellato a quella ragione ispiratrice per poter agire indisturbato e provocare la paralisi dei trasporti e, conseguentemente, di tutte le altre attività di produzione di beni e servizi.

Si ricorderà che martedì 28 novembre si è verificato un incidente sulle ferrovie della Calabria. Nello specifico, un treno regionale è entrato in collisione con un camion fermo sui binari in un passaggio a livello. Nell’impatto sono morte due persone, la capotreno e il conducente del camion, e sono rimaste ferite una decina di individui. I sindacati hanno così preso la palla al balzo, e hanno deciso di strumentalizzare quel tragico evento usandolo come escamotage per protestare in modo selvaggio. Ufficialmente lo hanno fatto per richiamare l’attenzione sugli scarsi investimenti effettuati nel corso degli anni per garantire una maggiore sicurezza sulle ferrovie italiane. In realtà si è trattato dell’ennesima protesta politica contro il governo, che deve guardarsi soltanto da queste opposizioni, visto che in Parlamento ha i numeri per governare indisturbato e senza ostacoli. Le segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa Trasporti hanno proclamato uno sciopero nazionale del personale delle ferrovie italiane dalle 9 alle 17 di giovedì 30 novembre, mentre i sindacati di base hanno annunciato uno sciopero di 24 ore per tutto il settore, dalle 21 di giovedì 30 alle 21 di venerdì 1 dicembre.

L’adesione è stata altissima, arrivando a coinvolgere, secondo le stime dei sindacati, il 100% del personale di tutte le aziende ferroviarie italiane. Il Paese, già messo in difficoltà dalle numerose interruzioni del pubblico servizio delle settimane precedenti, si è trovato nel caos per due giorni. Nelle stazioni di tutta Italia l’esasperazione è stata la reazione dominante. In particolare i pendolari non ne possono più e sono stremati. Andare al lavoro è diventata un’impresa quasi impossibile. Tra scioperi e disservizi sono più i giorni in cui non ci si riesce ad arrivare che quelli in cui va tutto bene. I lavoratori subiscono le conseguenze di questi scioperi scellerati ma a farne le spese sono anche i soggetti fragili, quelli che hanno prenotato una visita medica da tanto tempo o le persone che devono recarsi in ospedale per trovare dei congiunti che stanno male.

Sui siti ufficiali la risposta dei sindacati è la seguente: «Ringraziamo lavoratrici e lavoratori che hanno aderito alla protesta e ci scusiamo con le persone alle quali oggi abbiamo creato disagio, ma, considerato che nell’incidente, oltre a una capotreno e all’autista del camion che hanno perso la vita, sono rimasti feriti anche dieci passeggeri, ai quali auguriamo una veloce guarigione, siamo certi che hanno capito che lo sciopero si è reso indispensabile anche nel loro interesse». Insomma, si cerca di usare come scusa le vite umane per distogliere l’attenzione dal problema principale, ovvero la sistematicità con cui ormai vengono portate avanti queste interruzioni di servizio, con un’evidente finalità politica.

Il ministro Matteo Salvini è intervenuto, evidenziando come gli ultimi scioperi abbiano prodotto «scene indegne e inaccettabili nelle stazioni italiane, con ritardi, treni cancellati e lunghe code di cittadini esasperati». E non è finita. La strada che separa gli italiani dalla sospirata e meritata vacanza natalizia è ancora irta di ostacoli. A metà dicembre, il 14 e il 15, sono previsti rispettivamente uno sciopero di Trenord e uno sciopero generale dei trasporti. Insomma, sembra che non ci sia pace per i pendolari italiani nemmeno per questo dicembre. E, salvo precettazioni, sembra che nessuno possa opporsi al volere dei sindacati, organizzazioni che hanno smesso da tempo di difendere le ragioni dei lavoratori contemperando il diritto allo sciopero con gli altri diritti costituzionalmente garantiti e invece hanno assunto un preciso ruolo di opposizione politica. Magari qualche leader sindacale, come già accaduto in passato, scenderà in campo in una delle prossime tornate elettorali. Non ci vuole un indovino per prevederlo. E’ solo questione di tempo.