I CONTROLLI SUGLI EURODEPUTATI
Rimborsopoli europea, una goccia in un mare di sprechi
I soldi del Parlamento europeo finiti indebitamente nelle tasche di parenti di europarlamentari sono solo una goccia nel mare. L'agenzia è inefficiente e non riesce a recuperare che pochi milioni. Ma la macchina ha problemi enormi di inefficienza: non c’è trasparenza nel finanziamento dei grandi progetti infrastrutturali, nè una banca dati sulle irregolarità negli appalti, e gli incartamenti sui soldi spesi male impiegano 3 anni a raggiungere la Commissione.
Politica
09_03_2017
Soffia il vento dei popoli, in ogni parte d’Europa stanchi dell’assoggettamento a “regole stupide” (il Patto di stabilità secondo Romano Prodi nel 2002, quando era presidente della Commissione europea) che fanno strage di milioni di posti di lavoro; si avvicinano le elezioni in Olanda e in Francia, e… opplà! Ecco trovato lo scandalo alla bisogna. I partiti colpevoli di “voler abbattere l’Unione” - povera UE innocente… - vengono marchiati dallo stigma: “populisti senza morale”, “accozzaglia di euro-furbetti”.
Intendiamoci: se i soldi dei contribuenti sono indebitamente finiti nelle tasche della badante della madre di Kaczynski, il responsabile dovrà restituirli e risarcire il danno, ci auguriamo nel più breve tempo possibile. Idem per quanto riguarda i presunti illeciti di Front National e Ukip. Ma cerchiamo di andare con lo sguardo oltre le scadenze elettorali a breve.
Oggi miracolosamente una nuova parola è entrata nel vocabolario della pubblicistica italiana: OLAF. Chi era costui? Non è un vichingo ma un acronimo, sta per European Anti-Fraud Office (Office Européen de Lutte AntiFraude), l’agenzia dipendente dalla Commissione europea incaricata di investigare sul malaffare interno all’Ue. Impiega 422 persone, costa 57,7 milioni all’anno, fra il 2010 e il 2015 ha concluso più di 1.400 inchieste, risultato: più di tre miliardi di euro da recuperare a favore delle casse dell’Unione, lavoro che non è nelle sue competenze.
Ha fatto scattare oltre 1.600 raccomandazioni alle autorità competenti dell’Ue e degli Stati membri: decisioni da prendere sotto l’aspetto giudiziario, finanziario, disciplinare e amministrativo, in buona parte ancora da attuare. Per il solo 2015, il recupero richiesto è di 888 milioni di euro, più o meno come l’anno prima, ma il doppio rispetto al 2013, a segno che le frodi aumentano di numero e di peso anziché diminuire. Attenzione: tre quarti dei soldi volatilizzatisi, sono stati spesi (indebitamente) nei fondi strutturali e sociali dell’Unione europea.
Quindi, i soldi del Parlamento europeo finiti alla badante polacca euroscettica ed ultraconservatrice sono solo una goccia nel mare. Come vanno a finire i recuperi richiesti da OLAF alle autorità competenti? Non molto bene: nel 2015 sono ritornati nelle casse 187,3 milioni, altri 206,4 milioni nel 2014 e 117 milioni l’anno prima, ma siamo ben lontani dai 3 miliardi (i quali a loro volta, lo vedremo, sono anch’essi una goccia nell’euromare). Questo è sostanzialmente il compito degli organismi istituzionali dell’Ue, molto lenti nel recuperare i soldi dei contribuenti, ma assai lesti nel togliere l’immunità a Marine Le Pen.
A proposito del Parlamento europeo, ecco qualche frase tratta da una risoluzione dell’8 marzo 2016: «Considerando che la corruzione colpisce tutti gli Stati membri e costa all'economia dell'UE circa 120 miliardi di EUR l'anno», «constata che il totale delle irregolarità segnalate ammonta a un importo pari a circa 3,24 miliardi di EUR; sottolinea che l'impatto finanziario complessivo delle irregolarità fraudolente e non fraudolente segnalate nel 2014 è maggiore del 36% rispetto al 2013, mentre il numero di tali irregolarità è aumentato del 48%; sottolinea che 2,27 miliardi di EUR delle irregolarità rilevate (cioè il 70%, ndr) riguardano la spesa e rappresentano l'1,8% del totale dei pagamenti», «esorta la Commissione ad assumersi la piena responsabilità per il recupero degli importi indebitamente versati a carico del bilancio unionale, nonché per una migliore riscossione delle risorse proprie, e a definire principi di rendicontazione uniformi in tutti gli Stati membri al fine di raccogliere dati adeguati, comparabili e precisi»; «è sorpreso del fatto che, nel 2014, il numero di irregolarità fraudolente segnalate sia quadruplicato rispetto al precedente esercizio e chiede alla Commissione di fornire spiegazioni dettagliate e di avviare le azioni necessarie per contrastare tale tendenza»; «è altresì preoccupato per il fatto che il tempo complessivo che intercorre nell'ambito della coesione tra il verificarsi di un'irregolarità, la sua individuazione e la sua segnalazione finale alla Commissione è aumentato a 3 anni e 4 mesi; rammenta che, una volta individuata l'irregolarità, prendono avvio ulteriori procedure (ordini di riscossione, indagini OLAF, ecc.)»; «rileva che il livello di irregolarità derivanti dall'inosservanza delle norme in materia di appalti pubblici continua a essere elevato», «chiede alla Commissione di applicare rigorosamente le misure riguardanti il potere discrezionale e l'esclusione negli appalti pubblici, svolgendo in ciascun caso verifiche appropriate riguardo ai precedenti, e di applicare criteri di esclusione al fine di escludere le imprese in caso di conflitto d'interessi, condizione essenziale per tutelare la credibilità delle istituzioni»; «esprime preoccupazione per la mancanza di piena trasparenza riguardo al finanziamento dei grandi progetti infrastrutturali; invita la Commissione a valutare la presentazione di una proposta intesa a rendere obbligatoria la pubblicazione di tutti i resoconti finanziari e i progetti relativi alle grandi opere pubbliche, compresa la documentazione relativa ai subappaltatori»; «invita la Commissione a sviluppare una banca dati sulle irregolarità, in grado di fornire una base per un'analisi significativa e completa della frequenza, della gravità e delle cause degli errori in materia di appalti pubblici».
Questi sono i problemi della efficientissima Unione europea (8,6 miliardi di euro in “administration”, budget 2015): non c’è trasparenza nel finanziamento dei grandi progetti infrastrutturali, non c’è nemmeno una banca dati sulle irregolarità negli appalti, e gli incartamenti necessari al recupero dei soldi spesi male, per compiere il breve tragitto da Rue Joseph II (sede OLAF a Bruxelles) a Rue de la Loi (sede Commissione), cioè 750 metri (3 minuti con il bus 22 che passa ogni quarto d’ora) impiegano la bellezza di 3 anni e 4 mesi.
E noi ce la dovremmo prendere con Kaczynski, la sua badante di famiglia e gli altri “populisti eurofobi”? Ma fateci il piacere…