"Riportiamo gli italiani a casa", parte l'interrogazione parlamentare
“Ci rivolgiamo al Ministro Di Maio per accelerare i voli di rimpatrio dei circa 8mila nostri connazionali, attualmente impossibilitati a rientrare per effetto della esorbitante lievitazione di costi dei biglietti aerei". Gli articoli della NBQ si traducono in una nuova interrogazione parlamentare depositata in Senato da Giovanbattista Fazzolari (FdI)
“Ci rivolgiamo al Ministro Di Maio per accelerare i voli di rimpatrio dei circa 8mila nostri connazionali, attualmente impossibilitati a rientrare per effetto della esorbitante lievitazione di costi dei biglietti aerei proposti dalle compagnie aeree”. A chiederlo è il senatore Giovanbattista Fazzolari, primo firmatario dell’interrogazione parlamentare che è stata depositata in Senato da Fratelli d’Italia (Atto n. 4-03321, del 5 maggio 2020, vedere documento qui).
L’interrogazione è partita a seguito degli articoli della Bussola Quotidiana (leggere gli articoli qui e qui): “secondo la testata La Nuova Bussola Quotidiana, inoltre, 400 connazionali sarebbero attualmente in questa situazione solamente in Argentina, e tra di essi, vi sarebbero anziani, donne in stato di gravidanza, genitori separati da figli oltre a molte persone che non hanno sufficienti mezzi materiali per prolungare la permanenza all'estero, mentre i biglietti aerei dell'ultimo volo partito da Buenos Aires e diretto a Roma sarebbero stati venduti al prezzo di euro 1.881 a persona”, si legge nel documento.
“Simili situazioni si registrano inoltre in Messico, Bolivia e numerosi altri Paesi dell'America Latina, dove i prezzi proposti ai nostri connazionali per il rientro in Italia dalle compagnie aeree vanno dagli euro 2.000 ai 9.000 e dove peraltro, secondo alcune testimonianze, le Ambasciate del luogo non danno risposte risolutive, ma anzi spesso disorientanti, continuando a garantire voli, ma a prezzi esorbitanti ed eccessivi”, prosegue.
Si chiede al Ministro “quali tempestivi interventi di protezione sociale intenda adottare al fine di consentire a tutti i nostri connazionali, attualmente bloccati all'estero o impossibilitati al rientro in Patria per effetto della esorbitante lievitazione di costi dei biglietti aerei”. Inoltre, si sollecita una spiegazione sul mancato utilizzo del programma europeo dei rimpatri, nonostante ci siano “migliaia di cittadini italiani all'estero esposti a gravissimi rischi sociali, economici e sanitari”, “come dimostrano i numeri di cittadini di vari Stati membri rimpatriati mediante tale meccanismo con forti sperequazioni ad evidente, preponderante e difficilmente giustificabile vantaggio e primato della Germania”.
Fazzolari ha chiesto la massima attenzione del Ministro competente per garantire un vero ritorno in sicurezza dei connazionali dall’estero, attraverso il Meccanismo europeo di protezione civile attivato dall'inizio dell'emergenza. “Dai dati ufficiali pubblicati dalla Commissione Europea emerge, infatti, una forte e difficilmente giustificabile sperequazione nel ricorso a tali fondi da parte dei vari Stati membri: su un totale di 56.219 cittadini europei rimpatriati, il 57,4 per cento sono tedeschi (32.280 cittadini), il 42,6 per cento sono cittadini degli altri 25 Stati Membri (23.939); il dato relativo all'Italia è pari a 1.133 italiani rimpatriati, con un rapporto dunque pari a 1 italiano per 28 tedeschi rimpatriati attraverso questo meccanismo”.
In attesa di queste risposte ma soprattutto di azioni concrete, la situazione sta diventando ogni giorno più preoccupante, soprattutto in Paesi allo stremo come il Venezuela o il Messico, dove alla pandemia si aggiungono i problemi locali: nel primo non si trova la benzina e nel secondo la violenza tra i cartelli della droga non è in lockdown, per cui in tutti e due i casi risulta davvero un’impresa riuscire ad arrivare all’unico aeroporto internazionale esistente.
“Siamo abbandonati dal governo italiano”, ha denunciato con molta ammarezza Robyelyz Esser Schotborgh dal Venezuela. “Di qua sono usciti due voli di rimpatrio privati fino a Madrid, organizzati dal consolato italiano in Venezuela, e i biglietti costavano il doppio di un volo commerciale normale della stessa tratta. Ma c'è un problema più grosso, qui non c'è benzina! Io mi trovo a Barquisimeto (a 5 ore in macchina dell’aeroporto), quindi non ho avuto modo di arrivare all’aeroporto di Maiquetia e non ho potuto prendere nessuno dei due voli. Per il momento non hanno organizzato più niente!”.