Ricky Martin e la menzogna dei figli con “due papà”
Il cantante portoricano annuncia la nascita di Renn e su social e giornali è tutto un complimentarsi per il quarto figlio di Martin e del “marito”, nuovamente “diventati genitori”. Nessuno ricorda che il bambino è nato attraverso utero in affitto, trattato come un oggetto e deliberatamente privato della madre. A proposito di deontologia, l’Ordine dei Giornalisti non ha nulla da dire?
Ci risiamo. Foto su Instagram di rito. Annuncio della nascita del bebè. Cuoricini e like come se non ci fosse un domani, titoli e articoli relativi come da copione.
Io Donna, “il femminile” del Corriere della Sera: «Ricky Martin papà per la quarta volta: è nato il figlio Renn. Il cantante e il marito Jwan Yosef danno il benvenuto al loro quarto bambino. L’annuncio sui social». Tgcom: «Ricky Martin e il marito Jwan sono diventati genitori per la seconda volta: è nato il piccolo Renn. La popstar latina ha condiviso un dolcissimo scatto su Instagram dando lʼannuncio della nascita». Vanity Fair: «È un maschio il quarto figlio di Ricky Martin e del marito Jwan Yosef. L’annuncio del nuovo arrivo in famiglia, via social, con la condivisione della prima foto del bambino, che è stato chiamato Renn».
E ancora. Huffington Post: «L’annuncio dell’arrivo del figlio era arrivato a fine settembre quando Ricky Martin aveva detto dal palco dello Human Rights Campaign National Dinner a Washington: “Devo annunciare che siamo in dolce attesa. Amo le famiglie numerose”. E quattro figli, tutti nati da surrogata, sono un bel numero». Gazzetta del Sud: «Dal 2016, fa coppia fissa con Yosef, pittore siriano. I due si sono sposati a gennaio del 2018. Alla fine dello stesso anno, nasce la loro prima figlia insieme che chiameranno Lucia. Ora, il quarto figlio di nome Renn». SkyTg24: «Dopo Lucia, nata 10 mesi fa, e i gemelli Matteo e Valentino, per il cantante e il marito, l’artista svedese Jwan Yosef, è arrivato un altro maschietto».
Potremmo certamente continuare, ma preferiamo precisare l’ovvio (questi sono i tempi): Ricky Martin non ha avuto un figlio con un uomo, e lui e Jwan Yosef ovviamente non sono nemmeno “diventati genitori” di nessuno. Tutti e quattro i bambini che vivono con loro sono nati tramite la pratica dell’utero in affitto, che Ricky Martin, come molti altri, preferisce chiamare “maternità surrogata” e già quest’espressione dovrebbe aiutare a far capire anche ai più distratti che questi bambini, come tutti i sette miliardi di abitanti di questa terra, hanno una mamma e da lei sono nati.
Il percorso del cantante portoricano è spiegato da lui stesso nel suo libro autobiografico, uscito nel 2011 in spagnolo per Celebra Hardcover col titolo di Yo. L’artista ripercorre la sua infanzia, segnata prima dal divorzio dei suoi genitori quando aveva appena due anni, e successivamente dalla separazione dei nonni a cui è stato affidato, fino ad arrivare al suo cosiddetto “coming out”, ovvero il momento in cui dichiarerà al mondo la sua omosessualità abbracciandola come identità, avvenuto appunto nel 2011 con il libro stesso. Valentino e Matteo, due gemellini, sono stati commissionati e prodotti con questa pratica tre anni prima, nel 2008, quando Ricky Martin era all’apice del suo successo. Ecco come lo racconta lui stesso nel libro:
«Arrivò un momento nella mia vita in cui desideravo qualcosa di più. Una famiglia. Per me avere un figlio significava essere disposto a dargli tutto. Per questo non volevo aspettare oltre, non volevo aspettare il momento giusto o il partner perfetto: ero pronto per essere padre e una volta che lo compresi, misi mano al modo per trasformare questo desiderio in realtà […] Quello che importava in quel momento era che io fossi pronto e nessuno poteva influire in quel sentimento, né la mia famiglia, né i miei amici, ma nemmeno i miei amori. Era qualcosa di cui sentivo di aver bisogno, qualcosa che desideravo fare con follia e per questo mi misi a cercare il modo migliore per farlo diventare realtà […] Mentre studiavo i vantaggi e gli svantaggi delle varie alternative che esistono per avere figli, quella che mi suonava meglio era la maternità surrogata […] Sapevo che non avrei mai formato una famiglia con una donna e non volevo comunque aspettare di incontrare l’amore della mia vita per avere figli e quindi decisi che questa era la miglior opzione per me».
Non si può certo dire che non sia stato chiaro, o determinato. Avere dei figli per il cantante era un obiettivo da raggiungere, e da raggiungere ad ogni costo.
«Ci sono persone che dicono che non è giusto, che per essere equilibrati i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre. Io dico che si sbagliano», scriveva ancora nel suo libro. «Quando i miei figli mi chiederanno io gli dirò: “Vi desideravo così tanto, ma tanto e tanto che con l’aiuto di Dio feci tutto quello che era necessario affinché voi foste portati nella mia vita”». «Quando mi chiederanno perché non hanno la mamma io spiegherò loro che ogni famiglia è unica, che ci sono famiglie che hanno una mamma, un papà e un bebè, quelle che hanno un papà, una mamma e due figli, una mamma, un papà e cinque figli. E ci sono famiglie con una mamma sola con quattro o cinque figli, e famiglie che hanno due mamme con due figli, altre formate da due persone che si amano senza figli. In questo momento loro hanno un papà che fa il lavoro di un papà e una mamma con due figli, e questo fa della nostra una famiglia speciale e unica».
Oggi evidentemente risponderebbe che la sua famiglia ha quattro figli e due papà. Come se fosse normale, come se fosse possibile. Chissà che cosa pensano nel sentire queste risposte oggi Valentino e Matteo, oggi due ragazzini, cresciuti senza la mamma. Chissà se qualcuno se lo chiede.
Di certo, non i tanti giornalisti di casa nostra che scrivono senza pensare che “Ricky Martin e il marito hanno quattro figli”, che “lui e il marito sono diventati genitori” o amenità del genere. Non sembrano pensare minimamente al fatto che l’utero in affitto in Italia è una pratica illegale, che rende il bambino un oggetto e la donna una schiava. Non sembrano farsi minimamente toccare dal fatto che dei bambini vengono deliberatamente strappati alla loro mamma per assecondare il desiderio di due adulti. E non sembrano nemmeno fare una grinza di fronte all’opportunità di scrivere che un bambino “ha due papà”, come se la natura fosse un’opinione, come se la scienza fosse un’opinione. Ma l’Ordine dei Giornalisti, che da anni obbliga ai corsi di deontologia professionale, non ha niente da dire? La verità ha ancora un valore?
Aveva ragione Chesterton, ancora una volta, quando diceva: «Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto».