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VERSO IL VOTO

Rosatellum 2.0, tra Pd e FI torna aria di Nazareno

Si chiama “Rosatellum 2.0” ed è il testo depositato in commissione Affari costituzionali della Camera. Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare sono pronti a votarlo con il Pd. Ma i malumori albergano ovunque.

Politica 22_09_2017
Il Dem Fiano, proponente del Rosatellum 2.0

Il Presidente Mattarella aveva auspicato un’intesa sulla legge elettorale per scongiurare i rischi di ingovernabilità. Dalle trattative sotterranee tra Forza Italia e Pd matura una nuova soluzione per uscire dall’impasse e assicurare uniformità di sistema di elezione tra Camera e Senato. Ma il problema saranno i franchi tiratori all’interno dei due maggiori partiti.

Si chiama “Rosatellum 2.0”, dal nome del capogruppo dei deputati Pd alla Camera, Ettore Rosato ed è il testo depositato dal deputato Pd Emanuele Fiano in commissione Affari costituzionali della Camera. Ufficialmente Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare sono pronti a votarlo con il Pd, ma forse in modo non compatto. Esso prevede un sistema misto su base proporzionale con un correttivo maggioritario: 231 collegi uninominali, che costringono a fare accordi prima del voto, e, nel proporzionale, uno sbarramento al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni. I seggi verrebbero distribuiti per il 36% col sistema maggioritario e per il 64% con il proporzionale. Per assegnare quelli col criterio proporzionale, le liste sarebbero cortissime, da 2 a 4 candidati, e non sarebbe ammesso il voto disgiunto.

I proponenti, quindi i vertici Pd, avvertono che si tratta dell’ultimo tentativo, prima che si proceda per decreto e che si uniformino i due sistemi di voto di Camera e Senato usciti dalle sentenze della Corte Costituzionale.

Su questo testo si sono create convergenze prevedibili e si sono registrati dissensi altrettanto scontati. I renziani con questo sistema potrebbero costringere i riottosi oppositori interni ed esterni (anche gli scissionisti bersaniani) a fare alleanze prima del voto, al fine di conquistare i collegi uninominali, decisivi per la vittoria finale, vista la frantumazione che si registrerebbe nel proporzionale. Per la ragione opposta, Mdp e Pisapia non intendono cedere, anzi minacciano di non votare più i provvedimenti del governo Gentiloni e quindi di provocare, di fatto, la fine anticipata della legislatura, qualora il “Rosatellum 2.0” venisse approvato. Alle forze politiche minori va molto meglio un proporzionale puro, che non le costringerebbe a fare accordi con Renzi e che, al contrario, consentirebbe loro di indebolire il segretario Pd, drenando voti dal suo serbatoio tradizionale.

Il Movimento Cinque Stelle grida addirittura al golpe “anticinquestellum”, perché nei collegi uninominali i candidati pentastellati avrebbero ben poche chance di prevalere sulle due coalizioni, visto che correrebbero da soli, senza fare accordi con altri. Forse soltanto in alcuni collegi in Sicilia i grillini potrebbero sperare di prevalere sul candidato di centrodestra e su quello di centrosinistra.

Contraria al nuovo accordo anche Giorgia Meloni, che preferisce di gran lunga un proporzionale puro, certa com’è di superare lo sbarramento del 3%.

La proposta Fiano sembra fatta apposta per aiutare Alfano, garantendogli qualche collegio sicuro nell’uninominale, dove il Ministro degli esteri farebbe accordi col Pd e il centrosinistra, assicurandogli la soglia del 3% nel proporzionale. Nonostante molti esponenti di Alternativa popolare stiano per traslocare nel centrodestra, alcuni cespugli centristi potrebbero aggregarsi tra loro per raggiungere quella fatidica soglia e fondare un soggetto politico unitario con Alfano. Ovviamente quest’ultimo ha tutto l’interesse a blindare l’intesa col Pd prima delle elezioni regionali siciliane del 5 novembre, che potrebbero regalargli una cocente sconfitta e indebolirlo nella trattativa con Renzi.

Ma i malumori per il “Rosatellum 2.0” serpeggiano anche nel centrodestra, non solo in casa dem. Dentro Forza Italia c’è una spaccatura profondissima tra l’ala nordista di Romani e Gelmini, che è certa di fare il pieno di collegi uninominali grazie all’appoggio della Lega, fortissima in Lombardia, Veneto e Piemonte, e la componente meridionale capitanata da Mara Carfagna, che punta i piedi e non è entusiasta della nuova intesa col Pd sul sistema elettorale. Al sud, infatti, Forza Italia non ha un alleato altrettanto robusto come il Carroccio, e rischia di soccombere in gran parte dei collegi uninominali, stante la forza del centrosinistra e dei Cinque Stelle.

Ci sono dunque tutte le premesse perché anche quest’accordo salti. L’antigrillismo non basta a far coalizzare tra loro tutte le forze politiche di centrodestra e centrosinistra. Chi, dentro i partiti tradizionali, è certo di non rientrare in Parlamento se passa il “Rosatellum 2.0”, farà di tutto per boicottarlo. Il ragionamento è: meglio avere speranze di fare il deputato o il senatore, anche d’opposizione, piuttosto che rimanere a casa facendo vincere il proprio partito. La poltrona prima di tutto.