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L’INSEGNAMENTO

San Gaetano, la vera riforma nasce dalla conversione

La Chiesa celebra oggi il fondatore dei Teatini e protagonista della Riforma cattolica, san Gaetano Thiene, il quale «mirava anche, e principalmente, alla riforma del clero, richiesta da quel tempo di diffusa corruzione» (san Giovanni Paolo II). Il suo esempio ci insegna che bisogna ritornare al cuore del messaggio cristiano, presente nella Rivelazione.

Ecclesia 07_08_2020

Negli ultimi decenni, si è parlato moltissimo di riforme, riforme delle riforme, controriforme… Certo, la Chiesa ha sempre bisogno di purificarsi per essere sempre più fedele al mandato ricevuto dal Salvatore. Eppure, questa esigenza di riforma nel senso buono del termine è stata avvertita dalla Chiesa anche nei secoli passati e ha prodotto grandi santi, come san Gaetano Thiene (1480-1547), che la Chiesa festeggia oggi, 7 agosto.

Gaetano nacque da una nobile famiglia. Dopo gli studi giuridici, si incamminò verso la vita ecclesiastica, ricevendo l’ordinazione sacerdotale in età relativamente avanzata, quasi 36 anni. Si trovò ad operare in tempi difficili, come quelli della Riforma protestante e dei sommovimenti politici che portarono al sacco di Roma nel 1527. Fu attivo in varie istituzioni, come l’Oratorio del Divino Amore nella chiesa di Santa Dorotea in Trastevere, dove si dedicò alla formazione spirituale sua e dei confratelli e ad opere assistenziali, in una zona con diverse situazioni sociali molto difficili.

Con alcuni compagni di questo Oratorio fondò nel 1524 i Chierici regolari, subito conosciuti con il nome di Teatini:

«I caratteri di questa fondazione, che ottenne i privilegi dei canonici regolari, erano indubbiamente originali: oltre ai tre voti personali (povertà, castità e obbedienza) i confratelli - tutti ecclesiastici - si impegnavano a vivere in comunità poste sotto la guida di un preposito eletto ogni anno (e confermabile solo per un triennio), prive di un patrimonio stabile e non incardinate strutturalmente né in chiese parrocchiali né in altri istituti pii. Quanto ai loro compiti, i confratelli erano tenuti a un continuo esercizio nelle attività assistenziali e nel culto sacro: nelle prime adottando uno stile personale improntato a modestia e umiltà, nel secondo evitando ogni inutile orpello, per privilegiare invece la frequenza ai sacramenti e alle pratiche liturgiche» (Gaetano Greco, Treccani.it).

Morì a Napoli, dopo tanti anni dedicati a edificare la sua opera. Leggiamo ancora sulla Treccani che «la spiritualità di Gaetano era profondamente cristocentrica: nelle sue lettere espresse ripetutamente il desiderio di conoscere Cristo e la volontà di unirsi a lui, fino all’annichilimento della propria individualità».

San Gaetano fu dunque uno dei protagonisti della Riforma cattolica, che aveva tra l’altro la necessità di riformare il clero. Come scrisse san Giovanni Paolo II nel messaggio per il V centenario [1980] della nascita di san Gaetano:

«Con la testimonianza di queste comunità, composte di sacerdoti riformati, San Gaetano mirava anche, e principalmente, alla riforma del clero, richiesta da quel tempo di diffusa corruzione. Dall’Istituto di San Gaetano, come dagli altri del medesimo genere, gli ecclesiastici traevano una spinta innanzitutto per una riforma interiore, da dimostrare con una vera e totale conversione di mentalità e di costumi e con l’esercizio del ministero sacerdotale, da svolgere secondo la volontà di Cristo Sommo Sacerdote e Pontefice della Nuova Alleanza, il quale li avverte: “Badate a quello che fate”. A questo proposito, un analista teatino poté dire con tutta verità: “Coloro che non avevano nessuna regola, guardandosi nello specchio dei Chierici Regolari, si sarebbero accorti di quanto fossero lontani dalla via che anch’essi dovevano seguire” [(Valerio Pagano, in Regnum Dei: Collectanea theatina, 24 [1968] 57) Giovanni Paolo II]».

Noi oggi possiamo guardare all’opera di san Gaetano con un grande interesse, proprio perché avvertiamo che quest’opera di riforma è necessaria anche nei nostri tempi, tempi in cui c’è bisogno di una presa di coscienza della situazione del clero cattolico, sempre più esiguo nei suoi numeri. Quello che san Gaetano ci insegna è che bisogna ritornare al cuore del messaggio cristiano, certamente all’assistenza ai poveri e ai bisognosi ma anche alla cura della liturgia e del suo splendore. Non si toglie nulla ai poveri quando si dà a Dio il posto d’onore che al Creatore va certamente dato, perché lo splendore della liturgia non è un beneficio dei ricchi e dei potenti ma è per il godimento spirituale di tutti.

Quindi, l’assistenza ai bisognosi e la cura delle celebrazioni liturgiche non sono in contraddizione e mai potranno esserlo. Ma quello che ci viene insegnato è che non ci sarà mai una vera (contro)riforma ai nostri tempi senza che prima ci sia una conversione del cuore. Viviamo in tempi molto difficili, in cui idee corrotte e malsane si sono insinuate anche all’interno della Chiesa stessa, come fu per la crisi modernista, mai veramente sconfitta.

Ecco, questo ci richiama a una conversione interiore che deve essere profonda. Finché non saremo intimamente convinti che bisogna ritornare all’essenziale che ci viene consegnato dalle fonti della Rivelazione, non potremo mettere in atto quei cambiamenti ecclesiali che permettano alla Chiesa di risplendere ancora come luce fra le genti.