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Sant’Angela Merici

Fondò le Orsoline, la prima congregazione secolare interamente femminile, dedita all'educazione cristiana delle fanciulle. Così scriveva nella Regola: «Signore mio, unica vita e speranza mia […], ricevi ogni mio pensiero, parola e opera e infine tutto ciò che io possiedo dentro e fuori di me: lo pongo come offerta ai piedi della tua divina Maestà»

Santo del giorno 27_01_2021 Español

In quel periodo di rinnovamento della Chiesa che fu la Riforma cattolica, i cui semi erano stati gettati ben prima dell’insorgenza dell’eresia di Lutero, fiorì la santità di Angela Merici (1474-1540), fondatrice delle Orsoline, che consacrò la sua vita all’impegno di istruire le fanciulle ed educarle a seguire le vie di Dio. Lei stessa scriverà nella Regola la sua preghiera al Signore di conformare la propria volontà a quella divina: «Signore mio, unica vita e speranza mia […], ti prego: ricevi il mio libero arbitrio, ogni atto della mia volontà, la quale da sé, infetta com’è dal peccato, non sa discernere il bene dal male. Ricevi ogni mio pensiero, parola e opera e infine tutto ciò che io possiedo dentro e fuori di me: lo pongo come offerta ai piedi della tua divina Maestà».

Angela era nata a Desenzano del Garda da una famiglia dedita all’allevamento e alla coltivazione. Suo padre Giovanni leggeva spesso davanti alla moglie e ai figli le vite dei santi, suscitando un grande interesse in lei, che rimase particolarmente attratta dalla figura di due grandi martiri dell’antichità: santa Caterina d’Alessandria e sant’Orsola. In gioventù, dopo la morte dei genitori e della sorella, divenne terziaria francescana e, tra varie opere di misericordia corporale e spirituale, iniziò a insegnare il Catechismo a bambine e ragazze. Un giorno, raccolta in preghiera durante una pausa dal lavoro nei campi, si vide rapita da Dio e nel cielo aperto le apparvero schiere di angeli e vergini; con suo grande sollievo vide anche la sorella defunta (per la cui sorte eterna era angosciata, a causa della sua morte improvvisa), che le preannunciò che avrebbe fondato una compagnia di vergini.

Nel 1516 i francescani le proposero di trasferirsi a Brescia per assistere una vedova. Vi andò e negli anni successivi fu ospite in diverse case, dandosi da fare con umili lavori domestici e nutrendo lo spirito con la frequente Confessione («necessaria medicina delle piaghe delle nostre anime»), i digiuni, le preghiere e la Messa quotidiana, che poi raccomanderà anche nella Regola. Attratte dal suo esempio, diverse donne iniziarono a riunirsi attorno a lei. È in questo periodo che compì diversi pellegrinaggi in Italia, per proseguire la sua conversione interiore; nel 1524 s’imbarcò per la Terrasanta e durante il viaggio perse temporaneamente la vista, ma - come confidò ad Agostino Gallo, un amico impegnato nella carità - «vide i Luoghi Santi con gli occhi interiori come se li avesse veduti con gli esteriori», fatto che interpretò come un segno di Dio che agisce secondo vie imperscrutabili e chiama gli uomini ad accettare i suoi santi disegni.

Nel frattempo, la fama di santità di Angela, che nel Giubileo dell’anno successivo declinò un invito di Clemente VII a fermarsi a Roma, cresceva. Desiderosa di compiere la volontà divina, continuò a seminare fino a quando costituì la Compagnia delle dimesse di sant’Orsola, dette «dimesse» perché non portavano l’abito monacale ma si impegnavano a vivere nel secolo e riunirsi periodicamente, indossando vestiti «modesti e semplici, come veramente richiede l’onestà verginale» e, pur senza emettere voti solenni, offrivano a Dio di conservare la verginità, «regina delle virtù e signora di tutti i beni»: nasceva così la prima congregazione secolare interamente femminile. Le prime 28 giovani furono ammesse ufficialmente nella Compagnia il 25 novembre 1535, festa di santa Caterina d’Alessandria.

Pochi mesi più tardi la Regola ottenne l’approvazione diocesana e nel 1544, quattro anni dopo la sua morte, quella pontificia. Intanto, Angela, vedendo crescere il numero di giovani desiderose di mettersi al servizio di Dio, aveva costituito più rami di orsoline. Nei decenni seguenti alla sua nascita al cielo, accanto alle secolari sorsero compagnie di orsoline claustrali e altre ancora dedite alla vita comune senza clausura, e oggi sono varie le congregazioni femminili che portano questo nome, pur con regole e carismi diversi. Nel suo testamento spirituale aveva raccomandato alle educatrici: «Vi supplico di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato e ogni cosa loro. Il che non vi sarà difficile, se le abbracciate con viva carità».