Sant’Anselmo all’Aventino, quando il canto fa amare Dio
Sull’Aventino sorge la chiesa di Sant’Anselmo, che assieme all’annesso monastero è sede dell’Abate Primate dell’Ordine benedettino. Da queste mura risuona forte il canto gregoriano, che dà gloria a Dio e aiuta ad amarLo. Un po’ come una preghiera del santo a cui la chiesa è intitolata e di cui oggi ricorre la memoria liturgica.
Roma e il Tevere. Roma e i suoi colli. Fra questi, l’Aventino, così denso di storia, d’arte e di chiese, tutte preziose. Tutte con le loro tradizioni, con le loro storie più o meno segrete. Fra queste, spicca il silenzio della chiesa di Sant’Anselmo, santo di cui oggi ricorre la memoria liturgica. I porticati davanti l’ingresso sembrano dare a tutto il contesto un’aura di sacralità e misticismo. Il fruscio delle sacre vesti dei padri benedettini rende il tutto ancor più denso di religiosità. Una religiosità che vuol dire soprattutto preghiera, accoglienza, carità, amore e canto.
Diceva sant’Agostino, e a buona ragione, che “chi canta, prega due volte”. E ciò - a distanza di secoli dalla nascita del canto gregoriano - avviene ancora oggi così, in questa chiesa che sorge in un luogo di Roma che sembra uscir fuori dalla realtà quotidiana. La preghiera e il canto, porte del Cielo. E il colle Aventino sembra davvero darcene una prova più che lampante.
Pochi sanno che questa chiesa oggi è sede dell’Ordine dei monaci di San Benedetto, residenza dell’Abate Primate e della Facoltà di teologia dell’Istituto Monastico internazionale. Ogni giorno, alle sette di sera, i monaci si riuniscono per i Vespri. È la preghiera del tramonto, il sole scompare al di là del colle, per dare voce alla luce della sera. All’accendersi di candele, ecco che sorge altra luce: intima, profonda, e colma di Dio. È il canto gregoriano.
La chiesa è di recente costruzione perché risale alla fine dell’Ottocento. Costruita tra il 1892 e il 1896 da Francesco Vespignani, su progetto dell'abate benedettino belga Ildebrando de Hemptinne, è in stile neoromanico.
La liturgia è stata un elemento centrale della vita del collegio fin dai suoi inizi in età moderna, così come della vita monastica benedettina, da sempre. La natura della celebrazione si è sviluppata negli anni Cinquanta e dopo il Concilio Vaticano II (con la riforma della liturgia in tutta la Chiesa). In questo processo c’è stato il rinnovamento dei libri di canto gregoriano, soprattutto nell’abbazia di Solesmes, in Francia. Nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, per la Liturgia delle ore, è stata adattata l’antifonale di Solesmes - la casa madre della Congregazione di Francia dell’Ordine di San Benedetto - nell’ambito del ciclo del Rito romano (dunque, su quattro settimane).
Attualmente a Sant’Anselmo viene celebrata la Liturgia ogni giorno, in conformità allo stile di vita comunitaria del collegio. Un connubio tra il latino e l’italiano. Mensilmente, viene celebrata una Messa vespertina in diverse lingue. Come casa di formazione, il collegio cerca di valorizzare le fonti più forti, più antiche della tradizione monastica. Tra queste, il canto occupa un posto d’onore.
Melodie, note e voci. Gradini verso il Cielo. Nel canto gregoriano che risuona forte e celestiale da queste mura sembra proprio che ci si possa specchiare facilmente nei versi di una delle più belle preghiere di sant’Anselmo:
“Ti ho cercato, o Signore della vita,
e Tu mi hai fatto il dono di trovarti:
Te, io voglio amare, mio Dio.
Perde la vita, chi non ama Te:
chi non vive per Te, Signore,
è niente e vive per il nulla.
Accresci in me, ti prego,
il desiderio di conoscerti
e di amarti, Dio mio:
dammi, Signore, ciò che ti domando;
anche se tu mi dessi il mondo intero,
ma non mi donassi Te stesso,
non saprei cosa farmene, Signore.
Dammi te stesso, Dio mio!
Ecco, ti amo, Signore:
aiutami ad amarti di più”.
Il canto dei monaci benedettini di questa chiesa aiuta ad amarLo. E non poco.