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IL CASO

Rimini e lo stupro dell'Italia

Siamo ormai di fronte a una nuova realtà che vede le donne confinate in una specie di apartheid volontario se ci tengono alla sicurezza. Non si è dato valore alla diversità culturale di certi immigrati clandestini e si è data l'idea che basti mettere piede in Europa per avere quel che si vuole. E dopo anni di "rieducazione" non ci sono uomini disposti a proteggere e sacrificarsi per gli altri. Ci stupiamo se qualcuno fa di noi ciò che vuole?

 

 

- UN ESERCITO DI UOMINI GIOVANI E SOLI,
BOMBA DESTINATA A ESPLODERE, di Anna Bono

Cronaca 29_08_2017
Rimini, la spiaggia della violenza

Gli stupri di Rimini hanno destato molte reazioni sui media e nella popolazione; ma sono ben lungi dall'essere un caso isolato. Ogni giorno leggiamo di violenze sessuali subite da giovani donne aggredite da immigrati clandestini. Accadrà prima o poi ciò che sta accadendo in Germania. Dopo le violenze di gruppo del capodanno 2016 (oltre mille donne coinvolte in diverse città) qualcuno gridò al «complotto»: sicuramente è un'azione terroristica pianificata!

Invece no. Nessuno complotto, nessuna azione terroristica pianificata. È la nuova realtà nella quale le donne tedesche si sono risvegliate dopo il sogno del «Welcome refugees».

La nuova realtà prevede che le donne siano confinate in una specie di apartheid volontario: niente piscina d'estate e, in alcune tratte, carrozze riservate alle donne e interdette agli uomini. Ovviamente nel silenzio delle femministe, ma la cosa ormai non stupisce più nessuno. Ormai è palese che la difesa dei «diritti» è semplicemente un pretesto per l'attacco alle leggi morali e religiose greco-cristiane.

Quali considerazioni possiamo trarre da questa situazione (non episodio)?

Qualcuno potrebbe far notare che questi immigrati sono, nella stragrande maggioranza, giovani uomini non abituati all'ipersessualizzazione che si respira nel mondo occidentale. Vero. È vero però anche che, all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, abbiamo avuto una massiccia immigrazione di giovani e giovanissimi uomini albanesi; e non si sono verificati gli stessi problemi.

Tra gli immigrati nel nostro paese le nazioni maggiormente rappresentate sono Romania, Cina, Ucraina e Filippine. Questa immigrazione è stata mai percepita come un pericolo per l'incolumità delle persone?

Il primo punto è questo: l'uomo non è solo materia (in questo caso ormoni e organi sessuali); è anche e soprattutto educazione, cultura. Il progetto di sostituire gli Europei non nati o abortiti con immigrati provenienti da chissà dove è una sciocchezza. Una persona non è una monade interscambiabile, un mattoncino uguale a milioni di altri mattoncini; è frutto di una cultura, di una tradizione (nel nostro caso) bimillenaria. Non è questione di «razza» o colore della pelle; è questione di ethos.
«Ci pagano le pensioni»? Anche se fosse vero, come dicono nei film, i soldi non sono tutto. E non comprano tutto.

Secondariamente, forse queste violenze sono colpa nostra. Basta mettere piede in Europa per ricevere soldi (parecchi soldi) e una casa (o perlomeno una sistemazione); in Germania gli immigrati si aspettano anche un'auto.

Quale può essere il messaggio che arriva a questi giovani dalla nostra accoglienza senza integrazione? Che ne è del bilanciamento tra diritti e doveri che ogni europeo respira fin dalla nascita? Bilanciamento, tra l'altro, che per i milioni di immigrati rumeni, ucraini, filippini resta valido. Perché essi devono lavorare duramente, comprarsi una casa con fatica e sacrifici, mentre ad altri immigrati tutto è dovuto? Non è forse, questa, una insopportabile discriminazione? Una solenne ingiustizia? Vitto e alloggio gratis per tutti gli immigrati, dunque, a spese degli europei.
Se questo è il paese del Bengodi, il Paese dei balocchi, dove basta allungare una mano e prendere ciò che si vuole... perché questi giovani non dovrebbero farlo?

Terzo. Chi può impedire che questi giovani si prendano ciò che vogliono?
Non lo diciamo in pubblico, ma lo sappiamo: l'uomo. Il compito dell'uomo è quello di proteggere e difendere; di farsi male e persino morire per tutelare le sue cose e le persone che gli sono affidate. Per questo (e non per un errore genetico o per una secolare ingiustizia) egli è più alto, più forte, più pesante e più veloce. Per questo è aggressivo e competitivo.

Perché il suo compito è quello di sacrificare fisicamente se stesso per difendere e proteggere. Ogni uomo è un eroe in fieri; il suo compito è salvare la principessa dalle grinfie del drago. Ma oggi, almeno nell'Europa occidentale, non ci sono più eroi, né principesse. Abbiamo imposto ai maschi di non diventare uomini (e alle femmine di non diventare donne).
Ora chi ci proteggerà dal drago?

La Polonia ha scelto di non subire questa massiccia e disordinata immigrazione. È capitato che qualche immigrato in Germania abbia attraversato il confine (le frontiere non ci sono più) e sia finito in Polonia, probabilmente senza accorgersene. Lì si è comportato come ha imparato a fare in Germania: ha rubato, sicuro dell'impunità; ha minacciato e maltrattato qualche anziana esercente; addirittura ha mostrato un coltello.

Beh, ha imparato che gli uomini polacchi sono ancora disposti a sacrificarsi per gli altri; ha imparato che sono ancora un popolo, uniti e pronti ad aiutarsi l'un con l'altro (in Germania, come da noi, se qualcuno assiste ad una aggressione abbassa il capo e accelera il passo...); e che l'arrivo della polizia può essere una gioia indescrivibile, se ti salva da un linciaggio. Ma noi non siamo come i polacchi. Non siamo più un popolo, non abbiamo imparato a diventare eroi.

Ci stupiamo se qualcuno fa di noi ciò che vuole? Chi glielo impedirà?