Sanremo blasfemo e gay, diffida al Festival
E' meglio prevenire che curare. Così i Giuristi per la Vita hanno inviato una diffida agli organizzatori del Festival di Sanremo, che quest'anno sembra voglia proprio superare il limite della decenza. E' stata infatti annunciata la partecipazione come ospite del cantante Rufus Wainwright, autore di canzoni e performance gravemente offensive contro la Chiesa come “Gay Messiah” (che canta scimmiottando in maniera blasfema Gesù Cristo crocefisso).
Il Festival della Canzone Italiana, la celebre kermesse canora che si svolge a Sanremo dal 1951, sta diventando sempre più una vetrina mediatica della propaganda omosessualista. L’anno scorso fu la volta del bacio gay scambiato sul palco tra due uomini. Quello che allora fece scandalo sulla stampa, però, non fu il bacio proibito ma la reazione, giustamente indignata, del senatore Giovanardi, bollato come omofobo e linciato dalla stampa progressista.
Poiché l’avanzata ideologica LGBT non conosce limiti, la 64ma edizione del Festival, quest’anno, pare intenda superare il limite della decenza. Con particolare orgoglio e convinto entusiasmo è stata, infatti, annunciata la presenza, quale gradito ospite straniero, del controverso cantante Rufus Wainwright, fervente detrattore della Chiesa Cattolica e difensore dei diritti LGBT, nonché promotore del matrimonio omosessuale e del commercio di bambini, tramite utero in affitto, destinati alle famiglie “arcobaleno”. Lui stesso il 2 febbraio 2011 ha annunciato la nascita della piccola Viva Katherine, concepita tramite utero in affitto e cresciuta da lui e dal suo compagno.
Rufus Wainawright è noto, tra l’altro, per l’esecuzione di testi osceni e dissacratori come il celebre “Gay Messiah” (che canta scimmiottando in maniera blasfema Gesù Cristo crocefisso), in cui si parla del «Messia che risusciterà da un film porno degli anni ‘70», del «Battista» che «non viene battezzato nello sperma», e di altre allusioni erotiche di natura blasfema. Quel testo integra palesemente il reato di offese ad una confessione religiosa mediante il vilipendio di persone, previsto e punito dall’art.403 del Codice Penale.
Occorre, peraltro, ricordare, che ai sensi dell’art. 25, primo comma, del Regolamento del Festival «gli artisti durante le loro esibizioni non potranno assumere atteggiamenti e movenze o usare abbigliamenti e acconciature in contrasto con i principi del buon costume ovvero in violazione di norme di legge o di diritti anche di terzi». Spetta agli organizzatori del Festival, ed in particolare alla Direzione Artistica, al Comitato di Controllo e alla Commissione Musicale, il compito di vigilare e controllare il puntuale rispetto della citata norma regolamentare. Nell’esercizio di tale delicata funzione di controllo non può non tenersi conto anche della sensibilità religiosa di milioni di telespettatori e della natura di servizio pubblico che riveste la rete emittente.
Per tutti questi motivi, i Giuristi per la vita hanno notificato una diffida, indirizzata agli organizzatori del 64° Festival della Canzone Italiana, al Presidente della Rai, alla Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, e al Sindaco del Comune di Sanremo.
In quell’atto si sono invitati gli organizzatori del Festival ad esaminare attentamente il testo dei brani che gli artisti – ed in particolare Rufus Wainwright – eseguiranno, vigilando affinché negli stessi testi non si ravvisi alcun contenuto osceno o dissacratorio, in violazione di quanto disposto dal citato art. 25 del Regolamento. Si sono, inoltre, diffidati gli stessi organizzatori, ed in particolare la Direzione Artistica, il Comitato di Controllo e la Commissione Musicale, dall’autorizzare o consentire che il cantante Rufus Wainwright si esibisca utilizzando il controverso brano intitolato “Gay Messiah”, o altro brano dall’identico contenuto osceno e dissacratorio, avvertendo che, in difetto, agiranno giudizialmente contro tutti i responsabili, sia in sede civile (anche attraverso class action, azioni risarcitorie ed ogni altra iniziativa ritenuta utile), sia in sede penale, mediante denuncia alla competente Procura della Repubblica.
Vediamo se la diffida avrà qualche effetto. In caso contrario, saremo costretti a subire l’ennesimo oltraggio blasfemo in salsa gay, con la beffa che tutto ciò avverrà in una rete televisiva pubblica e a spese dei contribuenti. Questa volta, però, l’eventuale offesa dissacratoria non resterà priva di effetti. Gli organizzatori del Festival sono avvisati.