Santa Liduina
È patrona di pattinatori sul ghiaccio e malati cronici. Fu una mistica olandese che offrì tutte le sue sofferenze a Cristo per la salvezza delle anime ed ebbe visioni riguardanti l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
Molto venerata nei Paesi Bassi, santa Liduina di Schiedam (1380-1433) fu una mistica olandese che offrì tutte le sue sofferenze a Cristo per la salvezza delle anime ed ebbe visioni riguardanti l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Fin dall’infanzia nutrì una tenera devozione verso la Madonna e amava stare raccolta in preghiera davanti all’immagine di Nostra Signora di Schiedam. Durante l’inverno del 1395, mentre stava pattinando sul ghiaccio con delle amiche, la fanciulla cadde malamente e si ruppe una costola. Fu l’inizio del suo personale calvario. Dopo la caduta le sue condizioni di salute andarono infatti peggiorando. E da allora - aveva appena 15 anni - fu costretta a rimanere a letto, colpita da una paralisi progressiva che secondo i suoi agiografi risparmiò solo la mano sinistra.
Un sacerdote aiutò Liduina ad accettare la situazione, insegnandole il valore salvifico delle sofferenze unite a quelle di Cristo. Digiunava continuamente, come attestato anche da un documento prodotto all’epoca dalle autorità di Schiedam. La sua fama di santità si diffuse negli anni al di fuori dalla sua terra natale, tant’è che moltissimi pellegrini - tra cui diversi ammalati, provenienti dalle Fiandre, dalla Germania e dall’Inghilterra - andavano a trovarla, sia per le guarigioni miracolose a lei attribuite sia per riceverne i consigli spirituali. Il cuore della sua vita era l’Eucaristia. Un giorno i suoi doni soprannaturali furono messi alla prova proprio sulla presenza reale di Gesù nell’Ostia consacrata. Quando il suo prete le si avvicinò con una particola non consacrata, Liduina lo respinse immediatamente. Un’esperienza comune alle grandi mistiche, se si pensa alle ripetute prove a cui fu sottoposta per esempio la Serva di Dio Teresa Neumann (1898-1962), che per 39 anni si nutrì esclusivamente di Eucaristia.
Il suo angelo custode la visitava spesso e la pietà celeste le concesse più volte visioni dei luoghi dell’aldilà. Dopo queste visioni offriva i suoi dolori e pregava ancora più ardentemente, tanto che con le sue orazioni riuscì a liberare diverse anime del Purgatorio. Un giorno ottenne da Dio di mostrare a un sacerdote, suo amico, le pene sofferte all’Inferno dall’anima di una dama che lui aveva frequentato: il prete ne rimase atterrito, promettendo di cambiar vita. In una visione le apparve un roseto con la scritta: “Quando fiorirà, le tue sofferenze finiranno”. Durante la Settimana Santa del 1433 poté finalmente esclamare: “Vedo il roseto in fiore!”. Morì il Martedì Santo. Il suo sepolcro divenne subito meta di pellegrinaggi e già l’anno successivo fu costruita una cappella in suo onore.
Patrona di: pattinatori sul ghiaccio, malati cronici