Riforma elettorale condivisa? Incredibile, ma si può
Giorgetti (Lega) mira ad una Commissione bicamerale, rappresentativa di tutti i partiti, per fare la riforma elettorale. Sarebbe il percorso più ovvio, ma ha sempre incontrato l'opposizione della sinistra (e, a destra, lo scetticismo dei vertici). Adesso il Pd pare essersi convertito. Pensa ormai che convenga il maggioritario. Si farà?
A giorni alterni Giancarlo Giorgetti, autentico numero due della Lega anche se in quel partito esiste solo il numero uno, torna ad avanzare la proposta di riunire attorno allo stesso tavolo tutte le forze parlamentari, di maggioranza e di opposizione, per disegnare insieme le quattro o cinque riforme fondamentali di cui il nostro paese ha assoluto bisogno se non vuol morire. E tra queste la nuova legge elettorale. È una proposta valida e , soprattutto, quante possibilità di successo ha realmente?
Alla prima domanda va risposto assolutamente di sì. Ogni paese civile moderno si fonda su alcuni valori condivisi, quelli che fanno sì che, chiunque vinca le elezioni, il vincitore di turno non si dedichi innanzitutto alla distruzione sistematica di ciò che i vincitori di prima avevano realizzato. E oggi è evidente che questa piattaforma comune non c’è. Dalle alleanze internazionali ai diritti di cittadinanza, alla concezione dell’Europa e della sua riforma, al ruolo e identità del sistema produttivo nazionale, le divergenze sono sempre più nette. I nostri interlocutori internazionali, a partire dagli altri paesi della UE, faticano molto a capire le nostre priorità e le nostre linee di azione, e questo ci danneggia molto e tende a renderci ininfluenti. Nel dibattito interno, governo e opposizione sono divisi su tutto, e il dibattito in Parlamento assomiglia sempre più a una rissa senza sbocco che a un confronto, per quanto duro, di idee. I cittadini sono spinti dai leader a diventare sempre più soltanto tifoserie urlanti che non soggetti consapevoli delle proprie responsabilità in campo lavorativo o familiare o sociale. E dunque già solo il fatto di sapere che una commissione ristretta formata da rappresentanti di tutti i partiti, si ritrova a riflettere e dibattere su questi temi al fine di trovare un minimo comune denominatore, sarebbe per tutti un segnale importante di una politica che vuol ritrovare il suo ruolo e la sua dignità. Non mancano gli oppositori o gli scettici, naturalmente, anche nel campo di Giorgetti: lo stesso Salvini ha detto in un primo momento di non saperne nulla, Meloni si è dichiarata contraria, per poi ripiegare su un più blando “purchè non allontani il tempo delle elezioni”.
Ma il segnale positivo vero doveva venire da sinistra, ed è arrivato venerdì scorso quando Zingaretti, preceduto di un giorno da Renzi, si è dichiarato favorevole alla proposta Giorgetti. È probabile dunque che la commissione si farà, anche se sul suo esito gravano mille incognite. In fondo è dagli anni ‘80 del secolo scorso che i partiti cercano un accordo sulle riforme, dalle bicamerali Bozzi, Jotti e De Mita, tutte fallite, al più recente tentativo degli anni ‘90 con la bicamerale presieduta da D’Alema e in un primo momento sostenuta fortemente da Berlusconi anche col famoso ‘patto della crostata’ siglato in casa Letta. Poi fallita miseramente anche quella.
È bene dunque non farsi grandi illusioni, ma questa volta sul piatto ci sarà un altro argomento assai importante per tutte le forze politiche, la legge elettorale. E su questo punto i giochi sono apertissimi e l’esito potrebbe essere sorprendente, anche perchè alcune posizioni che sembravano definite stanno cambiando. Parlo soprattutto del PD che dopo essersi dichiarato favorevole a una legge proporzionale col fine di rendere più ardua la vittoria del centrodestra, pare ora essersi convertito al maggioritario. Perchè questo cambiamento?
Il PD si è convinto che i 5Stelle siano ormai in rapido disfacimento, e pensa dunque che il sitema politico italiano stia avviandosi a un nuovo bipolarismo, col polo di sinistra dominato dal PD stesso e i 5Stelle in posizione subalterna e sempre più debole. Se questa analisi è vera cosa c’è di meglio per il PD che una legge elettorale maggioritaria, che fra l’altro costringerebbe anche Italia Viva, oltre che i grillini, a schierarsi a sinistra? Allora lo scenario in commissione potrebbe diventare quello di un accordo veramente bipartisan su una legge elettorale maggioritaria, anche se si dovrebbero definire non pochi particolari. Sarebbe un fatto nuovo dopo tante elezioni politiche che si sono svolte col sistema scritto a fine legislatura dalla sola maggioranza di quella legislatura. Risultata poi regolarmente sconfitta alle elezioni.