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LE RAGIONI DELL'AFFIDAMENTO

Salvini? Come Scalfaro e Casini. Però ora sia coerente

Salvini si affida alla Madonna, lo stesso atto - coerente con l'enciclica Quas primas - che fecero Casini e Scalfaro. E' un bel gesto di fede, il problema semmai è l'incoerenza di proclamarsi due ore dopo indisponibile a modificare la legge sull'aborto. Cosa che però nessuna delle gerarchie ecclesiastiche gli ha rimproverato e che nessun altro politico cattolico - del resto - si è mai sognato di fare. Ma chi si scandalizza per Salvini ha mai protestato per Renzi, Bonino e Boldirni in comizio nelle chiese? 

Politica 21_05_2019

Il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin dice che invocare Dio per se stessi è sempre pericoloso. Lo fa per rampognare l’ultimo affidamento di Salvini che ha brandito – per i detrattori –, e impugnato – per i laudatores – il Rosario affidandosi al Cuore Immacolato di Maria e ai 6 santi protettori d’Europa.

Non sappiamo che cosa avrebbe fatto Parolin, perché allora non era al punto più alto della gerarchia vaticana dopo il Papa, però qualche cosa ci dice che non si sarebbe stracciato le vesti il 31 maggio 2001 quando nell’aula parlamentare di Montecitorio il neo presidente della Camera Pierferdinando Casini affidò la sua presidenza nientemeno che alla Vergine di San Luca, protettrice della sua città, Bologna.

Infine, consentitemi, un personale saluto alla città di Bologna dove sono nato e cresciuto – disse Casini in conclusione del suo discorso di insediamento -. Come tutti i bolognesi, mi affido anche io alla protezione della Madonna di San Luca, confidando nel suo aiuto per svolgere con serena imparzialità e rigore il mio mandato di Presidente della Camera dei deputati”, disse commosso.

Ci furono reazioni di stizza? Tutt'altro, tanto che il resoconto stenografico riportò addirittura che seguirono “vivi, generali applausi” e addirittura “il deputato Luciano Violante sale al banco della Presidenza e si congratula con il Presidente”.

Certo, non si trattava di un comizio politico, ma di un atto istituzionale, ma forse a maggior ragione nella sua qualità di uomo delle istituzioni qualcuno avrebbe potuto rimproverare a Casini una certa parzialità, una inadeguatezza a rappresentare tutto l'emiciclo secondo i canoni laicisti ben noti. Ma questo non accadde anche perché Casini non era il primo ad affidarsi a Dio nell’iniziare un incarico politico.

Prima di lui era stato il neo presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel 1992. Sentite che cosa disse in occasione del suo discorso di insediamento a Camere riunite: “Dopo il vostro voto  mi sono fermato in silenzio a meditare, a pregare per chiedere luce e forze e capacità di sacrificio a Dio in cui credo con tanta povertà di cuore. Mi sono fermato a chiedere protezione e coraggio a Colei che umile ed alta, più che creatura, è madre di Dio e dell’uomo. E lì, nella meditazione, ho pensato di chiedere a tutti voi a tutti, a ciascuno indistintamente di aiutarmi a colmare le mie lacune, ad accrescere la mia volontà, ad esser larghi del vostro consiglio, a confortare la mia inadeguatezza”.

Come un neo Papa nella camera lachrimatoria, Scalfaro non ebbe vergogna – e mai nessuno dai piani alti vaticani gli rimproverò la sfrontatezza – di affidarsi a Dio perché nessun cardinale né vescovo si sarebbe sentito detentore della patente di citare Dio da rilasciare come la motorizzazione civile o come fosse il bollino delle Chiquita.

Ora, può darsi che Salvini, non avendo il pedigree del cattolico da parrocchia e non avendo mai militato in un partito che faceva sfoggio della sua fede fin dal nome, parta in svantaggio e subisca l’ostracismo dei puri. Però questi esempi mostrano che l’affidamento a Dio di un politico dà fastidio solo a seconda del nome che porta e del partito che rappresenta. “Certo, ma è un ipocrita”, rimproverano molti. Ma perché, forse che non si poteva sospettare lo stesso di Casini e Scalfaro? Eppure, furono immuni da critiche.

Se c’è una cosa che si può rimproverare a Salvini non è l’essersi affidato alla Madonna, ma il fatto che poche ore dopo – intervistato da Maria Latella – abbia ribadito la sua contrarietà a modificare la legge 194 sull’aborto. Questa, semmai, è l’incoerenza di un politico che al pari degli altri – ricordate Renzi in chiesa a Paestum? E la Boldrini in un tempio cattolico con Avvenire (in foto)? E la predica della Bonino in chiesa a Biella? – ha usato la religione nella politica. La stessa politica che sempre più preti dall'ambone stanno facendo incetrando le loro prediche sull'accoglienza e sul nemico leghista. Da parte sua, può darsi che Salvini menta, ma può anche darsi che sia sincero nella fede e peccatore negli atti, come del resto ha ammesso.

Eppure questa incoerenza, sull’aborto, ma anche sull’eutanasia, dovrebbe essere il punto d’onore di certe gerarchie ecclesiastiche che si stracciano le vesti sbagliate, dato che a loro non fa nessun problema che per Salvini la 194 vada bene così. Al pari di Casini e di Scalfaro all'epoca, tanto per stare all’esempio e di tutti gli altri.

Dunque, Salvini: ora, da chi si è impegnato così solennemente ci si aspetta una coerenza di azione degna di cotanta obbligazione, nelle azioni politiche per lo meno, se proprio non si riesce nella vita. Per il resto dovrà risponderne con maggiore gravità nel giorno finale e in ogni caso al suo confessore. Come tutti gli altri che hanno tirato la Chiesa e la fede per la giacchetta e ai quali non viene rimproverato mai nulla, come tutti i politici che entrano nelle chiese per partecipare ai comizi elettorali organizzati da vescovi (eh sì, abbiamo documentato anche questo).

Tutto si tiene, però. In fondo Salvini, esattamente come Scalfaro e Casini non ha fatto altro che applicare alla lettera l’invito di papa Pio XI che nell’encliclica Quas Primas, senza sapere del "capitano", ma sapendo bene della “peste laicista” invitava a celebrare la Festa di Cristo Re come “ammonimento per le nazioni che il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza riguarda non solo i privati, ma anche i magistrati e i governanti: li richiamerà al pensiero del giudizio finale, nel quale Cristo, scacciato dalla società o anche solo ignorato e disprezzato, vendicherà acerbamente le tante ingiurie ricevute, richiedendo la sua regale dignità che la società intera si uniformi ai divini comandamenti”.

Sono passati appena cent’anni eppure sembra che la Chiesa abbia cambiato radicalmente prospettiva. Scommettiamo che il primo politico pro migranti che tirerà in  ballo Dio per qualunque auspicio verrà lasciato stare?