Salvini e Berlusconi uniti per timore della Meloni
Nei sondaggi il centrodestra continua ad essere vincente. Ma nella girandola dei veti incrociati, soprattutto tra Lega e Fratelli d’Italia, si aprono nuovi conflitti intestini. E nuovi scenari: vista la crescita impetuosa del partito della Meloni, Salvini e Berlusconi vorrebbero addirittura unire le forze in una formazione nuova (un progetto velleitario)
Nei sondaggi il centrodestra continua ad essere vincente, ma è assai probabile che le elezioni politiche si tengano a scadenza naturale. E due anni, si sa, in politica sono un’eternità. Si può passare dalle stelle alle stalle in men che non si dica. Dunque, meglio mantenere i piedi per terra e guardare alle scadenze più immediate.
Anzitutto le elezioni amministrative di ottobre, nelle quali il centrodestra parte sfavorito, soprattutto nelle grandi città, e deve inseguire una sinistra che, per quanto lacerata da dissidi profondi, attualmente amministra e controlla le leve del potere.
Oggi, salvo nuovi rinvii o slittamenti o proroghe, sempre possibili, è previsto un vertice decisivo tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e vari cespugli centristi (compreso “Coraggio Italia”, nuovo movimento fondato dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro e dal governatore della Liguria, Giovanni Toti) per stabilire chi saranno i candidati sindaci, cioè coloro i quali proveranno ad espugnare Milano, Roma, Torino, Napoli e Bologna, le principali città chiamate alle urne in autunno.
Le candidature saranno unitarie, a differenza di quelle di Pd e Cinque Stelle, che al primo turno hanno deciso di correre ognuno per conto proprio. Tuttavia, ai ballottaggi, quei due partiti sono destinati a far convergere i loro voti e dunque potrebbero comunque spuntarla contro candidati civici o espressione del centrodestra.
Ma nella girandola dei veti incrociati, soprattutto tra Lega e Fratelli d’Italia, si fa strada un retropensiero. Giorgia Meloni, unica vera opposizione al governo Draghi, naviga col vento in poppa, sta catalizzando tutto il voto anti-sistema e ha già scavalcato il Pd al secondo posto nei sondaggi. E’ a meno di tre punti dalla Lega e, soprattutto, se il governo dovesse durare altri due anni, potrebbe davvero drenare voti dal serbatoio salviniano e scavalcare il Carroccio, diventando in automatico il candidato leader del centrodestra. Ecco perché, ed è qui la trama che si staglia all’orizzonte, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi potrebbero trovare conveniente unire i loro destini con una sorta di fusione, di confluenza di Forza Italia nella Lega o comunque provare a creare una nuova forza moderata e liberale che sia trainante nel centrodestra e respinga l’assalto della leader di Fratelli d’Italia. In altri termini, Salvini teme il sorpasso ma, in caso di unione con gli azzurri, il rischio sarebbe praticamente scongiurato. I berlusconiani in questo modo eviterebbero di contarsi e potrebbero camuffare il costante calo di voti e annullare in un nuovo contenitore gli effetti devastanti delle ultime scissioni, come quella di Brugnaro. A quel punto Salvini potrebbe essere il naturale candidato premier di un centrodestra a trazione centrista.
Per preparare il terreno a tale rimescolamento di carte è stato lo stesso Capitano a lanciare l’idea della realizzazione di un gruppo unitario in Europa. Il leader della Lega ha proposto di unire in un unico gruppo i sovranisti di Identità e Democrazia (il suo eurogruppo al Parlamento europeo, di cui fa parte anche il Rassemblement National di Marine Le Pen), i Conservatori e Riformisti, guidati dal settembre 2020 da Meloni, e il Partito popolare europeo, dove siedono Forza Italia e la Cdu di Angela Merkel, compresi anche i 12 eurodeputati di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán, che avevano abbandonato il Ppe nei mesi scorsi.
Un eurogruppo di 322 deputati sarebbe il più forte nel Parlamento europeo e il Carroccio diventerebbe il partito italiano più rappresentativo con 27 eurodeputati contro i 10 di Forza Italia e i 7 di Fratelli d’Italia. Ma da tempo il Partito popolare europeo ha rifiutato qualsiasi fusione e tra gli stessi sovranisti ci sono molte differenze sui vari dossier, dai rapporti con la Russia all’economia.
La proposta, quindi, appare velleitaria e irrealizzabile, ma serve a Salvini per accreditarsi ulteriormente come liberale, europeista, pienamente maturo per governare (in prospettiva anche da premier) e per mantenere una leadership tra i sovranisti continentali, nel momento cui la Meloni sembra conquistare il gradimento delle cancellerie europee. Sembra passato un secolo da quel maggio 2019, quando a Milano si tenne il raduno dei sovranisti che evidenziò il ruolo egemone della Lega.
Dunque, appare impossibile l’alleanza tra sovranisti e popolari europei e alquanto problematica perfino la fusione tra i due eurogruppi sovranisti, proprio per le gelosie crescenti tra Salvini e Meloni, che potrebbero indebolire il centrodestra in Italia.
Qualcuno ritiene che se Fratelli d’Italia avesse rinunciato al simbolo della fiamma, imbarazzante in alcuni ambienti internazionali, Giorgia Meloni sarebbe ancora più lanciata verso la conquista della leadership del centrodestra. E’ una evoluzione che potrebbe avvenire di qui al 2023 e della quale nessuno più si scandalizzerebbe. Consentirebbe ai meloniani di percorrere l’ultimo tratto verso il governo nazionale e segnerebbe una vera svolta nella destra italiana, visto che anche i simboli, in politica, hanno la loro importanza.