Italiani bloccati in Sud America, abbandonati da Roma
Centinaia di italiani sono rimasti bloccati in America Latina dall'inizio dell'emergenza Covid-19. La possibilità di tornare con un volo c'è, ma i prezzi sono impossibili, anche di migliaia di euro. Eppure l'Italia ha aderito alla protezione civile europea, che stanzia fondi per rimborsare il rientro di cittadini europei. Dove sono finiti quei soldi?
“Italiani truffati con la complicità dello Stato”. È la denuncia di Carlo Collovà dall’Argentina, impossibilitato a rientrare a casa a seguito dell’emergenza Covid-19. “Qualcuno ha dato il permesso all’Italia di fare voli commerciali a 1.800 € solo andata Buenos Aires – Roma, quando normalmente questa tratta costa da 400 a 500€, quindi quattro volte il costo. Mentre la Spagna fa dei voli che sono gestiti e venduti dall’ambasciata a un prezzo di 400€, utilizzando dei fondi della Protezione Civile Europea che sono a disposizione di tutti gli Stati, di cui l’Italia inspiegabilmente non usufruisce”, ha dichiarato su Facebook.
Questi sono i “voli speciali per il rimpatrio di connazionali” che offre la Farnesina. “Ad oggi oltre 60mila italiani provenienti da oltre 90 paesi e tramite 420 mezzi commerciali, sono tornati in Italia in sicurezza grazie a voli commerciali speciali programmati e organizzati tramite il supporto della Farnesina”, ha annunciato con la sua abituale petulanza il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nella seduta delle commissioni congiunte III Affari Esteri Camera e 3^ Affari Esteri Senato di giovedì 16 aprile. Ma il ministro non ha detto che questi “voli speciali” sono pagati dalle tasche dei cittadini a prezzi allucinanti. Ecco la sicurezza che offre il governo giallo-rosso!
Solo in Argentina sono bloccati altri 400 connazionali italiani, “tra cui anziani, donne incinte, genitori separati dai figli e molte persone che hanno finito i soldi”. Lo hanno denunciato Luca Sguazzini e Sara Bertagnolli con un video, sempre su Facebook: “Vediamo i cittadini di altre nazioni tornare in patria con voli speciali organizzati dal governo a prezzi sostenuti, ad esempio Stati Uniti, Canada, Germania, Svizzera, Francia e Spagna”. Invece, l’Italia fa pagare prezzi allucinanti ai suoi concittadini per avere il diritto di tornare a casa.
Così è partito il volo dello scorso 23 aprile, che ha portato 137 persone da Buenos Aires fino a Roma, tra le quali c’era la nuova ambasciatrice dell’Argentina presso la Santa Sede, Maria Fernanda Silva. I biglietti sono stati venduti sul sito di Alitalia alla modica cifra di 1.881€ a persona. Ma come se non bastasse la speculazione, 32 persone sono state lasciate a terra per overbooking, nonostante abbiano pagato la scandalosa cifra. “Alitalia si sta approfittando di noi con la complicità dello Stato. Noi siamo qui che aspettiamo il rimpatrio da un mese. È una cosa vergognosa”, ha postato Collovà su Facebook.
La spiegazione a questa assurdità? “Si tratta di voli a pagamento che vengono concordati tra la Farnesina e le compagnie e che non sono previsti in tempi ordinari. Gli aerei viaggiano vuoti all’andata mentre al ritorno ospitano, nel caso dell’emergenza coronavirus, un numero di passeggeri minore rispetto al solito per via dei distanziamenti tra le persone, dovuti alle prescrizioni per evitare il contagio. Per questi motivi può accadere che i costi siano più alti del normale: per gli operatori sono comunque voli in perdita da un punto di vista commerciale”, ha dichiarato il senatore Alessandro Alfieri, capogruppo del PD alla Commissione Esteri del Senato. Leggere articolo qui.
E peggio ancora, la Farnesina conferma che il diritto di tornare a casa “dipende dalle esigenze commerciali delle compagnie aeree”, secondo la testimonianza di Giorgia Gerenzani, bloccata anche lei in Messico. La sua bacheca di Facebook è piena di post di italiani che dall’America Latina chiedono aiuto per tornare. Tutti si lamentano di essere abbandonati dalle autorità, le stesse autorità che poi appaiono al Senato affermando che gli italiani ritornano “in sicurezza”, quando la realtà è ben diversa. Secondo la mail che ha ricevuto Giorgia lo scorso 20 aprile dal Capo dell’Ufficio Economico-commerciale dell’Ambasciata d’Italia in Messico, il rientro degli italiani in Messico dipende dalle “esigenze commerciali delle compagnie aeree”.
“Per carità, sono tra le persone disposte a pagare un biglietto per tornare, ma cosa ne sarà di chi non potrà permetterselo? Ci sono persone che stanno finendo le medicine salvavita e anche i soldi, a furia di voli cancellati (perché i voli cancellati durante l’emergenza poi non vengono rimborsati). Come funziona, si salvano solo i ricchi? Possibile che non esista un modo di mettere davanti la salute e il diritto di tornare a casa? Come funziona?”, ha scritto Giulia su Facebook.
Ma volete sapere la cosa più buffa dietro a questa vicenda? Effettivamente l’Unione Europea ha stanziato dei fondi a disposizione degli Stati membri per organizzare il rimpatrio di cittadini europei bloccati all’estero. Secondo fonti giornalistiche, oltre 40mila persone hanno fatto rientro a casa grazie ai voli co-finanziati dall'Ue, e allora come mai dopo due mesi dall’inizio dell’emergenza i nostri connazionali sono ancora abbandonati all’estero? Perché non si tratta solo di 400 persone in Argentina o 350 in Messico; dalle testimonianze rese pubbliche attraverso i social, lo stesso accade in tutti i Paesi dell’America Latina. Migliaia di cittadini italiani sono abbandonati alla loro sorte.
Con l’emergenza i voli sono stati cancellati e non rimborsati, per poi obbligare alle persone a pagare prezzi alle stelle per un nuovo biglietto: tra 2.000€ e 9.000€ a persona per un volo verso l’Italia. E cosa succede con quelli che non si possono permettere di pagare quelle cifre? Sono ancora bloccati all’estero, come Alessio Picariello che ci ha scritto dal Messico. “Molti di noi sono in contatto con le rispettive ambasciate del luogo, ma hanno scarse risposte risolutive, spesso disorientanti, nonostante le nostre perpetue comunicazioni. Le loro risposte sono risultate essere sempre le stesse, ossia garantire voli a prezzi improponibili”.
E prosegue la denuncia di Picariello: “Sembra veramente allucinante e agghiacciante che noi come italiani siamo gli unici a non aver usufruito dei soldi stanziati dall’Unione Europea per il recupero dei suoi cittadini sparsi nel mondo. Che fine hanno fatto quei soldi? Ci è stato detto da uno di questi ambasciatori che il mandato era oramai terminato, rendendoli inaccessibili. Cose che non risultano vere in quanto l'Italia, come Paese europeo, ha accettato la proposta organizzando anche un singolo volo da Tokyo. Una ragazza del nostro gruppo ha anche comunicato con la protezione civile europea confermando il tutto”.
“La speculazione delle compagnie aeree è allarmante. Sembrano che stiano totalmente approfittando delle disgrazie delle persone per spillare loro soldi: è questa la solidarietà che ci viene offerta? Venduti come bestiame al miglior offerente? Chi dovrebbe tutelare la vita di queste persone, dovrebbe passarsi una mano sulla coscienza e prendere atto del fatto che deve fornire aiuti reali e non pagliacciate. Purtroppo, le persone che vengono pagate da noi cittadini non ci stanno aiutando realmente”, ha sottolineato Alessio Picariello.
Quelli in Bolivia non hanno nemmeno la possibilità di un volo perché sono 80, secondo l’ambasciata sono pochi. È la denuncia di Luca Profenna: “L’ambasciata d’Italia a la Paz ci ha detto che siamo pochi per organizzare un volo di rientro, come se fosse colpa nostra quella di essere pochi. La Bolivia è l'unico Paese del Sud America dove lo stato italiano ha organizzato ZERO voli. Come mai? Mentre, sempre in Bolivia, gli altri stati d'Europa, la Francia, la Germania, la Spagna, per citarne alcuni, hanno organizzato voli per i loro cittadini. Perché in Bolivia lo Stato italiano non ha organizzato un volo?”.
Infine, sono migliaia le testimonianze che arrivano dagli italiani bloccati in America Latina, tutte cariche di sconforto, tristezza, ma anche di rabbia, perché si sentono abbandonati da uno Stato che in pratica è assente. La questione degli italiani bloccati all’estero ha evidenziato un altro nodo irrisolto dell’attuale governo durante l’emergenza Covid-19. Sul sito dell'Unione Europea si legge che “una volta che uno Stato membro ha attivato il meccanismo di protezione civile dell’UE, la commissione può cofinanziare fino al 75% delle spese di trasporto e possono beneficiare di questa assistenza anche i paesi terzi” (informazione qui). Allora come si può spiegare questa vicenda? Mi viene in mente una parola: incompetenza!