San Giovanni della Croce, il mistico che ispirò Wojtyla
Il carmelitano spagnolo, celebrato oggi dalla Chiesa, ebbe una grande influenza sul cammino spirituale e la vocazione di Karol Wojtyla. Il futuro pontefice dedicò la sua tesi di dottorato al tema “La dottrina della fede in S. Giovanni della Croce”, descrivendo come questa virtù teologale sia mezzo di unione con Dio.
Comprendere l’importanza di san Giovanni della Croce nella vocazione di Karol Wojtyla è fondamentale per capire la spiritualità del sacerdote polacco futuro pontefice della Chiesa. Il mistico spagnolo, infatti, ha segnato in maniera indelebile il giovane Karol. La vocazione sacerdotale e, prima ancora, il cammino spirituale inizia con Giovanni della Croce: del santo carmelitano lo affascina la produzione letteraria-poetica, espressione della sua teologia.
Lo stesso amore per la teologia, in Wojtyla, e forse ancor più per la poesia mistica nasce grazie al rapporto profondo che ebbe con le indelebili pagine della Notte Oscura, capolavoro di Giovanni della Croce. A seguito di questo libro, tanti altri saranno oggetto di studio e approfondimento di Wojtyla. Tanto grande questa influenza che la troviamo ben espressa nelle prime poesie del futuro pontefice polacco, come ad esempio in “Rive colme di silenzio” del 1946: «Lontane rive di silenzio cominciano appena al di là della soglia./ Non le sorvolerei come un uccello./ Devi fermarti a guardare sempre più in profondità/ finché non riuscirai a distogliere l’anima dal fondo». Wojtyla ci descrive una soglia: la critica è più che concorde nell’affermare che quella soglia a cui fa riferimento sia quella del Monastero dei Carmelitani a Wadowice. Ma è anche la soglia di qualcosa di più grande: l’aspirazione di Wojtyla di entrare nel Carmelo non sarà altro che espressione del suo desiderio di “occuparsi delle cose di Dio”.
Era stato lo stesso pontefice a ricordare il suo rapporto con il santo spagnolo, in più di un’occasione. Il primo punto d’incontro, fra i due, risale agli anni dopo il liceo quando Karol si trasferì con il padre da Wadowice a Cracovia per iniziare gli studi universitari. Fu grazie all’incontro con Jan Tyranowski, un sarto che visse la sua vita in santità (oggi è venerabile), che il giovane Wojtyla ebbe il primo incontro con il mistico carmelitano. Nel 1994, nel libro-intervista Varcare la soglia della speranza, ritornò a quegli anni, ormai lontani, con queste parole: «Quell’uomo [Tyranowski], che ritengo un santo, mi introdusse ai grandi mistici spagnoli e, specialmente, a san Giovanni della Croce. Prima ancora di entrare nel seminario clandestino, leggevo le opere di quel mistico, specialmente le poesie. Per poterlo fare in edizione originale, studiai la lingua spagnola. Quella fu una tappa molto importante nella mia vita».
Il 4 ottobre 1982 a Segovia, dove san Giovanni della Croce riposa, Giovanni Paolo II ricordò così il suo legame con il mistico carmelitano: «Rendo grazie alla Provvidenza che mi ha concesso di venire a venerare le reliquie e ad evocare la figura e la dottrina di san Giovanni della Croce, al quale debbo tanto nella mia formazione spirituale. Ho imparato a conoscerlo sin dalla mia giovinezza e sono entrato in un dialogo intimo con questo maestro della fede, con il suo linguaggio e il suo pensiero, fino a culminare con l’elaborazione della mia tesi di dottorato su “La fede in san Giovanni della Croce”. Fin d’allora ho trovato in lui un amico e maestro, che mi ha indicato la luce che brilla nell’oscurità, per camminare sempre verso Dio, “senza altra luce né guida / che quella che nel cuore ardeva / Codesta mi guidava / più certo che la luce del meriggio”». Giovanni Paolo II citava la famosa Notte oscura.
Roma, giugno 1948. Dopo due anni dalla sua ordinazione sacerdotale nella cattedrale di S. Venceslao e di S. Stanislao, Wojtyla - dunque - discuteva la sua tesi dottorale in teologia presso la Pontificia Università romana dell’Angelicum. Tema della tesi: “La dottrina della fede in S. Giovanni della Croce”, nell’originale latino suona così “Doctrina de fide apud S. Joannem a Cruce” (vedi foto del Centro di documentazione e studio sul pontificato di Giovanni Paolo II, Roma). Relatore della tesi, un noto teologo domenicano francese, Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964), che sarà - diversi anni dopo - tra gli elettori del conclave che sceglierà Wojtyla come Papa.
La tesi è scritta in latino, in un periodare complesso. Frasi che hanno una forza evocativa ben precisa, alcune volte tortuose ma che riescono - nella loro profonda spiritualità - a “sciogliersi”, poi, nel continuum del discorso: sarà un tratto tipico del modo di scrivere di Wojtyla. Oggetto della tesi, dunque, la dottrina della fede attraverso la tetralogia delle maggiori opere di san Giovanni della Croce: Salita del Monte Carmelo, Notte oscura, Cantico spirituale e Fiamma viva d’Amore. L’autore polacco attinse anche al pensiero di san Tommaso d’Aquino, conferendo così alla tesi un carattere di originalità non da poco. Al testo Salita del Monte Carmelo, Wojtyla dedicò molte pagine della parte analitica della tesi.
Il tema è concentrato, soprattutto, sulla fede come mezzo di unione, cioè come via di intimità dell’anima con Dio. Con la fede si registrano esperienze, a primo acchito antitetiche, ma che servono al nostro cammino spirituale: Dio ‘comunica’ attraverso queste, in un altalenante percorso in cui ama nascondersi ma - al contempo - celarsi per essere cercato. Dio si nasconde, Dio si rivela all’uomo. Spetta all’umanità cercarlo attraverso un rapporto dialettico tra fede e ragione. La fede ha due “connotazioni” ben precise: fede, intesa come verità; fede, intesa come fiducia. L’intelletto, nelle sue due “sembianze” di intelletto passivo e intelletto attivo si muovono e operano in un contrappunto armonico. Punto d’incontro è uno: la fede viene vista come percorso verso l’Amore. È l’Amore che “spiega” all’uomo Dio. Vengono, allora, in mente i versi che Karol Wojtyla scrisse nella sua poesia Canto del Dio nascosto, composta durante il tempo del seminario clandestino, quando aveva 26 anni: «L’Amore mi ha spiegato ogni cosa, l’amore ha risolto tutto per me, perciò ammiro questo Amore ovunque Esso si trovi».