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Una santa che ispira

“Sarò l’Amore… sarà l’Amore”, il docufilm su Teresa di Lisieux

La vita di S. Teresa di Gesù Bambino, dall’infanzia alla morte santa. La nascita della sua vocazione, la “piccola via” e l’eminente dottrina per cui è stata proclamata Dottore della Chiesa. Ecco “Sarò l’Amore… sarà l’Amore”, un docufilm da vedere.

Ecclesia 24_12_2024

«Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione è l'amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l'avete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l'amore».

Queste famose righe di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo (2 gennaio 1873 – 30 settembre 1897) – tratte dal Manoscritto B, che dopo la sua morte andò a formare l’autobiografia Storia di un’anima – hanno ispirato e continuano ad ispirare tanti. Teresina, che da tempo si chiedeva quale dovesse essere il suo posto nella Chiesa, aveva trovato la risposta nelle lettere di san Paolo e, in particolare, nell’Inno alla carità (1 Cor 13,1-13). La capacità di Teresina di vivere in pienezza questa sua vocazione all’amore, secondo la “piccola via” da lei descritta, ha fatto sì che un papa come san Pio X la definisse «la più grande santa dei tempi moderni». Un’ammirazione, quella per la carmelitana scalza francese, che è diffusa dentro e fuori la Chiesa, addirittura tra i fedeli di altre religioni che hanno potuto sperimentare – anche loro – l’efficacia della sua intercessione presso il buon Dio. Non si contano i libri, gli articoli, le opere teatrali e cinematografiche, i documentari incentrati sulla sua vita.

E ora, da questo 2024 che sta per chiudersi, si conta un nuovo docufilm, intitolato Sarò l’Amore... sarà l’Amore, presentato il 20 novembre scorso al Terni Film Festival e realizzato da Artò – Paquerette Film Production. Regista: Andrea Tomasetto. Un’opera meritevole che – attraverso interviste a laici, religiose e sacerdoti in vario modo esperti della vita e spiritualità di Teresa di Lisieux – ci restituisce un ritratto fedele di questa grande santa. La parte più strettamente “filmica” è residuale, poiché consiste nel cammino di una Teresa fanciulla (Maia Marcone) attraverso alcuni dei luoghi più significativi legati alla santa, con una voce fuori campo che legge dei passi di Storia di un’anima.

Il docufilm ripercorre le tappe principali della vita di Teresa, fin dalla primissima infanzia, ricca di gioie e dolci momenti in famiglia ma anche di grandi dolori: come la morte di mamma Zelia, avvenuta quando l’ultimogenita dei coniugi Martin – già di intelligenza vivissima – aveva poco più di quattro anni e mezzo; il nuovo dolore che le diede, cinque anni più tardi, l’ingresso di Paolina al Carmelo (dopo una breve permanenza tra le Visitandine), per il distacco da quella sorella che Teresina considerava la sua seconda mamma. La futura santa non aveva ancora idea di cosa significasse il Carmelo, ma, quando le spiegarono la vita che si conduceva al suo interno, capì che anche lei voleva entrarci.

Altro passo fondamentale di maturazione: la grazia del Natale 1886, quando – come scriverà lei stessa – «ricevetti la grazia di uscire dall’infanzia, in una parola la grazia della mia conversione completa». Una grazia preceduta da un momento di dispiacere (l’addio a una piccola, abitudinaria, gioia infantile legata al Natale) che Teresa seppe superare risolutamente, aggrappandosi a Dio, avvertendo da lì in poi «un desiderio grande di lavorare alla conversione dei peccatori, un desiderio che mai avevo provato così vivamente». Il docufilm ricorda uno dei primissimi episodi di questo slancio della santa: il caso di Enrico Pranzini (1856-1887), condannato a morte perché giudicato colpevole di triplice omicidio, per il quale la quattordicenne Teresa – dopo aver letto di lui sulla stampa francese – si era messa con decisione a pregare, chiedendone la conversione. Pochi istanti prima di essere ghigliottinato, come riferì ancora la stampa dell’epoca, Pranzini prese il crocifisso di un sacerdote e lo baciò tre volte.

Nel docufilm è spiegata in modo chiaro l’essenza della spiritualità di Teresa, la sua fiducia nella misericordia di Dio, la semplicità con cui si abbandonava nelle Sue braccia per essere da Lui trasformata ed elevata, la tenera devozione alla Madonna, il rapporto con la preghiera, il suo ardente desiderio di amare Gesù sopra ogni cosa e farlo amare. Tra gli intervistati anche padre Francois-Marie Léthel, carmelitano scalzo e teologo, il quale durante il pontificato di san Giovanni Paolo ha contribuito ad illustrare la ricchezza e l’attualità della dottrina di Teresa di Lisieux, in vista della sua proclamazione a Dottore della Chiesa (il 19 ottobre 1997) che ha fatto di lei la più giovane tra tutti e 37 i santi che fin qui godono di questo titolo.

Le testimonianze di grazie ottenute per sua intercessione sono, a 127 anni dalla sua morte, così numerose che si può ben dire che Teresina stia realizzando il suo celebre desiderio (espresso pochi mesi prima di morire): «Voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra». Il docufilm spiega anche l’origine della Novena delle Rose, oggi pregata da tanti devoti della santa.

Al netto delle buone intenzioni, appare invece fuori luogo, verso il finale, il riferimento al concetto di sincronicità espresso da Carl Gustav Jung (1875-1961), che nulla c’entra – per gli assunti di partenza e la prospettiva generale – con le grazie che Dio concede in virtù della preghiera e della comunione dei santi. Una nota stonata in un documentario ben fatto e profondo, che vale la pena vedere.

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Per informazioni e richiedere il docufilm integrale, si può chiamare al numero 375 82 46 333, oppure mandare un'email a culturaeventiart@gmail.com