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APPROVATE LE NORME

San Marino, tre passi avanti verso l’aborto di Stato

La Repubblica di San Marino legalizza l’aborto approvando tre condizioni che renderebbero legittima la soppressione del nascituro. E le circostanze sono: il pericolo per la salute della donna, la violenza sessuale e il rischio di malformazione del feto. Bocciato l’aborto per le minorenni e per motivi economici.

Famiglia 22_09_2016
Il Palazzo del Governo a San Marino

E così San Marino ha compiuto tre passi verso l’aborto, dicendo tre sì ad altrettante circostanze che renderebbero legittima la soppressione del nascituro (clicca qui). Delle cinque istanze per legittimare l’aborto infatti ne sono passate tre all’esame del Consiglio Grande e Generale, il Parlamento sanmarinese. 

Nella seduta del 20 novembre, dopo una discussione “fiume” – così si esprime il comunicato stampa ufficiale – che ha impegnato l’aula tutta la mattinata, le votazioni pomeridiane hanno dato questo esito: «perché la pratica dell’aborto sia depenalizzata e resa legale con riferimento ai casi di gravidanza in cui sussistano gravi rischi di salute per la donna» passa con 29 voti a favore, 23 contrari e un astenuto. Con 28 sì e 25 no si accoglie poi l’istanza che chiede la depenalizzazione «con riferimento ai casi di gravidanza riguardanti a donne vittima di violenza sessuale». Infine passa con 27 voti a favore, 25 contrari e un astenuto anche l’istanza che prevede l’aborto nei «casi di gravidanze in cui sussistano rischi di patologie gravi o malformazioni per il feto». Bocciate per soli tre voti di scarto la proposta che mirava a consentire alle minorenni di accedere all’aborto e quella, per soli due voti, che legittimava l’aborto nel caso in cui la donna si trovasse in una situazione socialmente disagiata. 

Nonostante questa vittoria dei filo-abortisti, è stato approvato un ordine del giorno che impegna il governo «ad aggiornare la normativa per tutelare la vita dal suo inizio» e a «modificare la normativa per dare maggior sostengo alla madre in gravidanza corrispondendo una assegno di mantenimento in assenza di mezzi economici». La partita comunque non è ancora chiusa. Queste votazioni non cambiano immediatamente la legge in vigore dal 1974 che qualifica l’aborto un reato, però impegnano il prossimo governo – siamo infatti in piena campagna elettorale - a legiferare in modo coerente con queste votazioni. L’ago della bilancia lo faranno le prossime elezioni del 20 novembre.

Interessanti gli interventi dei membri del Consiglio prima della votazione dichiaratisi contrari alla depenalizzazione (tralasciamo per motivi di spazio quelli a favore). Anzi quasi stupefacenti in alcuni casi perché esprimono idee e posizioni davvero ormai inaudite in tema di aborto. Maria Luisa Berti (Ns): «Penso che nell’affrontare queste Istanze d’Arengo non si possa prescindere da un punto di partenza: il diritto alla vita è inviolabile o no? Tutti ci vantiamo di aver tolto dal sistema la pena di morte. Quel rispetto della vita andrebbe portato, per onestà intellettuale, anche quando si affrontano le tematiche dell’aborto. Il mio approccio è cattolico. […] Non condivido l’abolizione del reato di aborto, né la sua depenalizzazione. Direte che sono conservatrice e bigotta. Rispetto chi lo pensa, come chiedo di essere rispettata per le mie idee».

Manuel Ciavatta (Pdcs): «Chi parla di ideologia non accetta il dato scientifico: dal momento del concepimento c’è un processo di vita che non ha salti di discontinuità. Affermare il contrario è ideologico. Non è il diritto a dire quando è vita e quando non è vita. Può solo accogliere il dato reale. Omicidio, infanticidio e aborto sono reati contro la persona. Se investi una persona puoi avere conseguenze penali. Perché non deve accadere se uccidi? C’era una profonda intelligenza nei legislatori che hanno fatto il codice penale. […] La tutela della vita è il primo atto di laicità dello Stato. In caso di stupro è sufficiente mettersi vicino alle persone, questo è quello che dobbiamo fare».

Francesco Mussoni, Segretario di Stato alla Sanità: «Il nostro Paese ha una tradizione cristiana. Sulla vita si deve correre a sua difesa. Un’uniformità ad altri ordinamenti sarebbe per me un limite. Dobbiamo mantenere l’apparato che disincentiva l’aborto. É improprio affrontare la materia dicendo “depenalizziamo l’aborto”. Mi rendo conto di essere conservatore. Quando c’è il concepimento c’è vita, è la cosa più preziosa». Giancarlo Venturini, Segretario di Stato degli Interni: «Il concepito è un individuino distinto dai suoi genitori ed è tutelato dall’impianto giuridico». Marco Gatti (Pdcs):«Uno Stato che reintroduce la possibilità di aprire dei lager fa dei passi indietro. Il nazismo fece una legge in questo senso. Mi chiedo: c’è chi può decidere della vita di un altro? É possibile che un altro possa decidere della mia vita? Io posso decidere della mia vita, di quando porre termine? Le risposte ci pongono in condizione di decidere se la vita è un diritto inviolabile. Se la risposta è sì, abbiamo già chiuso la questione. Torniamo nel Far West, dove il più forte decide sul più debole. Per me la vita è un diritto inviolabile e va difesa, dal concepimento in avanti. Ci sono Paesi con norme che vietano il suicidio. Nessuno è in grado di dire che un feto non è vita. La legge deve tutelare il più debole. Il più debole è il feto, che non ha colpe, ma diritto alla vita».

Antonella Mularoni (Ap): «Oggi quante sono le mamme che hanno rinunciato a far nascere dei bimbi e si sono pentite? Dobbiamo sostenere il percorso della donna che non vuole il bambino. […] Ho visto gli atleti dei giochi paraolimpici, sono rimasta impressionata dal loro attaccamento alla vita. Non è giusto sopprimere una persona con problemi fisici. Ogni essere umano è sempre sacro e inviolabile in ogni fase del suo sviluppo, è l'orientamento da cui non possiamo allontanarci per tutelare i diritti umani. I bambini concepiti con possibilità di grave malattia vanno difesi perché la vita va difesa sempre. É compito della comunità intervenire per salvaguardare i diritti delle persone. Oggi San Marino può diventare il primo Paese al mondo libero dall'aborto, dramma e sconfitta per la donna». Massimo Cenci (Ns): «La vita umana va sempre rispettata, sia quella della donna che si trova a vivere situazioni difficili, ma anche la vita che nasce dentro di lei».

Cari, carissimi politici nostrani che vi dite “cattolici” e difensori della vita avete capito come si parla in aula? In modo chiaro, a viso aperto, chiamando le cose con il loro nome. Per voi alcuni termini ed espressioni usati dai vostri colleghi esteri sono ormai arrugginiti, anzi vi paiono veleni buoni solo per il suicidio politico. Avete letto come si esprimono i vostri omologhi a pochi chilometri da voi? Si dicono cattolici, rammentano le radici cristiane del loro Paese, paragonano l’aborto alla pena di morte, non hanno paura di rievocare ombre naziste su questa pratica, ricordano che è la scienza a dettar legge sull’inizio della vita umana, che se uccidi un essere umano, anche se minuscolo, è giusto metterti dietro le sbarre e che ogni Stato è chiamato a difendere il più debole.

Così vorremmo sentirvi parlare, con ardore e competenza e senza infingimenti, senza tatticismi. Ma voispesso con ignavia balbettate stereotipi abortisti quali «occorre bilanciare interessi contrapposti», «il diritto deve registrare le mutazioni nel costume e nei giudizi morali» e «non riapriamo ferite dolorose nel tessuto sociale». A San Marino forse passerà l’aborto, ma il coraggio, la nobiltà e la lealtà di coloro che si sono spesi a tutela della vita nascente non passeranno. Così si vincono e così si perdono le battaglie più importanti per un politico. A testa alta. Il resto sono squittii da topi.