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Corte di Giustizia europea

Romania sotto processo

La rumena M-M.A. "cambia" sesso in UK, ma la Romania non riconosce il nuovo sesso. La Corte di Giustizia UE condanna lo Stato.

Gender Watch 07_10_2024

M.-A.A. è una donna che è nata in Romania nel 1992. Poi si trasferisce nel Regno Unito. Nel 2016 acquisisce la cittadinanza britannica. Nel 2017 “cambia” sesso. Quindi chiede alla Romania di riconoscere la sua nuova identità anagrafica, ma la Romania respinge la richiesta dicendo che il suo periodo di transizione si era concluso dopo la Brexit e quindi il Regno Unito non era più membro dell’UE. In tal senso la Romania non era più obbligata a riconoscere il nuovo status anagrafico redatto in UK.

M-A.A. allora decide di ricorrere alla Corte di Giustizia europea e vince la causa. Quest’ultima sostiene che il cambiamento di sesso è iniziato prima della Brexit e quindi la Romania deve riconoscere la nuova anagrafica formatisi in UK.  Altrimenti la Romania ostacolerebbe il diritto alla libera circolazione e al soggiorno di M-A.A., sanciti dall’UE.

La Corte di Giustizia dichiara che le decisioni del governo rumeno «ostano a una normativa di uno Stato membro che non consente di riconoscere e di annotare nell’atto di nascita di un cittadino di tale Stato membro il cambiamento di prenome e di identità di genere legalmente acquisito in un altro Stato membro durante l’esercizio della sua libertà di circolazione e di soggiorno, con la conseguenza di costringerlo ad avviare un nuovo procedimento, di tipo giudiziario, per il cambiamento di identità di genere in tale primo Stato membro, procedimento che prescinde da tale cambiamento già legalmente acquisito in tale altro Stato membro».

Ancora una volta la UE si sostituisce ad uno stato membro in materia di principi non negoziabili. Il pensiero unico non tollera eccezioni e gli stati devono chinare il capo, altrimenti è “guerra”.