Santissimo Nome di Maria
Per santa Brigida «il nome di Maria è soave per gli angeli e terribile per i demoni», per san Bonaventura è come una colonna di fuoco, per sant'Alfonso Maria de' Liguori è «beato chi nelle battaglie con l’inferno invoca sempre il bel nome di Maria!». Esistono decine e decine di interpretazioni del significato del Santissimo Nome di Maria, ma c'è un unico disegno divino che lo riguarda: per chi lo invoca con devozione è fonte di salvezza
Illuminatrice, prima pioggia stagionale, signora, goccia o stella del mare. E ancora mare amaro (in riferimento ai dolori sopportati per la corredenzione dell’umanità, al servizio e unita all’opera del divin Figlio), amata da Dio oppure colei che ama Dio. Sono solo alcune delle decine e decine di interpretazioni - basate sull’origine ebraica, egiziana o siriaca del nome e sulla sua forma semplice o composta - che sono state date nel tempo al Santissimo Nome di Maria. Alla luce della fede sembra proprio che la divina Provvidenza abbia voluto rendere inafferrabile il significato esatto del nome della sua somma creatura, scelta dall’eternità per divenire la Madre di Dio, e che ai molteplici significati si accompagnino altrettante grazie. Perciò san Luigi Maria di Montfort, riprendendo un’esegesi del benedettino Pietro di Celle, scrive: «Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria».
Le diverse interpretazioni convergono comunque nell’unico e più importante senso del nome di Maria: per chi lo invoca con devozione, è fonte di salvezza. Aiuta a vincere le tentazioni, è potentissimo nel combattimento spirituale, rifugio sicuro per i peccatori. «Beato chi nelle battaglie con l’inferno invoca sempre il bel nome di Maria!», afferma sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Per santa Brigida «il nome di Maria è soave per gli angeli e terribile per i demoni», per san Bonaventura è come una colonna di fuoco perché «come la cera si liquefà davanti al fuoco, così i demoni perdono le forze davanti a quelle anime che si ricordano spesso del nome di Maria, devotamente la invocano e cercano diligentemente di imitarla». Anche nel nome, pur nelle rispettive specificità, la Madre è intimamente legata al Figlio e al Suo disegno, svelato in pienezza nel Santissimo Nome di Gesù, cioè «Dio salva», compimento delle graduali rivelazioni e promesse dell’Antica Alleanza.
La venerabile Maria di Agreda, nella Mistica Città di Dio, descrive così le visioni avute sulla nascita della Madonna: «… le tre divine Persone avevano decretato e formulato, sin dall'eternità, i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria per il Figlio e per la Madre; e si erano compiaciute in essi, tenendoli scolpiti nella loro mente eterna, e presenti in tutte le cose a cui avevano dato esistenza, poiché proprio per il loro servizio le avevano create. Mentre i santi angeli venivano a conoscenza di questi e di altri misteri, udirono una voce dal trono, che, nella persona del Padre eterno, diceva: La nostra eletta sarà chiamata Maria e questo nome deve essere meraviglioso e grande; quelli che lo invocheranno con devoto affetto, riceveranno copiosissime grazie; quelli che lo apprezzeranno e pronunceranno con riverenza, saranno consolati e vivificati; tutti ritroveranno in esso il rimedio dei loro mali, i tesori per arricchirsi e la luce che li guidi verso la vita eterna. Questo nome sarà terribile contro l’Inferno, schiaccerà il capo al serpente, e otterrà insigni vittorie sui principi delle tenebre».
Riguardo alla festa liturgica del Santissimo Nome di Maria, nel 1513 Giulio II autorizzò la diocesi spagnola di Cuenca a celebrarla. Fu il beato Innocenzo XI a estenderla a tutta la Chiesa (lo stesso papa prescrisse la lettura della già citata Mistica Città di Dio), spostandola inoltre alla domenica fra l’Ottava della Natività di Maria, per ringraziare il Cielo della vittoria del 12 settembre 1683 nella battaglia di Vienna (preceduta da una Messa celebrata all’alba di quel giorno dal beato Marco d’Aviano), dove le forze guidate da Giovanni III Sobieski, re di Polonia, sconfissero gli invasori Turchi che minacciavano la cristianità. Tra i vari passaggi è stato infine san Giovanni Paolo II, dopo la riforma del 1969 che la eliminò dal Calendario Romano Generale, a reintrodurla come memoria e rifissarla alla data del 12 settembre.