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PROPOSTA PER LA NUOVA LEGISLATURA

«Salviamo gli insegnanti dalle malattie psichiatriche»

Le malattie professionali degli insegnanti sono per l'80% di origine psichiatrica: un dato allarmante confermato dall'esperienza di altri paesi. Ma mentre altrove si cerca di correre ai ripari, in Italia si è solo peggiorato. Ecco un programma per invertire rotta.

Educazione 21_12_2017
Insegnanti stressati

Il problema dell'usura psicofisica causata dall'insegnamento è un aspetto generalmente trascurato quando si parla di scuola. Per questo ospitiamo l'intervento di un esperto che da molti anni si dedica allo studio di questo fenomeno.

Nel 2018 ricorrono il cinquantesimo anniversario del ’68 e le elezioni politiche. La famiglia esce malconcia da questo mezzo secolo (soprattutto dopo quest’ultima legislatura), ma la seconda agenzia educativa non è da meno. La scuola infatti non può subire ulteriori angherie restando impassibile come ha sempre fatto. E quando parlo di Scuola intendo le fondamenta della stessa, cioè il corpo docente che è vittima di mezzo secolo di “riformismo” scellerato, comprovato dall’inesorabile peggioramento di tutte le condizioni lavorative della categoria: salute, salario, previdenza, prestigio professionale e via discorrendo.

Gli affronti degli ultimi mesi sono solo l’amaro contorno del trattamento inaudito riservato alla Scuola dalla politica: la nomina di un ministro ironicamente ribattezzato dai social come “zero tituli” e un rinnovo del contratto, atteso per nove anni, che non copre nemmeno la spesa per un caffè al giorno. Per non parlare dell’ultima drammatica riforma previdenziale Monti – Fornero del 2012 cui si cerca di porre illusorio rimedio a colpi di “APE Social”. Sarebbe però ingiusto gettare la croce solo sull’ultima sciagurata legislatura con la sua riforma che di bello ha solo il nome: negli ultimi 50 anni infatti centrosinistra e centrodestra si sono equivalsi in quanto a risultati deludenti per il corpo docente. Chiunque volesse nella prossima legislatura cambiare indirizzo non potrebbe tuttavia limitarsi a promettere lo smantellamento della cosiddetta “Buona scuola” - condizione essenziale ma non sufficiente - ma dovrebbe essere capace di ricostruire sulle macerie partendo proprio dalla cagionevole salute del corpo docente.

Per far comprendere perché un medico – il sottoscritto – ha deciso di occuparsi da 25 anni di salute degli insegnanti devo tornare agli albori del “viaggio” quando mi resi conto che le malattie professionali dei docenti erano in massima parte di tipo psichiatrico. L’esperienza accumulata mi ha indotto a stilare pochi giorni fa un programma elettorale per la scuola in vista delle prossime elezioni politiche. Comincerò col dire che lo stesso è stato sottoscritto da oltre 30.000 docenti ma per capirci meglio devo raccontare come la storia ebbe inizio.

Nel 1992 fui nominato componente del Collegio Medico per l’Inabilità al Lavoro nella ASL di Milano e mi imbattei incredulo e sconcertato nel forte disagio psicofisico degli insegnanti. Volli pertanto approfondire l’inaspettato fenomeno e in seguito pubblicai alcuni studi scientifici su La Medicina del Lavoro che, a dispetto degli stereotipi dell’Opinione Pubblica, attestano inequivocabilmente che le malattie professionali della categoria sono a prevalente diagnosi psichiatrica (80%) seguite da quelle oncologiche e, a distanza, dalle prevedibili laringiti croniche. Dopo questa sconcertante scoperta mi sono dedicato totalmente all’argomento in vari modi:

  • sollecitando invano interventi istituzionali attraverso numerose interrogazioni e mozioni parlamentari (la prima nel 2003 alla Camera e l’ultima al Senato nel 2016: vedi qui;
  • presentando in oltre 300 istituti scolastici della Penisola gli studi pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali;
  • raccogliendo migliaia di firme su appelli indirizzati ai titolari del MIUR e puntualmente ignorati;
  • formando centinaia di dirigenti scolastici sulle loro incombenze medico-legali per conto di Uffici Scolastici Regionali e associazioni di categoria;
  • informando migliaia di docenti in materia di rischi e prevenzione delle malattie professionali e aprendo la pagina per insegnanti www.facebook.com/vittoriolodolo
  • realizzando un corso online per poter raggiungere ogni insegnante del Paese.

Tutto però è stato inutile.  Mi sono visto addirittura negare dalle istituzioni (Ufficio III del Ministero Economia e Finanze) l’accesso ai dati sugli accertamenti medici per le inidoneità all’insegnamento degli ultimi 13 anni. Forse perché sarebbe imbarazzante ammettere che negli insegnanti le diagnosi di inidoneità al servizio sono prevalentemente psichiatriche e, a seguire, oncologiche (vedi a tal proposito lo studio californiano di conferma a opera di Bernstein del 2002)? O forse si vuole continuare a non finanziare una prevenzione efficace e a non indennizzare le cause di servizio? Ancora oggi per la prevenzione prevista dall’art. 28 del DL 81/08 non è stanziato alcun fondo e non è operato alcun controllo dal MIUR circa la sua eventuale attuazione. Se dunque sono state inutili, anzi dannose, le riforme degli ultimi 50 anni, la politica deve farsene una ragione, ammettere gli errori e ripartire dalle macerie intervenendo sulle fondamenta della scuola: gli insegnanti appunto. Oggi infatti abbiamo acquisito delle certezze anche grazie a studi scientifici effettuati sugli insegnanti di altri Paesi. Questi ci portano a evidenziare che:

  • Il disagio mentale professionale si manifesta anche negli insegnanti degli altri Paesi, dimostrando che non è tanto indotto dal particolare sistema scolastico adottato ma dalla professione stessa che presenta una tipologia unica di rapporto con la medesima utenza (quotidiano, per 9 mesi all’anno, per cicli di 3 o 5 anni, asimmetrico, intergenerazionale, senza maschera, soggetto all’effetto Dorian Gray ribaltato col docente che invecchia e l’utenza che ringiovanisce a ogni cambio di ciclo).
  • Sono proprio gli altri Paesi della UE che anni addietro hanno lanciato l’allarme per la categoria professionale. Nel 2005 la Francia ha riconosciuto che la categoria professionale più esposta al rischio suicidario è quella degli insegnanti. Alla stessa conclusione è pervenuto il Regno Unito nel 2009, mentre la Germania ha confermato nel 2015 che l’alto numero di prepensionamenti e malattie dei docenti avviene per causa psichiatrica. E l’Italia? Non pervenuta.
  • L’usura psicofisica professionale è così imponente da azzerare anche la differenza tra i generi. Infatti la patologia depressiva è fisiologicamente più frequente (2,5:1) nel genere femminile rispetto a quello maschile a causa degli ormoni della fertilità.
  • I livelli di usura psicofisica non presentano tra loro differenze statisticamente significative nei diversi livelli d’insegnamento. Nonostante ciò il governo ha recentemente previsto di agevolare il prepensionamento delle sole educatrici degli asili nido e delle maestre della scuola dell’infanzia, escludendo ingiustificatamente i docenti di scuola primaria e secondaria.
  • Non è possibile in futuro varare, come è stato fatto finora, riforme previdenziali “al buio”, cioè senza valutare l’invecchiamento anagrafico del lavoratore né la sua anzianità di servizio con le conseguenti malattie professionali che, per i docenti, devono ancora essere riconosciute ufficialmente per poter fare una seria prevenzione. Si deve altresì apportare immediatamente un correttivo mirato alla riforma Monti-Fornero che è verosimilmente la responsabile dell’esplosione di casi di maltrattamenti dei bimbi da parte di maestre con età superiore ai 60 anni e anzianità di servizio intorno ai 40.
  • La scuola italiana ha un corpo docente femminile all’83% e con un’età media di 50,4 anni con tutto ciò che fisiologicamente comporta. Il DL 81/08, all’art.28, prevede che la salute dell’insegnante sia tutelata dallo Stress Lavoro Correlato con particolare riguardo all’età e al genere. La norma tuttavia è disapplicata e lo Stato non riesce a tutelare le donne-insegnanti omettendo di difendere i loro fondamentali diritti di lavoratrici-mogli-madri. E tutto questo a dispetto dei mille buoni propositi di difendere le donne.

I docenti perciò non vogliono, né devono, subire per altri cinque anni l’ennesima scriteriata e dannosa riforma, ma necessitano di un programma che ponga un rimedio reale al degrado maturato negli anni e rilanci autorevolezza e prestigio della professione. Una sorta di nuovo ’68 ma, stavolta, ribaltato a favore dell’insegnante e soprattutto volto a ripristinare quell’alleanza scuola-famiglia che è agonizzante e al contempo imprescindibile per l’educazione delle nuove generazioni. Inutile aggiungere che le due agenzie educative (scuola e famiglia), entrando tra loro in aperta contrapposizione, si sono maggiormente esposte ai colpi dei loro antagonisti proprio nel corso di questa legislatura.

Di seguito la declinazione dell’iniziativa a favore della scuola: programma e fasi successive.

  1. PROGRAMMA. Proprio perché le riforme degli ultimi 50 anni hanno fallito la prossima legislatura deve ripartire dalle fondamenta del sistema ed essere esclusivamente concentrata sulla figura del docente (prevenzione salute, prestigio/paga, previdenza):
  • Prevenzione. Riguarda la tutela della salute dei docenti che è sancita per legge ma del tutto inapplicata per tre ragioni fondamentali: a) non sono ufficialmente riconosciute le malattie professionali degli insegnanti (all’80% psichiatriche) anche perché l’istituzione (Ufficio III del Ministero Economia e Finanze) si rifiuta di processare e fornire i dati nazionali a disposizione sulle inidoneità all’insegnamento per causa di salute; b) la promulgazione del DL 81/08 non è stata contestualmente accompagnata dallo stanziamento di fondi necessari ad attuare la prevenzione nelle scuole; c) il MIUR non ha attivato alcun controllo su svolgimento e qualità dei programmi di prevenzione attuati o meno dalle scuole. Deve infine passare il messaggio che la salute dei docenti è il bene più prezioso da custodire per la tutela del docente e costituisce la garanzia dell’incolumità dell’utenza che renderà superflue l’installazione di telecamere e ne eviterà la spesa. Si renderà inoltre necessaria rispettivamente la formazione di docenti e dirigenti sulle malattie professionali della categoria e sulle incombenze medico-legali dei presidi.
  • Prestigio/paga. Va restituita dignità alla professione abbattendo innanzitutto gli stereotipi sugli insegnanti e divulgando periodicamente i dati reali sulla loro salute e sull’attività svolta. Il prestigio passa anche attraverso il giusto riconoscimento retributivo che nel corso della legislatura deve essere riportato gradualmente ai livelli dei colleghi della UE. I fondi possono innanzitutto essere reperiti attingendo dai mille rivoli nei quali sono state disperse le risorse (bullismo, discriminazione, gender, bonus vari, 80 euro etc) e concentrandoli nella voce stipendio dei docenti. E’ essa stessa una mossa anti-discriminazione essendo giustamente ed essenzialmente a vantaggio del genere femminile che costituisce l’83% del corpo docente (non sarà mica questa la vera ragione per cui la categoria è negletta e disdegnata in barba a tutti i proclami di governo e politicanti?).
  • Previdenza. Tutte le riforme previdenziali fino a oggi operate sono state effettuate senza valutare la salute dei lavoratori che dipende da età anagrafica e anzianità di servizio con le relative malattie professionali. Non ha fatto eccezione le riforma Monti-Fornero di cui vediamo e conosciamo oramai tutti i limiti. In cattedra oggi abbiamo le maestre-nonne costrette tra mille acciacchi ad assistere i loro alunni. I casi di presunti maltrattamenti sono sempre più frequenti e l’entrata della giustizia a gamba tesa e senza competenze educative nel mondo della Scuola è spesso tardiva, impacciata e rovinosa per la stessa categoria professionale e la sua immagine. Anche negli ultimi giorni assistiamo a politiche estemporanee del governo del tutto improvvisate ed emotive senza alcuna base scientifica. La scelta di inserire tra i lavori gravosi unicamente le maestre della Scuola dell’Infanzia è sbagliata poiché gli studi scientifici a disposizione confermano che l’usura psicofisica dei docenti è alta e identica in tutti i livelli d’insegnamento. Ecco che per il futuro dovremo esigere che il governo in carica motivi e giustifichi su base razionale e oggettiva le proprie azioni. Ma l’obiettivo più importante è quello di impegnare il prossimo esecutivo a rigettare per sempre le riforme previdenziali “al buio” che oggi ci costringono a riconsiderare l’ultima (Monti-Fornero) alla luce delle due variabili trascurate e sopra citate. Non ci siamo resi conto che nell’arco di 20 anni (1992-2012) siamo passati dalle baby-pensionate alle maestre-nonne senza aver mai effettuato un solo controllo sulla salute dei lavoratori che, lo ripeto, sono donne per l’83%.

 

  1. FASI SUCCESSIVE. In due settimane è stata raccolta la sottoscrizione di 30.000 docenti  (clicca qui) e il plauso di due sindacati della scuola (Anief e Gilda). Considerato l’inatteso risultato, la raccolta firme si chiuderà prima di Natale anziché il 31 gennaio 2018, come inizialmente previsto, per passare alla fase successiva di confronto con i leader degli schieramenti politici. Infine su www.facebook.com/vittoriolodolo sarà dato conto ai sottoscrittori dell’esito degli incontri entro febbraio perché possano esprimere consapevolmente il loro voto nell’urna.