San Panteno
Eusebio di Cesarea, nella sua Storia Ecclesiastica, lo definì «un uomo celeberrimo per la sua cultura» e alcuni decenni più tardi san Girolamo volle includere il nome di san Panteno, con la relativa mini biografia, nel De Viris Illustribus
San Panteno († c. 200), importante apologeta e missionario del II secolo, originario della Sicilia, si era formato alla scuola dei filosofi stoici e da adulto aveva vissuto una radicale conversione al cristianesimo. Eusebio di Cesarea (c. 265-340), nella sua Storia Ecclesiastica, lo definì «un uomo celeberrimo per la sua cultura» e alcuni decenni più tardi san Girolamo (347-420) volle includere il suo nome, con la relativa mini biografia, nel De Viris Illustribus.
Svolse una parte significativa del suo apostolato ad Alessandria d’Egitto. Qui, grazie alla sua erudizione biblica e allo zelo per Dio, divenne la guida della famosa scuola catechetica alessandrina, conosciuta come Didaskaleion, la cui fondazione potrebbe risalire all’epoca di san Marco Evangelista. Panteno fu maestro di sant’Alessandro di Gerusalemme e Clemente Alessandrino, che lo denominò «ape sicula» e scrisse di aver trovato la pace nei suoi insegnamenti. Direttamente o indirettamente fu maestro anche di Origene (185-254), il quale in un’opera ne lodò la grande preparazione filosofica e teologica.
San Demetrio, vescovo di Alessandria per un lungo periodo (189-231), ammirandone l’ardore per la parola divina, lo inviò in India. Qui Panteno, secondo quanto riferiscono Eusebio e Girolamo, constatò l’esistenza di una comunità cristiana già evangelizzata da san Bartolomeo. L’apostolo vi aveva portato un manoscritto con il Vangelo di Matteo in lettere ebraiche, ancora integro all’epoca della missione del santo siciliano, il quale lo portò con sé al ritorno ad Alessandria.
A noi è arrivata solo la versione matteana in greco, ma il fatto conferma che esisteva un’originaria redazione aramaica del primo Vangelo, già attestata da Padri della Chiesa come san Papia di Ierapoli (c. 70-130) e sant’Ireneo di Lione (c. 130-202). Scriveva quest’ultimo verso il 180: «Matteo pubblicò tra gli ebrei una stesura scritta del Vangelo nella loro lingua, mentre Pietro e Paolo a Roma evangelizzavano e fondavano la Chiesa».