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San Vincenzo de’ Paoli

Le principali virtù della spiritualità di san Vincenzo de' Paoli (c. 1576-1660) sono condensate in quelle che sono dette «Cinque pietre di Davide»: la semplicità, l’umiltà, la mansuetudine, la mortificazione, lo zelo per la salvezza delle anime. «Non basta che io ami Dio se il mio prossimo non l’ama», insegnava il santo, patrono dei prigionieri e delle società caritatevoli

Santo del giorno 27_09_2019

Nell’Europa lacerata dalla diffusione del protestantesimo, san Vincenzo de’ Paoli (c. 1576-1660) fu tra gli esempi più fulgidi della carità operante attraverso la Chiesa, così sollecito ad aiutare gli ultimi e così geniale che la sua eredità è ancora viva grazie agli istituti da lui fondati. Dopo i primi anni della gioventù trascorsi nei campi della Guascogna ad aiutare la famiglia, Vincenzo entrò in un collegio francescano, dove si fece notare per la sua intelligenza. Ordinato sacerdote nel 1600, cinque anni dopo - mentre viaggiava su una nave - fu catturato da pirati turchi e venduto a Tunisi come schiavo. Due anni più tardi tornò libero, dopo aver convertito il suo ultimo padrone, un frate rinnegato che si era fatto musulmano per denaro.

L’esperienza della schiavitù gli fece maturare il proposito di portare conforto ai galeotti, come in seguito fece quando fu nominato cappellano regio di tutte le galere di Francia. Decisivi furono gli incontri con due protagonisti della Riforma cattolica, il cardinale Pierre de Bérulle e san Francesco di Sales, ai quali si ispirò per condensare nelle sue Regole le principali virtù della spiritualità vincenziana, anche dette «Cinque pietre di Davide»: la semplicità, l’umiltà, la mansuetudine, la mortificazione, lo zelo per la salvezza delle anime. «Non basta che io ami Dio se il mio prossimo non l’ama», insegnava.

I marchesi di Gondi lo vollero come precettore dei figli e con il loro sostegno nacquero la Congregazione per la Missione, formata da chierici che predicavano nelle campagne (poi detti «lazzaristi»), e il ramo femminile oggi conosciuto come Figlie della Carità, che Vincenzo affidò a un certo punto alla vedova Luisa di Marillac. Santa anche lei. Le Figlie della Carità si diffusero a macchia d’olio in Francia e nei Paesi vicini, portando sollievo a orfani, malati, diseredati, anziani, sempre nella consapevolezza che dietro ogni miseria umana si nasconde il volto di Cristo. Fu molto critico nei confronti delle politiche del cardinale Mazzarino. La regina si inventò per lui il ministero della Carità, affinché si occupasse dei poveri su tutto il territorio francese. Della più grande virtù teologale diceva: «La carità quando dimora in un’anima occupa interamente tutte le sue potenze. Nessun riposo, è un fuoco che agita continuamente».

Patrono di: carceri, prigionieri, società caritatevoli; Madagascar