Santa Scolastica
La sorella di san Benedetto è invocata contro le tempeste e i fulmini perché fu l’unica, per quanto ne sappiamo, a tenere in scacco l’amatissimo fratello con il celebre miracolo narrato nei Dialoghi di san Gregorio Magno (540-604).
La sorella di san Benedetto è invocata contro le tempeste e i fulmini perché fu l’unica, per quanto ne sappiamo, a tenere in scacco l’amatissimo fratello con il celebre miracolo narrato nei Dialoghi di san Gregorio Magno (540-604), da cui si ricavano gran parte delle informazioni sulla sua vita. In base a una tradizione che risale al IX secolo circa, santa Scolastica da Norcia (480-547) e Benedetto erano addirittura gemelli e la madre Abbondanza Claudia - sposa di Eutropio, un discendente della gens Anicia - morì dopo averli partoriti.
Scolastica si consacrò al Signore già da fanciulla, come in perfetta comunione spirituale con il fratello, che era stato mandato a Roma per compiere gli studi letterari ma era rimasto talmente sconvolto dalle dissolutezze del mondo da abbandonare prestissimo quella strada e scegliere decisamente la vita religiosa. Molti anni dopo, quando il fratello lasciò Subiaco e si diresse verso Cassino, la santa fondò un monastero a Piumarola (di cui oggi rimangono pochi resti), a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui Benedetto aveva già fondato l’Abbazia di Montecassino. Assieme alle consorelle seguì la regola benedettina e si tramanda che una delle maggiori raccomandazioni di Scolastica era l’osservanza del silenzio, specialmente con persone estranee al monastero. Così diceva: “Tacete, o parlate di Dio, poiché quale cosa in questo mondo è tanto degna da doverne parlare?”.
Una volta all’anno, come ci informa san Gregorio, Scolastica e Benedetto si incontravano a metà strada in un casolare di proprietà dei monaci, scambiandosi esperienze della loro ricchissima vita spirituale. Un giorno, tra lodi a Dio e santi colloqui, l’incontro tra i due si prolungò più del consueto e, quando già l’ora si era fatta tarda, la santa pregò il fratello di rimanere con lei fino al mattino “a pregustare, con le nostre conversazioni, le gioie del cielo”. Al rifiuto di Benedetto, che non voleva mancare alla regola pernottando fuori dal monastero, Scolastica chinò il capo, poggiandolo sulle mani conserte sopra il tavolo, e si immerse in una profonda orazione. Nell’istante in cui la religiosa risollevò la testa non solo il tavolo appariva ricoperto da un fiume di lacrime ma nel cielo, da sereno che era, si scatenò un tale diluvio, con tuoni e lampi, che né Benedetto né i suoi discepoli osarono mettere un piede fuori dal casolare.
Il santo si lamentò e chiese conto del prodigio: “Che Dio onnipotente ti perdoni, sorella benedetta. Ma che hai fatto?”. E Scolastica: “Vedi, ho pregato te e non mi hai voluto dare retta; ho pregato il mio Signore e Lui mi ha ascoltato”. Rimasero così insieme a vegliare tutta la notte, rallegrando le loro anime con discorsi sui beni del Paradiso. Commentò san Gregorio: “Poté di più, colei che più amò”. Fu quello il loro ultimo incontro terreno. Quattro giorni dopo Benedetto, raccolto in preghiera nella sua cella, vide l’anima gloriosa di Scolastica elevarsi in cielo sotto forma di una colomba. Ripieno di gioia, lodò Dio e chiese ai confratelli di recuperare il corpo della sorella per seppellirlo nel sepolcro che si era preparato per sé. Era il 10 febbraio. Quaranta giorni più tardi anche il santo morì. “Avvenne così – si legge ancora nei Dialoghi – che neppure la tomba poté separare quelle due anime, la cui mente era stata un’anima sola in Dio”.
Patrona di: monache benedettine, puerpere, bambini che soffrono di convulsioni; invocata contro tempeste e fulmini