Santa Virginia Centurione Bracelli
La contemplazione del crocifisso era la forza di santa Virginia Centurione Bracelli (1587-1651), che da giovanissima così pregava facendo compagnia a Gesù in croce: «Voglio servire solo Te che non puoi morire». E si sentì rispondere da Nostro Signore: «Voglio che tu mi serva nei miei poveri»
La contemplazione del crocifisso era la forza di santa Virginia Centurione Bracelli (1587-1651), che da giovanissima così pregava facendo compagnia a Gesù in croce: «Voglio servire solo Te che non puoi morire». E si sentì rispondere da Nostro Signore: «Voglio che tu mi serva nei miei poveri». Educata cristianamente, nella fanciullezza era rimasta orfana della madre, alla quale aveva confidato il desiderio di entrare in monastero. E a vent’anni, dopo aver avuto due figlie, aveva perso anche il marito Gaspare Bracelli, sposato per obbedienza al padre, futuro doge di Genova; il coniuge morì a causa di una vita sregolata ma Virginia lo curò nel corpo e nello spirito fino al capezzale, riuscendo a farlo riconciliare con Dio. Avendo compreso l’insegnamento di Cristo sulla morte del corpo e quella dell’anima, lei stessa diceva: «Prego Dio che mi doni la grazia di aborrire il peccato più che la morte, e di voler morire piuttosto che peccare».
Dopo la morte del marito, Virginia fece voto di castità perpetua e rifiutò la proposta di seconde nozze, dedicandosi agli orfani, ai malati e agli anziani soli. Fondò scuole e collegi e con i suoi beni andò incontro alle necessità delle famiglie bisognose, aiutandole a pagare gli studi dei loro figli. In seguito alla guerra scoppiata nell’inverno del 1624-25 tra Genova e Ducato di Savoia, accolse nella sua casa una quindicina di giovani abbandonate: «Tu starai con me e sarai mia figlia», disse a una di loro, sentendo il suo pianto in strada. Con il crescere della miseria allargò la sua opera istituendo prima le ausiliarie e poi le Cento signore della Misericordia protettrici dei poveri di Gesù Cristo, che giravano per le case dei più indigenti. E l’amore di Cristo non mancava mai di insegnarlo, spiegando il catechismo ai bambini, insistendo sull’importanza di confessarsi e contemplando i misteri del Rosario, che recitava col popolo davanti alle edicole dedicate alla Beata Vergine.
Chiese e ottenne di istituire le Quarantore per l’adorazione del Santissimo Sacramento e riuscì a far proclamare la Madonna «Regina di Genova», consapevole che per un’autentica promozione dell’uomo bisogna onorare e affidarsi alla volontà del suo Creatore. «Rimettermi in tutto e per tutto nelle mani di Chi mi ha creato, il quale mi aiuterà più di quanto possa pensare», diceva. Il desiderio di servire Cristo, che animò diverse delle giovani che Virginia aveva accolto e altre rimaste attratte dal suo esempio, spinse la santa a costituire l’Opera di Nostra Signora del Rifugio, per provvedere soprattutto ai bisogni materiali e spirituali degli infermi e dei bambini.
L’Opera nel XIX secolo si sviluppò in due distinte congregazioni, perché allora i procuratori di Genova non vollero privarsi dell’aiuto negli ospedali di alcune religiose, chiamate a Roma da Gregorio XVI per un aiuto analogo: oggi esistono perciò le Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario, con sede a Genova e dette Brignoline; e le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, con sede a Roma. Tutto nato dalla carità e dai doni di grazia di santa Virginia, adornata con estasi e locuzioni interiori, che in punto di morte disse: «Dio ha vinto. Il mio cuore è pronto, Signore».