Salvare gli immigrati, riportarli in Libia. Si può fare
La nave italiana Asso Ventotto ha riportato un centinaio di clandestini in Libia, dopo averli recuperati in mare. Proteste dalla sinistra che parla di violazione delle leggi internazionali, ma non è così: in Libia ci sono porti sicuri e gli irregolari vengono consegnati all'Onu, che provvede poi al rimpatrio.
Non era mai accaduto prima e il fatto segna certamente una svolta “storica” nella lotta contro i flussi di immigrati illegali, come dimostrano le reazioni irate e scomposte dei tanti esponenti politici e della cosiddetta società civile legati al business dei soccorsi e dell’accoglienza.
La nave italiana Asso Ventotto, basata in Libia per il supporto alle piattaforme petrolifere off-shore, ha soccorso il 30 luglio un gommone con un centinaio di clandestini a bordo. La sala operativa di Roma della Guardia Costiera ha dato indicazioni alla nave di coordinarsi con la Guardia costiera libica riportando in Libia i migranti illegali.
Fino a ieri ogni nave civile o militare non libica che raccoglieva in mare migranti li sbarcava in Italia e non era mai accaduto prima che li riportasse in Libia benchè la nostra ex colonia controlli legittimamente un’area SAR (ricerca e soccorso) impiegando anche le motovedette donate dall’Italia alla Guardia Costiera di Tripoli coordinata da una nave italiana nel porto militare della capitale (Abu Sittah). “Un fatto senza precedenti, che avviene in violazione della legislazione internazionale che garantisce il diritto d'asilo e che non riconosce la Libia come un porto sicuro”, ha tuonato il deputato di Liberi e Uguali Nicola Fratoianni, in questi giorni a bordo della nave dell’Ong Open Arms.
Per il presidente del Pd Matteo Orfini “il governo è il mandante dell’atto illegale che è stato commesso in mare” ma il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha replicato che “i migranti a bordo del gommone sono stati salvati e in tutto ciò l’Italia non c’entra, perché le operazioni sono state gestite dalla Guardia costiera libica”. Sulla questione del "porto sicuro" in Libia Toninelli ha aggiunto: "L’Unione europea ha dato mandato per la costituzione della Guardia costiera libica, il precedente governo ha dato una mano dando delle motovedette e noi faremo altrettanto. Il diritto del mare è stato rispettato. Altre versioni non esistono".
I fatti sono stati chiariti da un comunicato dell’armatore dell’Asso Ventotto, la società Augusta Offshore di Napoli, che riferisce di aver soccorso 101 migranti “sotto il coordinamento della Coast Guard libica".
Il 30 luglio, alle ore 14.30 l’Asso Ventotto era in assistenza alla piattaforma di estrazione “Sabrata” della Mellita Oli & Gas (Joint Venture tra ENI e NOC libica), a 57 miglia marine da Tripoli, 105 miglia da Lampedusa, 156 miglia da Malta e 213 miglia da Pozzallo in Sicilia.
Alle 15 l’Asso Ventotto ha ricevuto istruzioni dal Dipartimento Marittimo di Sabrata di procedere in direzione di un gommone avvistato a circa 1.5 miglia sud est dalla piattaforma, dopo aver imbarcato rappresentanti dell’Authority libica sulla piattaforma stessa.
Mezz’ora dopo la nave si è avvicinata al gommone ricevendo istruzioni dal rappresentante dell’autorità libica a bordo di recuperare i migranti e di procedere verso Tripoli.
Alle 16.30 l’Asso Ventotto aveva recuperato 101 migranti di cui 5 bambini e 5 donne incinte e un quarto d’ora dopo una motovedetta della Coast Guard libica si è affiancata alla nave italiana informando il comandante che sarebbe stato scortato fino al porto di Tripoli dove sono arrivati alle 21, trasbordando i migranti su un battello della Coast Guard libica. Il comunicato precisa che in nessuna fase dell’operazione di soccorso “non si sono verificati incidenti o proteste da parte dei migranti salvati".
La presenza della flotta della società nelle acque prossime alla costa libica ha fatto sì che tali navi siano state chiamate ad intervenire in 262 operazioni di soccorso dal 2012 al 2017 salvando 23.750 migranti e impegnando le navi per un totale di 137 giorni.
Dopo il bando delle navi delle Ong dai porti italiani e lo stop agli sbarchi di clandestini anche dalle navi militari europee, il ritorno in Libia dei migranti illegali soccorsi dall’Asso Ventotto rafforza la politica del governo italiano e gli accordi italo-libici per la lotta ai traffici di esseri umani tesa a scoraggiare i flussi.
Di fatto si tratta dei respingimenti assistiti a lungo suggeriti anche da NBQ come unica possibilità di evitare vittime in mare e scoraggiare le partenze dai paesi d’origine dei migranti, ora consapevoli che non verranno accolti in Italia ma rimpatriati direttamente dalla Libia a cura delle agenzie dell’ONU.
La vicenda dell’Asso ventotto dimostra infatti ciò che era già noto e che viene negato solo da chi ha interesse a continuare a far sbarcare in Italia ed Europa ondate di clandestini.
La Libia offre porti sicuri e anche aeroporti sicuri come dimostrano i quasi 30 mila migranti illegali rimpatriati in aereo dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM) con voli dall’aeroporto Mitiga di Tripoli.
Da oltre un anno i migranti intercettati dalle autorità libiche vengono consegnati in territorio libico a campi d’accoglienza in cui è presente l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) e OIM che dall’anno scorso ricevono anche ingenti finanziamenti dall’Italia per sostenere le attività di accoglienza e rimpatrio nella nostra ex colonia.
La presenza in Libia delle agenzie dell’Onu rende strumentale e “politica” la denuncia dell’Unhcr che ha criticato il rientro in Libia dei migranti illegali sulla Asso Ventotto affermando che “la Libia non è un porto sicuro e questo atto potrebbe comportare una violazione del diritto internazionale”. Eppure l’Australia attua da anni respingimenti assistiti effettuati dalle sue navi militari ma non ha mai subito condanne dall’Onu.
Lo sbarco in sicurezza ad Abu Sittah dei migranti a bordo dell’Asso Ventotto conferma invece come la Libia sia in grado di gestire lo stop ai flussi illegali col supporto dell’Italia e dell’Onu. Un successo che consolida i governi di Tripoli e di Roma dimostrando che, al contrario di quanto sempre sostenuto dai precedenti governi italiani, l’immigrazione illegale si può (e si deve fermare).
Non a caso la linea dura di Roma ha indotto i trafficanti a dirottare parte dei traffici verso la Spagna il cui governo socialista pratica la stessa accoglienza indiscriminata che ha caratterizzato i governi di centro sinistra italiani.
Con una differenza sostanziale: barconi e gommoni diretti in Spagna salpano dalle coste di Marocco e Algeria che, a differenza della Libia, non sono considerati “Stati falliti” o instabili i cui governi dovrebbero subire pressioni affinché controllino meglio le proprie coste e acque territoriali.