Sainte-Anne-d'Auray, la prova che Dio non può fallire
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Il santuario bretone celebra il 4° centenario delle apparizioni di Sant'Anna a Yves Nicolazic. Sin dalle origini è una storia di ricostruzione e rinascita laddove tutto sembra perduto, compresa l'eclatante conversione del "diavolo della Bretagna".

«L'Altissimo si degna di rivelare i misteri ineffabili del Regno dei Cieli innanzitutto ai piccoli. Per questo, per grazia di Dio, Sant'Anna, madre della dolcissima Vergine Maria, è apparsa miracolosamente al contadino Yves Nicolazic affinché la fede del popolo di Bretagna arda di una rinnovata fiamma spirituale». Così Leone XIV rievoca le origini del santuario di Sainte-Anne-d'Auray, nella lettera al cardinale Robert Sarah, giunto nella località bretone per presenziare, in veste di delegato papale, alle celebrazioni per il 4° centenario delle apparizioni, avvenute tra il 1623 e il 1625. Sul posto fu costruita – anzi, come vedremo, ricostruita – una cappella, sostituita nel XIX secolo dall'attuale basilica, che nel 1996 ricevette la visita del pellegrino più illustre, San Giovanni Paolo II.
A partire dall'estate 1623 Yves Nicolazic, un contadino benestante e molto pio del villaggio di Keranna, ebbe ripetute visioni. La prima di esse avvenne nella sua casa: un chiarore accecante in cui distingueva soltanto una mano che reggeva una torcia. Il fenomeno si manifestò più volte successivamente. L'apparizione “decisiva” avvenne però presso una fontana dove scorse una dama maestosa, in abito bianco... e in mano reggeva una torcia. La vide ancora in seguito, ma soltanto nella notte tra il 25 e il 26 luglio 1624 gli disse il suo nome: «Me zo Anna Mam Mari» («Sono Anna, la madre di Maria») e aggiunse: «Dite al vostro rettore che nel campo chiamato il Bocenno sorgeva un tempo, prima ancora che vi fosse un villaggio, una cappella intitolata al mio nome. Era la prima in tutto il paese. È in rovina da 924 anni e 6 mesi. Voglio che sia ricostruita al più presto e che voi ve ne occupiate, perché Dio vuole che io sia onorata lì, Dio vuole che voi veniate lì in processione...».
A conferma della sua richiesta, in una successiva apparizione nel marzo dell'anno seguente gli chiese di portare con sé i vicini e li condusse fino al campo di Bocenno, dove ritrovarono sepolta una statua di Sant'Anna, “reliquia” e prova dell'esistenza dell'antico edificio di culto. La prima Messa celebrata sul posto il 26 luglio 1625 segnò ufficialmente l'inizio della devozione e dei pellegrinaggi. Yves e sua moglie Guillemette, che non potevano avere figli, ne ebbero quattro: Yves (come il padre) e Julien morirono in tenera età, mentre sopravvissero Jeanne e Sylvestre, che divenne sacerdote. L'agricoltore nel frattempo era divenuto costruttore e direttore dei lavori per la ricostruzione della cappella, salvo poi farsi da parte per sfuggire alla curiosità dei pellegrini. Morì il 13 maggio 1645, confidando: «Vedo la Santa Vergine e la signora Sant'Anna, la mia buona Patrona!».
Ma c'è una “storia nella storia” avvenuta all'ombra di Sant'Anna a soli dodici anni di distanza da quei fatti. Questa storia straordinaria, che qui accenniamo solo per sommi capi, fu la conversione del “diavolo della Bretagna”: così la gente chiamava Pierre Le Gouvello, signore di Keriolet, una sorta di alter ego di Yves. Tanto quest'ultimo era mite e devoto, quanto l'altro era dissoluto e malvagio. Neanche a dirlo, Pierre si faceva scherno di tutti quei devoti che andavano a pregare Sant'Anna. La sua totale attrattiva per il male faceva eccezione solo in due aspetti: non rifiutava mai l'elemosina, pur reagendo sdegnato quando un mendicante gli assicurava le sue preghiere; e per quanto appaia contraddittorio aveva mantenuto l'abitudine, forse dall'infanzia, di dire un'Ave Maria ogni giorno.
A salvarlo fu una visione dell'inferno: vide il luogo che gli era destinato se avesse proseguito con la sua condotta. Sul momento non bastò: dopo aver trascorso due mesi in una certosa ne uscì riprendendo a vivere peggio di prima. Finché non gli accadde di assistere a degli esorcismi e ancora una volta fu il demonio a metterlo di fronte alla sua condizione, per bocca di una donna posseduta: gli rivelò lo stato della sua anima e lo avrebbe precipitato con sé se non fosse stato... per quell'Ave Maria. Questa volta il cambiamento di Pierre fu autentico e radicale. Si fece penitente e pellegrino, si ritirò nel suo castello ricevendo prevalentemente religiosi e poveri, vivendo lui stesso come religioso. In seguito divenne sacerdote e addirittura esorcista, proprio lui che del diavolo era stato schiavo. Sant'Anna, un tempo schernita, divenne destinataria delle sue donazioni a beneficio dei poveri, e dei suoi continui pellegrinaggi fino alla fine: vi si recava ogni mercoledì e sabato, celebrandovi la Messa e distribuendo elemosine. Qui, l'8 ottobre 1658, rese l'anima a Dio dopo aver rischiato di svenderla al diavolo.
La straordinaria conversione di Pierre Le Gouvello, la grazia dei figli dopo la lunga attesa per Yves e Guillemette, la stessa ricostruzione del tempio perduto testimoniano che sin dalle origini quella di Sainte-Anne d'Auray è una storia di rinascita laddove tutto sembra perduto. «Il piano di Dio non può fallire», sottolinea il vescovo di Vannes, mons. Raymond Centène, nella sua lettera pastorale per il giubileo del santuario: «Dopo 924 anni e sei mesi la cappella è ricostruita. Di fronte alla secolarizzazione attuale possiamo talora sentirci impotenti, pensare che il cristianesimo ha fatto il suo tempo. (…) Come il tempio di Gerusalemme è stato ricostruito dopo l'esilio, la cappella di Keranna è stata ricostruita e lo è stata nuovamente dopo la Rivoluzione» (tra le cui illustri vittime si annovera anche la statua originaria di Sant'Anna, che finì bruciata durante il saccheggio della chiesa). È «il disegno di Dio» – ricorda ancora mons. Centène – che «si dispiega nella storia degli uomini, attraverso gli scossoni di questa medesima storia, ma senza che venga mai meno la sua potenza».