«Santità, presti attenzione al Nicaragua»
Nicaragua. Il Parlamento Europeo cerca di fare giustizia accusando il governo Ortega di atti di corruzione. Nuova lettera dell'esule e perseguitato politico Álvaro Leiva Sánchez a Papa Francesco. E' la terza, ancora senza risposta.
Giovedì 16 dicembre il Parlamento Europeo ha respinto la rielezione del dittatore sandinista Daniel Ortega, attraverso una risoluzione approvata in maggioranza (619 voti favorevoli, 25 contrari e 41 astenuti), definendo una “farsa elettorale” le elezioni tenutesi lo scorso 7 novembre in Nicaragua. Gli europarlamentari hanno anche chiesto all'Unione europea (UE) l'inclusione del dittatore nicaraguense nell'elenco delle persone sanzionate e spingono affinché si prendano in considerazione altre misure oltre alle sanzioni individuali.
La risoluzione afferma che queste elezioni “violano tutti i parametri democratici internazionali di elezioni credibili, inclusive, eque e trasparenti”; inoltre “respinge la legittimità dei risultati di queste false elezioni e, quindi, la legittimità democratica di qualsiasi autorità istituzionale che derivi da questi comizi truccati”.
Questa situazione era già stata comunicata dall'Associazione Nicaraguense per i Diritti Umani (Anpdh) a papa Francesco alla vigilia delle elezioni, attraverso una lettera inviata a sua Santità dal segretario generale, l'avvocato Álvaro Leiva Sánchez, lo scorso 5 novembre. A oggi non ha ancora ricevuto risposta.
“Vi prego di prestare attenzione ai drammatici eventi che si stanno accadendo senza pietà nel mio amato Nicaragua, esacerbati dalla realizzazione di una farsa elettorale criminale”, che “significa maggiore repressione, più detenzioni illegali, tortura persistente dei prigionieri politici - ostaggi del regime -, nuove sparizioni, più corruzione, più arricchimenti illeciti da parte della coppia che governa, della loro famiglia e dei loro immediati complici”, si legge nel documento.
È la terza comunicazione senza risposta che l'esule e perseguitato politico ha inviato al Santo Padre dalla Costa Rica, in qualità di difensore dei diritti umani: le precedenti erano state inviate il 1° settembre 2020 (ne abbiamo parlato nella Bussola, vedi qui) e il 5 luglio 2021.
Leiva conferma che in Nicaragua la repressione continua, portata avanti dalla “coppia di governo corrotta”, che ha implementato un “terrore di Stato” che “non presenta modelli ideologici”, perché “mantiene imprigionati politici di un variopinto prisma che include dagli ex comandanti della guerriglia fino ai dirigenti di aziende”.
Questa situazione era stata denunciata il 15 dicembre anche da cinque organizzazioni civili nicaraguensi, formate dai parenti degli oltre 160 prigionieri politici, detenuti nel contesto della crisi che il Nicaragua sta attraversando dall'aprile 2018. La dichiarazione è stata firmata dall'Associazione dei Parenti dei prigionieri politici, dal Comitato dei parenti per la liberazione dei prigionieri politici, dai parenti dei prigionieri politici di El Chipote dal maggio 2021, dal Gruppo dei Sequestrati Politici Uniti e dall'Organizzazione delle vittime di aprile.
Un rapporto preparato dal Collettivo per i diritti umani “Nunca Más” ha confermato che nel Paese centroamericano continuano le torture contro i “prigionieri politici”, in “punizione per il loro attivismo”. Secondo il Collettivo, i “prigionieri politici” subiscono “isolamento permanente, reclusione in celle senza condizioni minime di vivibilità, assenza o accesso limitato a cibo e medicine, intensi interrogatori, minacce, aggressioni fisiche e psicologiche, commesse da agenti di polizia e penitenziari”.
Inoltre, è opportuno ricordare che sono 158 le persone scomparse dal luglio 2018, secondo i dati della stessa Associazione Nicaraguense per i Diritti Umani. Situazione che è stata confermata da organizzazioni come la Commissione Interamericana sui Diritti Umani e l'ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che hanno avvertito che il Nicaragua sta attraversando una crisi umanitaria che include esecuzioni extragiudiziali, stupri, spostamenti forzati e arresti arbitrari.
In questo contesto, Álvaro Leiva Sánchez ha ricordato al Santo Padre che “la Chiesa cattolica non è immune”: “Un esempio è il caso dei sacerdoti contro i quali la repressione della dittatura è stata crudele. Tra gli altri, i principali sono Mons. Silvio José Báez Ortega, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Managua e Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Managua e Vescovo Presidente della Commissione Vita Consacrata e del Seminario della Conferenza Episcopale del Nicaragua, Mons. Juan Abelardo Mata Guevara, Vescovo emerito della Diocesi di Estelí, Mons. Rolando José Álvarez Lagos, vescovo di Matagalpa e Amministratore apostolico di Estelí e il sacerdote Edwin Heriberto Román Calderón, parroco della chiesa di San Miguel Arcángel, nel quartiere San Miguel della città di Masaya. Su questi quattro sacerdoti pesa un mandato di cattura illegale, senza base giuridica (sequestro di persona) che è stato sospeso, ma potrebbe essere riattivato in qualsiasi momento per volere di Rosario Murillo Zambrana”, si legge nella lettera.
Leiva ha inoltre ricordato la profanazione avvenuta il 31 luglio 2020 contro la sacra immagine del Sangue di Cristo, situata nella Cattedrale di Managua, classificata dalla Conferenza Episcopale del Nicaragua (comunicazione dell’08/01/2020) come “un atto violento ed estremista, tipico di un atto terroristico”, oltre alle continue minacce di Daniel Ortega nei confronti dei membri della Conferenza Episcopale nicaraguense (CEN). Nella Bussola Quotidiana abbiamo già denunciato questi attacchi contro la chiesa (leggere l'intervista al Vicario per la Famiglia dell'Arcidiocesi di Managua, Mons. Fonseca qui).
“È importante che la massima autorità del cattolicesimo universale non ometta la condanna, netta e vigorosa, del tentativo criminale di perpetuarsi al potere da parte di due criminali (Daniel Ortega Saavedra e sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo Zambrana) che, prima o poi, saranno rimossi e risponderanno davanti alla giustizia universale per la barbarie del loro regime”, ha affermato il segretario generale dell’Anpdh. Un’associazione fondata nel 1986 non solo per monitorare le violazioni dei diritti umani nel Paese centroamericano ma anche come organizzazione pro-vita.
La crisi che sta attraversando il Nicaragua dall'aprile 2018, quando è scoppiata la rivolta sociale contro il governo, ha lasciato dietro di sé una violenta azione della polizia del regime che ha causato 355 morti, più di 2.000 feriti, 1.600 detenuti in tempi diversi e 103.000 esiliati e rifugiati, per lo più in Costa Rica, secondo i dati della Commissione interamericana per i diritti umani.
Infine, mentre la Santa Sede tace sul Nicaragua, il Parlamento Europeo cerca di fare giustizia, accusando il governo Ortega di atti di corruzione e chiede all'UE di attivare la clausola democratica dell'Accordo di Associazione (AdA) con il Centroamerica, che potrebbe escludere il Nicaragua dal trattato commerciale in vigore dall'ultimo decennio. “In conformità con l'accordo di associazione tra l'UE e il Centroamerica, il Nicaragua deve rispettare e consolidare i principi dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani”, si legge nella risoluzione.