Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni Evangelista a cura di Ermes Dovico
IL CONFLITTO RUSSO E NOI

Sanzioni, un po' di onestà non avrebbe guastato

Forse bisognava essere più onesti con gli italiani fin dall’inizio, prospettando la situazione di incertezza per quella che era. Giusto dimostrare solidarietà al popolo ucraino, ma altrettanto opportuno valutare bene il prevedibile effetto boomerang di sanzioni contro una potenza che ci rifornisce di energia, senza la quale il nostro sistema imprenditoriale e il Prodotto interno lordo crollano rovinosamente.

Editoriali 06_09_2022

Da anni ci si batte per contrastare le fake news che finiscono per disorientare e disinformare l’opinione pubblica. Ce ne sono alcune, però, che è vietato contestare e smentire, nonostante esistano indizi inequivocabili della loro inattendibilità. La più attuale riguarda l’efficacia delle sanzioni inflitte alla Russia per l’aggressione all’Ucraina. Rileggendo le dichiarazioni di febbraio e marzo dei principali leader politici italiani e anche dei vertici dell’Unione europea vien da sorridere, anche se ci sarebbe da piangere. Si registrava, infatti, all’indomani dello scoppio del conflitto russo-ucraino, un coro unanime di voci che preconizzavano il default della Russia, la fine politica di Putin e la rapida conclusione delle ostilità in favore delle truppe ucraine, sostenute massicciamente dall’Occidente.

A quasi 7 mesi dal primo attacco russo all’Ucraina la situazione bellica è ben diversa da quella pronosticata dai presunti esperti di geopolitica e l’Italia si prepara a fare i conti con una delle crisi energetiche più drammatiche della storia. I nodi stanno venendo al pettine e le cifre svelano impietosamente il bluff dell’occidente che puntava su una celere sconfitta della Russia, mentre ora si trova a fare i conti con un fabbisogno di luce e gas difficile da soddisfare e con un regime putiniano sempre più solido e leader sui mercati.

Forse bisognava essere più onesti con gli italiani fin dall’inizio, prospettando la situazione di incertezza per quella che era. Giusto, cioè, dimostrare solidarietà al popolo ucraino, ma altrettanto opportuno valutare bene il prevedibile effetto boomerang di sanzioni contro una potenza che ci rifornisce di energia, senza la quale il nostro sistema imprenditoriale e il Prodotto interno lordo crollano rovinosamente.

Nel week-end, intervenendo al Forum di Cernobbio, Matteo Salvini ha provato a evidenziare quello che è sotto gli occhi di tutti. «Le sanzioni - ha sottolineato il leader della Lega - sono un errore e fanno male all’Europa. Non dico di abolirle, ma serve uno scudo europeo».

La Russia continua a incrementare le sue esportazioni di petrolio, carbone e gas in altri Stati, in particolare Cina e India. Nei tre mesi successivi all’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio scorso, il regime di Putin ha ottenuto 24 miliardi di dollari da quelle esportazioni e si è tutt’altro che isolato, come speravano invece Ue e Stati Uniti. In particolare la Cina, da fine febbraio a fine maggio, ha acquistato petrolio greggio, gas naturale e carbone dalla Russia per quasi 19 miliardi di dollari, circa il doppio rispetto allo stesso periodo del 2021. Nello stesso periodo l’India ha importato idrocarburi russi per 5,1 miliardi, cinque volte tanto rispetto a un anno prima. L’incremento complessivo degli introiti per le casse russe è pari a 13 miliardi in tre mesi. Il calo delle vendite russe all’America e all’Europa è certamente compensato, quindi, dalle esportazioni verso Cina e India. Eppure il Ministro degli esteri, Luigi Di Maio, nel marzo scorso, pregustava il default russo entro poche settimane. E con lui tutti gli esponenti di sinistra, come Enrico Letta.

Che venga demonizzato Salvini perché esprime riserve sul prolungamento delle sanzioni la dice lunga sulla miopia di certe scelte occidentali degli ultimi mesi. Un conto è condannare le brutali aggressioni russe e solidarizzare con il popolo ucraino, altra cosa è non rendersi conto che la chiusura dei rubinetti del gas da parte di Putin prelude alla paralisi di molte attività produttive nel nostro Paese e costringerà le imprese ad acquistare gas ed elettricità a prezzi molto più cari. Le bollette rincareranno vertiginosamente come già successo e senza scudo europeo si rischia davvero una crisi senza precedenti.

Eppure si continua a insistere sul muro contro muro nei confronti di Putin, come se questa strategia avesse sin qui dato gli esiti sperati: neutralizzarlo e favorire l’economia occidentale.

Che il vento sia cambiato anche nel nostro Paese e che ora gli italiani siano scettici sulla linea di politica estera intrapresa dal governo Draghi è testimoniato da un recente sondaggio di Termometro Politico, secondo cui il 51,1% dei cittadini è contrario alle sanzioni contro la Russia. Di questi, almeno la metà era favorevole a quelle sanzioni fino a qualche mese fa e ora ha cambiato idea. Più di un italiano su due sta prendendo atto che l’Italia è ferma e si è completamente messa nelle mani degli Usa, che continuano a venderci il gas a un prezzo elevato.

Nessuno scostamento di bilancio, nessuno stanziamento in favore delle imprese danneggiate dal rincaro stratosferico delle bollette di luce e gas. La Germania ha invece già messo sul tavolo 65 miliardi, che rappresentano un paracadute sostanzioso per evitare il fallimento di migliaia e migliaia di imprese. Stessa cosa hanno fatto Francia e Svezia. Presto anche altri Stati si muoveranno con sostegni adeguati. In Italia, invece, l’attuale esecutivo preferisce temporeggiare fino a quando sarà troppo tardi e non ci sarà più nulla da fare per evitare la caduta del Pil e l’esplosione della disoccupazione. Il prossimo governo che uscirà dal voto del 25 settembre si troverà una situazione drammatica da gestire, anche per colpa degli errori commessi in questi mesi. Per i quali però, pagheranno solo imprese, lavoratori e famiglie. Gli organi di informazione saranno onesti e trasparenti nel riconoscerlo?