Salvini non va a processo, vince il primato della politica
La Giunta per le immunità del Senato ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Si tratta di una vittoria per il primato della politica: a decidere sulla politica di immigrazione sono i governi e non i magistrati. Per Salvini, però, sarà uno svantaggio elettorale, perché rimarrà meno al centro dell'attenzione
Dal punto di vista sostanziale per Matteo Salvini il voto di ieri della Giunta per le immunità del Senato, che ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti sul caso Open Arms (divieto di sbarco di 161 immigrati dalla nave spagnola), è un successo. Ma nella realpolitik non è detto che la notizia sia positivissima per il leader del Carroccio. I sondaggi dicono che la Lega ha perso dieci punti percentuali in un anno e ora si attesta intorno al 24%. Da quando il Capitano non ha più potuto agitare lo spettro dell’”invasione degli immigrati” e, soprattutto, da quando ha fatto cadere il primo governo Conte, di cui faceva parte, sperando di poter monetizzare elettoralmente il consenso accumulato, la sua immagine si è a dir poco appannata.
Se la votazione di ieri gli fosse stata avversa, avrebbe potuto tornare a fare il martire. Tanto più dopo le intercettazioni tra giudici, che in privato gli danno ragione, ma ammettono al telefono di doverlo attaccare per ragioni politiche. Ora Salvini ha un’altra arma spuntata: quella della “persecuzione” nei suoi confronti per fatti risalenti al suo incarico di Ministro dell’Interno. Infatti ieri, con 13 voti a favore della relazione del Presidente, Maurizio Gasparri (FI), 7 contrari e 3 senatori che non hanno partecipato al voto, la Giunta per le Immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Tra i 13 voti favorevoli alla relazione si contano, oltre ai 5 della Lega, i 4 di Fi, uno di Fdi e uno delle Autonomie, anche quello del senatore ex M5s Mario Michele Giarrusso e quello della senatrice M5S Alessandra Riccardi.
Ma la mossa più indicativa del tatticismo esasperato che muove le trame politiche di questi mesi è stata quella di Italia Viva, che ha deciso di non partecipare alla votazione e di rimettersi all’aula, «poiché – è la spiegazione ufficiale dei renziani - non c’è stata a nostro parere un’istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti e, soprattutto, nel complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati». Dunque Matteo Renzi preferisce tenere sulla corda sia l’alleanza di governo, accusando il premier di essere corresponsabile delle decisioni prese all’epoca dal Ministro dell’Interno sul caso Open Arms, sia l’altro Matteo, visto che il round decisivo sulla questione si giocherà in aula, a Palazzo Madama, entro un mese. Lì, probabilmente, lo scontro sarà più incerto, visto che Pd e Cinque Stelle, con ogni probabilità, insisteranno per il processo.
«La Giunta del Senato ha votato stabilendo che Salvini ha fatto il suo dovere, ha agito per interesse pubblico e non privato», ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini in diretta Facebook. «Come relatore – ha dichiarato il Presidente della Giunta per le autorizzazioni del Senato, Maurizio Gasparri - sono soddisfatto per il voto alla mia relazione proposta. Ricordo che la Giunta non deve dare un giudizio di ordine penale, cosa che spetta alla magistratura: noi in base alla legge costituzionale dobbiamo valutare se in questi casi il membro di un Governo abbia agito per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della sua funzione di governo».
Mario Michele Giarrusso, ex senatore dei 5 Stelle, ha votato contro il processo al leader della Lega, spiegando di aver «seguito la linea del Movimento che avevo portato avanti quando ero capogruppo in Giunta sul caso Diciotti». Peraltro, come ricorda lo stesso Giarrusso, quella linea era stata avallata anche da una votazione sulla piattaforma Rousseau. Inoltre, la Diciotti era una nave italiana mentre la Open Arms era spagnola e quindi, in aggiunta, c'è anche la legge della bandiera. Il porto di approdo avrebbe dovuto essere spagnolo, come il governo di Madrid ha poi riconosciuto. A bordo c'erano medici, così come navi di supporto e quindi non c'era alcun rischio per la salute. «Il M5S –accusa Giarrusso - è stato incoerente rispetto al voto su Rousseau e ancora una volta ha tradito il mandato degli attivisti. Io, invece, sono stato assolutamente coerente».
Al di là di come la si pensi su Salvini, la votazione di ieri della Giunta del Senato riafferma il primato della politica e chiarisce che le decisioni in ambito migratorio spettano ai governi e non ai magistrati. Inoltre, Matteo Renzi ancora una volta alza il prezzo con il Governo, visto che a Palazzo Madama i suoi voti saranno decisivi anche su questa partita.