Roma e Torino, le utopie a 5 Stelle
Tutto nelle mani del pubblico, diritti degli animali, trasporti eco-sostenibili, educazione gender, reddito di cittadinanza, riciclo, baratto... Sono i punti del "programma pazzesco" proposto da Virginia Raggi a Roma e da Chiara Appendino a Torino. E ora diventeranno realtà. Sempre che la realtà si pieghi alle esigenze delle utopie del M5S
I due terzi dei cittadini romani, esasperati dagli scandali e dalla mala amministrazione di giunte di destra e sinistra, hanno votato per la candidata pentastellata Virginia Raggi, la prima sindaco donna della capitale. Nelle stesse elezioni amministrative, più della metà dei torinesi, stanca di un trentennio di giunte di sinistra, ha scelto un’altra candidata pentastellata: Chiara Appendino.
Sono state analizzate ampiamente le cause di questo voto, che è già passato alla storia, sottolineando le ragioni “a contrario”: un voto contro il sistema, contro gli sprechi, contro la vecchia classe politica. Ma pochi hanno detto a cosa aspirano le nuove donne sindaco e cosa potrebbero diventare Roma e Torino dopo cinque anni di una loro amministrazione. Eppure i programmi sono lì da vedere, pubblicati online da mesi, considerati un punto di forza dal Movimento 5 Stelle, una formazione politica che vuol presentarsi proprio per la sua proposta più che per i suoi leader, soggetti a un controllo serrato da parte della sua classe dirigente.
“Abbiamo un programma pazzesco”, dichiarava la Raggi all’indomani della sua vittoria. In effetti, almeno alcuni punti programmatici sono da considerarsi “pazzeschi” in tutti i sensi. In una città che ha un grave problema di budget, con un debito progresso di 12 miliardi di euro, la politica pentastellata prevede massicci investimenti pubblici. Tutto è pubblico, tutto è per il pubblico, niente contro o al di fuori del pubblico: parafrasando il filosofo Giovanni Gentile, è così che si potrebbero riassumere le “11 passi per Roma”. L’acqua, che è già gestita dal pubblico (il referendum per la “privatizzazione” della gestione è stato vinto dai fautori dell’acqua pubblica nel 2011), viene ulteriormente ri-statizzata, con il controllo delle quote gestite dall’Acea. Sono previsti massicci investimenti per la riqualificazione delle scuole, che per la neo-sindaco è solo statale. Di quella paritaria non si legge nemmeno una riga: di fatto non esiste ai suoi occhi. Nel capitolo sull’urbanistica leggiamo subito che il criterio guida è: “Garantire la prevalenza dell’interesse collettivo su quello privato”. Per garantire il “diritto alla casa”, si afferma il principio in base al quale “Il sistema abitativo deve essere considerato come un servizio pubblico”.
Penalizzato il privato e incentivato il pubblico anche nel sistema dei trasporti, settore di primo piano nel programma pentastellato. Le auto individuali non avranno più spazio, nel senso fisico del termine: “Le vie e le piazze andranno ridisegnate privilegiando il trasporto pubblico, i pedoni e i ciclisti. Si andrà in questa direzione attraverso l'introduzione di aree pedonali, zone 30 e un adeguato arredo urbano capillare”. Oltre a incentivi per auto e bici in condivisione, l’Atac (l’azienda trasporti), una delle cause del profondo rosso di bilancio, non solo viene saldamente mantenuta in mani pubbliche, ma addirittura ampliata: “da una reinternalizzazione delle lavorazioni e dei servizi, e ove questo non sia possibile, da un affidamento mediante procedure che garantiscano la massima trasparenza, concorrenza ed economicità”. Per garantire maggior scorrevolezza al traffico di bus a scapito di quello delle auto, si prevede: “un sistema di asservimento semaforico potrà consentire ad autobus, tram e taxi di aumentare notevolmente la velocità commerciale”. In un dibattito televisivo pre-elettorale, la Raggi spiegava di voler introdurre semafori a controllo satellitare che diventano verdi per i mezzi pubblici e rossi per i privati. Pazzesco? E’ comunque nel programma. Forse si mirerà anche alla costruzione di una funivia…
Il verde dell’ecologismo è il colore dominante in tutte le 11 proposte. Saranno abolite le tradizionali botticelle, le carrozze che portano a spasso i turisti. Al loro posto dovranno pedalare gli uomini. Sarà abolito lo zoo, sostituito da un centro di recupero di animali esotici sequestrati ai loro illegittimi proprietari. Il Papa ha appena fatto in tempo a incontrare gli ultimi circensi con i loro animali, perché d’ora in poi saranno banditi dalla capitale italiana i circhi che usano animali. In compenso ci saranno molte altre nuove aree per cani e una spiaggia a loro dedicata sul litorale romano. I rifiuti di una città di tre milioni di abitanti non dovranno essere più seppelliti, né bruciati negli inceneritori: la nuova giunta promette di riciclarli tutti, in una città in cui solo il 35% dei rifiuti è, per ora, raccolto con la differenziata. La Raggi, nei suoi dibattiti televisivi, ha spiegato di voler dare ad ogni famiglia un kit di pannolini lavabili. E di costituire cooperative di lavatori (per aumentare i posti di lavoro).
A proposito di posti di lavoro e rilancio dell’economia locale, le proposte pentastellate sono nette: reddito di cittadinanza comunale e reintroduzione del baratto. Sì: baratto, effettuato attraverso monete complementari di uso esclusivamente locale. Da un lato il programma punta sul turismo, dall’altro propone come soluzione un irrigidimento della tassazione sul soggiorno, con tanto di promessa di lotta all’evasione degli operatori. Saranno promossi i “gruppi di acquisto solidale”, riattate le vecchie botteghe storiche, pianificate le turnazioni delle licenze, rilanciati i mercati rionali. Tutto a spese del pubblico.
Se questo è ciò che attende la capitale, a Torino il programma è molto simile. Ma Chiara Appendino pone molto di più l’accento sull’educazione dei suoi cittadini. I torinesi, d’ora in avanti, dovranno essere educati, con programmi promossi dal comune nelle scuole, ad accettare i diritti Lgbt, “combattendo il primo grande nemico che è l’ignoranza, con campagne di informazione e di sensibilizzazione, ma soprattutto costruendo una struttura sociale intorno a questi temi”. Saranno educati al rispetto dell’ambiente “in merito alla strategia ‘rifiuti zero’, raccolta differenziata, alimentazione e spreco alimentare”. Saranno organizzate campagne educative destinate ai proprietari di animali, perché “la maleducazione del proprietario genera intolleranza dei cittadini nei confronti degli animali stessi”. Saranno educati a privilegiare i mezzi pubblici rispetto a quelli privati: la Appendino è contro la Tav, ma nel suo programma afferma di voler trasferire il traffico merci su rotaia. Al posto dei furgoni per le consegne, vorrebbe usare i tram da trasporto.
La prima cosa che vien da chiedersi è: tutte queste proposte hanno una loro coerenza? A giudicare dagli scritti del defunto Gianroberto Casaleggio, sì. Sono parte di un disegno organico e coerente al suo interno, che mira a trasformare la società. Casaleggio sognava una società senza religioni, senza confini, senza massonerie, organizzata a “rete” dove tutto è deciso da referendum online, in tutto il mondo. Nelle politiche locali proposte dai pentastellati, qualunque settore è sottoposto al controllo di enti pubblici perché gli enti pubblici, a loro volta, dovrebbero essere controllati h24 dai cittadini. Le parole d’ordine “trasparenza” e “partecipazione” appaiono in ogni punto programmatico, più ancora che nel programma sovietico della glasnost di Michail Gorbachev. Se tutto è nelle mani del pubblico, però, non è detto che i cittadini sappiano controllarlo. E per questo subentra il secondo aspetto di questa politica: il cittadino deve essere educato a controllare. Ma educato secondo le linee guida del Movimento: di qui tutte le linee guida al rispetto di ambiente, animali, diritti Lgbt, mobilità sostenibile, ecc… come leggiamo nel programma di Torino. Alla fine, è un circolo vizioso: è il partito che esprime la “volontà generale”, sa qual è il vero bene del popolo, lo indirizza al suo stesso bene, lo educa ad esprimerlo. In passato erano i partiti comunisti che ragionavano secondo questo schema e sappiamo tutti come andò a finire. Andrà tutto bene, finché questi programmi non si scontreranno con la realtà. Dopodiché, sarà la realtà a doversi adeguare.