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Emilia Romagna

Scalfarotto 2.0, approvata nella notte la legge bavaglio

Il parlamento regionale, poco dopo le 3:30 della notte tra venerdì e sabato, ha approvato la legge contro la cosiddetta «omotransnegatività». No da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Gender Watch 28_07_2019

AGGIORNAMENTO (6:45): Poco dopo le 3:30 della notte tra venerdì 26 e sabato 27 luglio, dopo circa 39 ore in aula, il parlamento regionale dell’Emila Romagna ha approvato la legge «contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere». Al voto finale 43 presenti, con 33 favorevoli e 10 contrari. La legge è stata approvata con il sì di Partito democratico, Sinistra Italiana, Cinque Stelle e Gruppo misto (Silvia Prodi e Gian Luca Sassi). No da tutto il centrodestra, con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Sui social l’esultanza degli attivisti Lgbt.
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Sette ore di discussione generale mercoledì 24 luglio, una seduta a oltranza che si è svolta pure in piena notte e va avanti - con qualche pausa - dalle 16:43 di giovedì, quando è iniziato il voto su 1.787 emendamenti, la gran parte dei quali presentati dall’opposizione di centrodestra, costituita da otto consiglieri della Lega, tre di Fratelli d’Italia e uno di Forza Italia. È la battaglia campale che si sta giocando al parlamento dell’Emilia Romagna sul progetto di legge contro la cosiddetta «omotransnegatività», a cui intanto è stato cambiato il titolo in «Legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere».

Al di là della modifica simbolica, nella sostanza cambia ben poco. Purtroppo, salvo miracoli, l’approvazione della legge è solo questione di tempo, dato che potrebbe avvenire già stamattina o addirittura nella notte in corso.

Una battaglia in aula di tale durata non si vedeva nella rossa Emilia da vent’anni. E, come calcola il sito dell’assemblea regionale, se la seduta finisse ipoteticamente oggi alle 12 si arriverebbe a una durata di circa 46 ore e 15 minuti (al netto delle pause tecniche), sopravanzando di parecchio il precedente record di 39 ore, stabilito nel 1999.

Record o meno, questo particolare la dice lunga sulla contrapposizione in atto e l’importanza della posta in gioco, che riguarda in primo luogo la libertà d’espressione e d’educazione di chi crede nella famiglia come cellula fondamentale della società, fondata sulla complementarità maschile-femminile. L’esatto opposto dei fini di questa proposta di legge, che, servendosi del paravento della lotta alle discriminazioni verso le persone che si identificano come Lgbt, si propone di far progredire la causa arcobaleno, creando corsie preferenziali nel mondo del lavoro, favorendo l’insegnamento della teoria del gender nelle scuole, il controllo dei contenuti (indesiderati) diffusi sui mezzi di comunicazione, eccetera. Come questo quotidiano ha più volte ricordato, il nostro Paese ha già le norme necessarie per tutelare qualsiasi cittadino dalle “discriminazioni”.

Ciononostante la netta maggioranza di centrosinistra, con in testa il Pd, forte pure dell’accordo con i consiglieri del Movimento 5 Stelle, ha continuato a spingere ossessivamente per approvare questa legge prima della pausa estiva e prepararsi alle prossime elezioni regionali con il ‘bottino’ già consegnato all’associazionismo gay. E questo malgrado la cultura anti-famiglia veicolata dalla proposta normativa sia la stessa da cui è nato, nella medesima regione, lo scandalo affidi emerso grazie all’inchiesta “Angeli e Demoni”, su cui il Pd continua a minimizzare e produrre cortine fumogene, cercando di buttare tutto in caciara politica.

Per inciso, già il 24 luglio, prima che iniziasse il dibattito sulla legge «contro le discriminazioni», il centrodestra aveva chiesto, invano, di dare la precedenza nell’ordine del giorno alla discussione per istituire una commissione d’inchiesta regionale sui fatti di Bibbiano.

La battaglia campale a cui abbiamo accennato è quindi iniziata simbolicamente così, mettendo prima gli interessi ideologici di gruppi particolari, rispetto a un caso concreto in cui si è creato dolore in intere famiglie e bambini sono stati sottratti ingiustamente ai loro genitori. La relatrice di maggioranza, Roberta Mori (della cui vicinanza ad alcune delle indagate di "Angeli e Demoni", inchiesta rispetto alla quale risulta estranea, abbiamo già riferito qui), aveva aperto i lavori con un discorso subito rilanciato via Facebook da Vincenzo Branà, presidente del Cassero Lgbt di Bologna, ossia di quello stesso gruppo (una costola dell’Arcigay) che aveva messo in scena la vergognosa rappresentazione blasfema della Passione di Gesù, intitolata Venerdì, credici. Ma offendere Dio e milioni di fedeli non rientra evidentemente nella sensibilità di chi chiede nuove leggi per non essere “discriminato”.

Lo stesso Branà, come informa con nonchalance ancora il sito del parlamento regionale, ieri mattina - dopo una nottata di votazioni sugli emendamenti - «ha fatto vivere ai consiglieri anche momenti piacevoli», portando «brioches per tutti» i consiglieri di maggioranza. Un altro attivista Lgbt, Alberto Nicolini, che insieme ad altri amici ha assistito in aula alla seduta notturna del 25-26 luglio, ha espresso su Facebook il suo fastidio per Giuseppe Paruolo, invitandolo ad andare «in un luogo più consono alle sue posizioni discriminatorie». Paruolo è l’esponente del Pd che ad aprile, suscitando le ire dei maggiorenti del suo partito, aveva proposto degli emendamenti contro la pratica dell’utero in affitto, poi molto edulcorati a luglio dagli stessi dem. Lo ricordiamo a beneficio di chi pensa ancora che le varie leggi contro l’omofobia, ‘figlie’ del ddl Scalfarotto, servano a combattere le discriminazioni.

Tra gli interventi in aula, ne segnaliamo uno della pentastellata Silvia Piccinini, che giovedì ha sostenuto la vecchia storiella secondo cui «la teoria del gender non esiste». Rispondeva a un intervento di Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia), che aveva ricordato in aula che lo stesso papa Francesco ha sottolineato in diverse occasioni la pericolosità della teoria del gender, definita dal pontefice una «colonizzazione ideologica» nonché una «bomba atomica» contro la famiglia. Un altro esponente di FdI, Michele Facci, aveva intanto affermato che questa è una «legge manifesto» per ingraziarsi la comunità Lgbt «tanto cara alla relatrice di maggioranza, Roberta Mori». Riferendosi al comportamento tenuto dai cattodem, il forzista Andrea Galli aveva intanto fatto presente che gli emendamenti di marca Pd servono come «cerotti su una gamba di legno», in quanto è tutto l’impianto della legge a essere inaccettabile.

https://lanuovabq.it/it/scalfarotto-20-approvata-nella-notte-la-legge-bavaglio