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Santi Ponziano e Ippolito

Prima di ritrovarsi accomunati dalla persecuzione di Massimino il Trace, erano su fronti opposti. Ma da quell'esperienza dolorosa, che sfociò nel martirio per entrambi, nacque la loro riconciliazione

Santo del giorno 13_08_2024 English Español

Prima di essere deportati insieme in Sardegna, al principio della persecuzione di Massimino il Trace, i santi martiri Ponziano e Ippolito (†235) si erano trovati su fronti opposti. Ponziano era infatti il Papa legittimo, mentre Ippolito era un antipapa, il primo della storia.

Ippolito era un sacerdote e, secondo alcune fonti, fu anche vescovo. Colto e prolifico scrittore, era probabilmente originario dell’Asia Minore e scriveva in greco: ciò spiega perché le sue opere abbiano a lungo goduto di maggior fortuna in Oriente piuttosto che in Occidente, dove comunque c’è stata una riscoperta nell’epoca contemporanea. Compose vari commentari sulle Sacre Scritture, un libro sull’Anticristo, trattati contro le eresie di Marcione e dei montanisti. A lui si attribuisce pure un compendio, intitolato Tradizione Apostolica (alcuni passi di quest’opera sono citati nel Catechismo), la cui preziosità risiede nel fatto che trasmette preghiere, formule e usi liturgici della Chiesa primitiva. Vi si trova anche un capitolo dedicato all’importanza del segno della croce, in cui si raccomanda: «Sforzati in ogni circostanza di segnarti degnamente la fronte. Questo segno della Passione è un mezzo sicuro contro il demonio, a condizione che tu lo faccia in spirito di fede e non per ostentazione, sapendo ripararti con esso come uno scudo».

Ippolito arrivò a Roma durante il pontificato di san Zefirino (199-217) e finì per accusarlo di debolezza nel contrasto delle eresie del tempo (su tutte il monarchianismo, che negava la Santissima Trinità). Tacciò inoltre ingiustamente di eresia il diacono del papa, san Callisto. Lo stesso Ippolito aveva elaborato una dottrina cristologica imprecisa e questo contribuiva ad alimentare la confusione. Alla fine, quando Zefirino morì e come suo successore venne eletto Callisto (217-222), Ippolito si ribellò e accettò di essere eletto da una schiera di seguaci, divenendo antipapa e ritenendosi rappresentante della vera Chiesa. Lo scisma si protrasse durante i pontificati di sant’Urbano I (222-230) e dell’altro santo commemorato oggi, Ponziano (230-235).

Arrivò l’anno 235, che vide l’uccisione dell’imperatore Alessandro Severo, tollerante verso i cristiani, e la presa del potere da parte di Massimino il Trace, il quale mostrò subito la sua avversione al cristianesimo e in particolare verso il clero. Il nuovo imperatore fece deportare in Sardegna sia papa Ponziano sia Ippolito, condannandoli ad metalla, cioè ai lavori forzati nelle miniere. Il 28 settembre, già sull’isola, il Santo Padre, trovandosi ormai impossibilitato a governare la Chiesa, abdicò (il Catalogo Liberiano usa l’espressione discinctus est). Qualche settimana più tardi venne eletto al suo posto Antero (†3 gennaio 236), che guiderà la Barca di Pietro per una quarantina di giorni, subendo a sua volta il martirio. Nel frattempo Ippolito, verosimilmente colpito dalla carità di Ponziano e dal suo amore ecclesiale in quella prova estrema, tornò in comunione con la Chiesa, indicando di seguire il Papa legittimo.

Ponziano morì tra l’ottobre e il novembre 235 in seguito alle privazioni e al trattamento disumano cui venne sottoposto. Nello stesso periodo nacque al cielo Ippolito, che grazie alla fedeltà mostrata a Cristo e al Suo Vicario in terra «al tempo in cui la spada dilaniava le viscere della Chiesa» - come scriverà san Damaso in un epigramma - «meritò d’essere nostro martire». Fu poi un altro santo, papa Fabiano (236-250), a far traslare a Roma le spoglie dei due martiri. Come si ricava dalla Depositio Martyrum, che indica al 13 agosto il giorno della loro sepoltura, Ponziano venne seppellito nelle Catacombe di San Callisto e Ippolito lungo la via Tiburtina.