Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
FIT FOR 55

Rivolta contro l'assurdità del Green Deal europeo

Rivolta contro il Green Deal europeo, il piano ecologista Fit for 55, presentato da Ursula von der Leyen. Ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 richiederebbe azzerare l'economia dei combustibili fossili. I costi della transizione graveranno su famiglie, imprese e consumatori. Si oppongono sette commissari, i Paesi dell'Europa centrale e gli industriali.

Esteri 18_07_2021
Ursula von der Leyen

Il piano europeo green, ‘Fit for 55’ presentato in pompa magna il 14 luglio si compone di 13 proposte legislative sull’energia e sul clima, che hanno lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e punta chiudere definitivamente con l’economia dei combustibili fossili, attraverso un aumento di tasse per tutte le attività inquinanti e sull’emissioni di CO2.

Il costo di questa transizione graverà su famiglie, consumatori e le imprese. Man mano che pale eoliche e pannelli solari sostituiranno gli idrocarburi si dovranno sostituire i parchi macchine e aumenteranno le bollette, i beni di largo consumo prodotti con l’elettricità o idrocarburi e le aziende saranno costrette scaricare i maggior costi sui consumatori finali: le famiglie. Il Fondo Sociale per la transizione climatica, di cui non si conosce né il portafoglio miliardario, né quando sarà disponibile, dovrebbe redistribuire alle famiglie dei più povere i denari per sopravvivere alla ‘transizione verde’.

L’Europa diventa un mega "Stato socialista", a cui tutti versano un parte delle loro tasse che poi essa decide come redistribuire alla famiglie. Quali famiglie? A partire da quale reddito? Ci sarà un calcolo che considera anche il numero dei figli, il Paese e l’area del Paese in cui esse vivono? Tutto è avvolto nel mistero. Parliamo di questioni cruciali alla quale la Commissione non vuole o, ancor peggio, non può rispondere, perché ha anteposto l’ideologia verde alla realtà concreta dei cittadini.

L’ulteriore problema del "piano verde" è la tassazione sui prodotti industriali costruiti emettendo CO2, sia all’interno dell’Europa, sia per quei Paesi che vogliono esportare i propri prodotti sul mercato europeo. Australia e USA hanno già minacciato il ricorso al WTO, organizzazione sul libero scambio, per bloccare questa follia europea che, bene che vada, impoverirà ulteriormente la quantità e qualità di prodotti sul mercato intero, ma rischia anche di escludere i consumatori europei (a basso e medio reddito) dalla reale possibilità di acquistare prodotti di qualità e costi bassi solo perché provenienti da Paesi come India, Cina, Messico, Pakistan o Paesi asiatici.

Ebbene, oltre alla polemiche interne alla Commissione a cui abbiamo accennato i giorni scorsi, nelle ultime 48 ore sono scese in campo Germania,Spagna, Italia e Francia, oltre a gran parte dei Paesi del centro Europa. Il Financial Times di giovedì racconta che “la Francia, la Spagna, l'Italia, la Lettonia, l'Irlanda e la Bulgaria hanno sollevato preoccupazioni sull'impatto sui cittadini durante una riunione degli ambasciatori dell'UE mercoledì scorso, quando sono stati informati solo in seguito alla presentazione del ‘piano verde’ e… la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha affrontato una rivolta di almeno sette dei suoi 26 commissari.” L’Ungheria ha già detto che non voterà questa proposta della Commissione per gli effetti devastanti su famiglie ed imprese del Paese, mentre si sta lavorando ad una posizione di comune critica del Gruppo di Visegrad.

Le riforme avranno bisogno del sostegno di una maggioranza qualificata dei governi dell'UE e del Parlamento europeo per entrare in vigore. Solo per il Vice Presidente Timmermans, il pacchetto di misure proposte va difeso dicendo, all’incontro con la Commissione Ambiente del Parlamento europeo, che “chiederemo molto ai nostri cittadini e chiederemo molto alle nostre imprese ma lo facciamo per una buona causa”. Quale causa? Venire indicati come i primi della classe? A che scopo, visto che tutti gli altri player mondiali aumentano la produzione ed il consumo di energie da idrocarburi (petrolio e gas naturale) e carbone? Ci vogliamo ancora raccontare dell’aria pulita che stazionerà come un monolite di ossigeno sui cieli europei? Tutta l’industria tedesca è apertamente contraria alle misure presentate dalla Commissione: “Il piano è ambizioso, ma ‘mancano risposte importanti alle domande centrali’, ha affermato Sigfried Russwurm, presidente di BDI, la potente associazione industriale tedesca. ‘Non è sufficiente essere solo un modello per il mondo’, ha aggiunto Wolfgang Große Entrup, amministratore delegato di VCI, l'associazione dell'industria chimica tedesca. ’L’esperimento di laboratorio dell'UE con le tasse alle frontiere è pericoloso e già destinato al fallimento", ha avvertito Entrup, aggiungendo che la proposta non riuscirebbe a proteggere le esportazioni delle aziende europee verso i mercati internazionali. Tutta l’industria della produzione di auto, in questi anni spinta a costruire motori sempre più puliti ora si trova spiazzata dalla decisione di vietare l’uso di autovetture che usano idrocarburi entro il 2035. Lo stesso vale per i costruttori di aerei e le compagnie aeree dei Paesi europei, che si troveranno fuori dal mercato europeo in poco più di un decennio.

Ogni famiglia politica europea, tranne i Socialisti che devono difendere il loro Vice Presidente della Commissione e Commissario per il Green Deal Franz Timmermans, è fortemente critica con il piano presentato ‘Fit for 55’.  Oltre ai Liberali, ai Popolari e ai Conservatori anche i Verdi europei sono contrarissimi alla proposta della Commissione perché la ritengono troppo timida e poco efficace nel salvaguardare le foreste ed il clima sul continente. C’è chi si preoccupa per le famiglie, chi per le industrie ed il lavoro e chi per i boschi ed i fiordi. Volete sapere chi invece ha applaudito allo show di Ursula Von der Leyen? I giganti degli investimenti globali come l’Allianz Global Investors e gli speculatori d’oltreoceano come Bloomberg. La lista dei plaudenti si sta allungando, tra essi ora contiamo anche gli sciacalli che strumentalizzano le morti delle inondazioni tedesche ed invocano il ‘dio Green’, invece di un semplice ‘Eterno riposo…’.