Salute mentale, il costo nascosto del lockdown
Al nostro governo piace descrivere l'Italia come un modello positivo che tutto il mondo ci invidia, ma le cose stanno diversamente: non solo siamo il paese con il numero record di decessi per milione di abitanti, ma il lockdown prolungato sta provocando una vastità di danni psicologici di cui è ancora difficile valutare appieno la gravità.
La BBC ha pubblicato in questi giorni un servizio sui danni psicologici del famoso «modello italiano» per la lotta al coronavirus che tutto il mondo ci invidia. Nel servizio si dà conto del servizio di supporto psicologico della Croce Rossa subissato di richieste di sostegno da parte di giovani, anziani e persone che si trovano ad affrontare il lutto per la perdita di un congiunto a causa del virus.
Questa notizia può portare a diverse riflessioni.
Innanzitutto, mi sia permessa la battuta, credo che sia una bella soddisfazione per il direttore di questa testata l’aver anticipato la BBC nel sottolineare l’impatto psicologico della quarantena forzata mentre ancora adesso i media italiani ignorano completamente il problema (clicca qui).
Secondariamente, aggiunge un ulteriore costo alla strategia italiana per il contenimento del virus. Oltre al costo economico, che sarà spaventoso e che non sembra preoccupare il governo (le misure annunciate si rivelano giorno dopo giorno una crudele beffa e il confronto con le misure economiche messe in atto da altri paesi è semplicemente vergognoso), il modello italiano ha anche dei costi psicologici, finora in gran parte ignorati e che non possiamo ancora stimare con esattezza. Il tutto per ottenere cosa?
Vi racconto questa. Un giornale on-line polacco ha criticato aspramente la strategia svedese (che consiste nel non fare nulla) confrontandone i risultati con quelli di altri paesi scandinavi. Per avvalorare con dati le sue accuse, il giornalista ha utilizzato questo sito: https://ourworldindata.org/coronavirus# .
Ha inserito i dati di quattro paesi e ha ottenuto questa immagine:
Il grafico è davvero impietoso e il giornalista polacco ha accusato il governo svedese di non tutelare la popolazione più fragile, cioè gli anziani, pur di mantenere attiva la vita economica del paese.
In effetti è una accusa terribile, ma… che direbbe se, invece di confrontare la Svezia con gli altri paesi scandinavi l’avesse confrontata con la cattolica Italia? Il paese che è un esempio positivo per tutto il mondo (clicca qui): «Io ho una profonda convinzione – e vorrei condividerla con voi – domani non solo ci guarderanno ancora, e ci ammireranno, ci prenderanno come esempio positivo di un Paese che, grazie al proprio senso di comunità è riuscito a vincere la sua battaglia contro questa pandemia. […] Ho fatto un patto con la mia coscienza. Al primo posto c’è e ci sarà sempre la salute degli italiani».
Facciamolo noi, confrontiamo la cinica Svezia con la coscienziosa Italia...
Consideriamo che i dati dei decessi non sono assoluti, ma standardizzati per milione di abitanti. E questo è il risultato del modello italiano che il mondo ci invidia? Passiamo oltre, per carità di patria.
Il servizio della BBC può insegnarci anche altro. Ad esempio che, come sosteneva Aristotele, l’uomo è un animale sociale e le varie forme di società (famiglia, stato…) sono naturali: se isoliamo le persone, sbroccano. Con buona pace dei vari Hobbes, Locke e Rousseau, i quali sostenevano che lo stato non è naturale, ma è frutto di un contratto sociale.
Potremmo anche avanzare diverse ipotesi su quali siano i reali bisogni della persona umana, visto che le tabaccherie sono aperte ma le chiese chiuse; che abbiamo pornografia gratis ma niente sacramenti. Forse la piramide dei bisogni di Maslow andrebbe rivista…
Ma è presto per tracciare un bilancio. Mettiamoci comodi e prepariamo i pop corn. Andrà tutto bene? Speriamo...