Riscaldamento della Terra, una panzana globale
Non è vero che il riscaldamento della Terra dipende dalla presenza in atmosfera di alte percentuali di anidride carbonica. La cosa appare tanto più chiara dai dati relativi agli ultimi 15 anni: non solo la temperatura della Terra non è aumentata, come dicono alcuni, ma c’è stata addirittura una leggera diminuzione.
Secondo quanto definito da Galileo Galilei, che ne è riconosciuto fondatore, il metodo scientifico per arrivare alla conoscenza dei fenomeni deve consentire al ricercatore di arrivare ad una conoscenza della realtà che sia oggettiva, affidabile, verificabile attraverso un’esperienza ripetibile. Per poterla raggiungere, occorrerà verificarne i dati attraverso una rigorosa analisi matematica.
Quelle codificate da Galileo non erano novità assolute: la necessità di utilizzare questo metodo, cioè di porre a fondamento della conoscenza i fatti conosciuti e spiegarli mediante il ragionamento sulla loro causa, era già in Aristotele, in San Tommaso d’Aquino («la verità è … l’adeguamento dell’intelletto e della cosa») e in tanti altri (da Archimede a Leon Battista Alberti e Leonardo da Vinci). Bisogna ammettere che in molti casi esistano grandi difficoltà per arrivare a una definizione di fenomeni credibile e sufficientemente provata; ma in questi casi onestà intellettuale (e scientifica) vorrebbe che i dati ai quali si è giunti fossero presentati per quel che sono, cioè ipotesi non sufficientemente provate. E questo vale soprattutto quando dalla grandezza del dato di arrivo si vogliano far dipendere scelte politiche ed economiche altamente impattanti.
Questo ragionamento ha valenza generale: ma qui io preciso che sto parlando di variazioni climatiche, dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), delle scelte politiche ed economiche che derivano dalle relazioni dell’Ipcc per come vagliate e recepite dalle istituzioni politiche, delle conseguenti scelte di politica economica. I modelli di variazioni climatiche presentati durante tutta la sua vita dall’Ipcc sono errati; in particolare è errata l’ipotesi mai posta in discussione per la quale il riscaldamento della Terra dipende dalla presenza in atmosfera di alte percentuali di anidride carbonica. La cosa appare tanto più chiara dai dati relativi agli ultimi quindici anni: non solo la temperatura della Terra non è aumentata secondo le previsioni dei modelli Ipcc, ma c’è stata addirittura una leggera diminuzione; e questo in presenza di una concentrazione di CO2 in atmosfera costantemente crescente.
Migliore dimostrazione non potrebbe essere data dell’indipendenza delle variazioni climatiche dall’attività dell’uomo. Il riscaldamento globale è una balla; l’antropogenicità del riscaldamento globale è una balla ancora più grossa; l’Ipcc e il sistema creato intorno ad essa sono imbrogli; le prescrizioni che ne derivano sono imbrogli effettuati al fine di truffare ingenti somme a Stati e imprenditori, per muoverli verso operatori spregiudicati che controllano le istituzioni coinvolte nel processo, o vi partecipano (vedi il presidente dell’Ipcc, Rajendra K. Pachauri, titolare di grandi imprese nel settore delle energie rinnovabili). Tra le conseguenze minori di questo fatto c’è la pochezza delle giurie che hanno attribuito alla marionetta marpiona Al Gore premio Nobel e Oscar.
Se è così – ed è così – gli accordi internazionali sul clima sono solo strumenti per consentire a chi li gestisce di fare valanghe di quattrini, affidando loro il controllo su tutti gli aspetti della vita. Il che avviene affidando loro il potere di selezionare combustibili, tipologia di impianti industriali, processi, prodotti, stili di vita. È la prima volta che viene creato un meccanismo di controllo esteso a tutto il pianeta; sebbene non sia ancora pienamente efficace, questo sistema tende a controllare tutte le aree geografiche, tutte le realtà statali e infrastatali, tutte le realtà imprenditoriali e perfino la vita dei singoli.
Occorre rendere omaggio a chi ha saputo creare a suo vantaggio uno sistema tanto produttivo, intuendo il processo di globalizzazione che stava iniziando e creando lo strumento per ottimizzarne lo sfruttamento, nell’interesse esclusivo dei gestori. E consideriamo che non parliamo di noccioline: l’impegno economico annuale per foraggiare tutto questo movimento rasenta i quaranta miliardi di euro da parte dei governi, ai quali vanno aggiunti altri 400 miliardi da parte dalle istituzioni finanziarie, tutti soldi provenienti anche dalle nostre tasche. E scusate se è poco.