«Ripartire dalla famiglia per cambiare la società»
All'udienza generale, papa Francesco è tornato sul viaggio apostolico a Cuba e negli Stati Uniti. Si è ancora rallegrato per il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Usa e ha indicato tre priorità: la cura dell'ambiente, la giustizia sociale con l'accoglienza ai rifugiati e agli immigrati, e la famiglia.
All'udienza generale del 30 settembre 2015, Papa Francesco è tornato sul viaggio apostolico a Cuba e negli Stati Uniti. Si è ancora rallegrato per il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti, e ha indicato tre priorità che ha voluto sottolineare nel suo viaggio statunitense: la cura dell'ambiente, la giustizia sociale con l'accoglienza ai rifugiati e agli immigrati, e la famiglia. Quanto a Cuba, il Papa vi si è recato - ha detto - per proclamare che «la misericordia di Dio è più grande di ogni ferita, di ogni conflitto, di ogni ideologia; e con questo sguardo di misericordia ho potuto abbracciare tutto il popolo cubano, in patria e fuori, al di là di ogni divisione».
Il centro spirituale del viaggio è stata la visita al santuario della Vergine della Carità del Cobre, che cento anni fa è stata proclamata Patrona di Cuba: un luogo che rimane il cuore mariano dell'isola. Francesco ha ricordato che, fin dai tempi della visita di san Giovanni Paolo II, la Santa Sede lavorava perché «Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba». L'allusione è insieme a un futuro di maggiore libertà per un popolo «che ha tanto sofferto» e al desiderio vaticano, che ora si è compiuto, del ristabilimento di relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti, con la fine dell'embargo americano. «Dio», ha detto il Pontefice, «sempre vuole costruire ponti; siamo noi che costruiamo muri! E i muri crollano, sempre!».
Agli Stati Uniti il Papa ha voluto ricordare che la grande ricchezza della loro Nazione «sta nel patrimonio spirituale ed etico» più che nei beni materiali. Sta nel «principio fondamentale» della Costituzione americana, secondo cui «tutti gli uomini sono creati da Dio uguali e dotati di inalienabili diritti, quali la vita, la libertà e il perseguimento della felicità». Sono valori che anche i non credenti possono condividere, ma che «trovano nel Vangelo il loro pieno compimento, come ha ben evidenziato la canonizzazione del Padre Junipero Serra, francescano, grande evangelizzatore della California». «Su questa base religiosa e morale sono nati e cresciuti gli Stati Uniti d’America, e su questa base essi possono continuare a essere terra di libertà e di accoglienza».
Sia negli Stati Uniti sia di fronte alla più vasta platea delle Nazioni Unite Francesco ha ricordato di avereindicato tre priorità: un «impegno concorde e fattivo per la cura del creato», il dovere di trattare con giustizia gli immigrati e accogliere i rifugiati, che sono spesso cristiani e fedeli di altre religioni minoritarie in fuga da persecuzioni che vanno urgentemente «fermate», e la difesa della famiglia. Il mondo, ha detto il Papa, va sempre guardato «attraverso il “prisma”, per così dire, della famiglia. La famiglia, cioè l’alleanza feconda tra l’uomo e la donna, è la risposta alla grande sfida del nostro mondo, che è una sfida duplice: la frammentazione e la massificazione, due estremi che convivono e si sostengono a vicenda, e insieme sostengono il modello economico consumistico». La famiglia è la risposta, perché «è la cellula di una società che equilibra la dimensione personale e quella comunitaria, e che nello stesso tempo può essere il modello di una gestione sostenibile dei beni e delle risorse del creato».
Difesa della famiglia e impegno ecologico non sono in concorrenza. «La famiglia è il soggetto protagonista di un’ecologia integrale, perché è il soggetto sociale primario, che contiene al proprio interno i due principi-base della civiltà umana sulla terra: il principio di comunione e il principio di fecondità. L’umanesimo biblico ci presenta questa icona: la coppia umana, unita e feconda, posta da Dio nel giardino del mondo, per coltivarlo e custodirlo».
La Provvidenza, ha concluso Francesco, ha voluto che «il messaggio, anzi, la testimonianza dell’Incontro Mondiale delle Famiglie sia venuta in questo momento dagli Stati Uniti d’America, cioè dal Paese che nel secolo scorso ha raggiunto il massimo sviluppo economico e tecnologico senza rinnegare le sue radici religiose. Ora queste stesse radici chiedono di ripartire dalla famiglia».