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PAOLO IL CALDO

Ribellarsi alle mafie ministeriali

I fenomeni corruttivi venuti alla luce nelle ultime settimane sono episodi singoli. Il problema, però, è cronico. E trova origine nelle vere e proprie mafie delle burocrazie ministeriali. Una cupola di potere inamovibile che muove miliardi e detta legge, formata da persone eterogenee che hanno un unico obiettivo comune: il potere.

Paolo il caldo 21_03_2015
Burocrazia

Non credo che i fenomeni corruttivi venuti alla luce nelle ultime settimane siano un problema grave della Repubblica: sono episodi, deprecabili ma sanzionabili, rispetto ai quali non sarà facile, ma nemmeno impossibile, tirarsi indietro. È un’altra la situazione che genera allarme, per gli aspetti morali che ne discendono e molto più perché non si vede – ma nemmeno si intravede, per la poca percezione che si ha del fenomeno – la via d’uscita: quello stato di cose da cui tutto discende.

Ci si trova davanti, infatti, ad un vero e proprio sistema di potere, presente in forma massiccia nella Pubblica Amministrazione, nell’industria pubblica e in quella privata, nella finanza; strutturato per inglobare, in gran parte metastatizzandole, pezzi di altre organizzazioni non necessariamente strappate alla casa madre, ma lasciate formalmente alla sue dipendenze; presente con maggiore capacità di penetrazione e controllo dei gangli di gestione laddove ci sia una maggior massa di movimenti finanziari. Nella Pubblica Amministrazione una quasi uguale attenzione viene riservata alle sedi nelle quali, pur non muovendo direttamente risorse economiche, attraverso la definizione di norme relative ad attività, a processi o a prodotti, se ne determina il flusso.

Faccio due casi concreti: il ministero delle Infrastrutture e il ministero dell’ambiente. Da un’analisi anche sommaria delle catene di comando di queste due strutture possiamo ricavare il paradigma del funzionamento del più volte citato sistema di potere.

Il ministero dell’Ambiente muove pochissimi soldi, ma emana indirizzi, direttive e norme che possono orientare flussi significativi di mercato. Il gruppo di potere vi ha sistemato: il Segretario Generale, che mantiene il posto nonostante l’inchiesta della quale è oggetto e una nomina fallita all’Autorità per il nucleare; un paio di Direttori Generali; i Presidenti delle due entità di supporto, ISPRA e SOGESID, alle quali il ministero ha affidato larghissima parte delle proprie non abbondanti disponibilità; all’ISPRA poi anche il DG è funzionale alla combriccola.

Il ministero delle Infrastrutture di soldi, invece, ne muove moltissimi; e lì, oltre ai vertici operativi con Incalza e Ciucci (Presidente ANAS), che gestiscono o gestivano i maggiori centri di spesa, si è provveduto a controllare anche il coordinamento delle attività, occupando la posizione di Capo di Gabinetto.

Certo è piuttosto interessante capire come questa cupola, o gruppo di comando, sia composto. Vi troviamo cascami del vecchio gruppo doroteo e degli andreottiani; resti del PSI (sinistra ferroviaria, amici di De Michelis, ecc.); pezzi importanti della mafia dei magistrati amministrativi, di quelli ordinari e dell’Avvocatura dello Stato; professionisti-consulenti di lungo corso; giornalisti e operatori dell’informazione; vecchi massoni arzilli; qualche satrapo delle gerarchie militari; gaglioffi dei servizi segreti; qualche professore universitario (specialmente medici e giuristi); e via enumerando ed articolando schifezze.

Per ricavare il comun denominatore di tutti costoro bisogna calcolarne la formula, che secondo me si definisce nel seguente modo: totale assenza di scrupoli, più una scala di valori che pone come valori assoluti denaro e potere, più estrema indifferenza verso l’interesse pubblico, più dedizione totale all’organizzazione, compresa l’obbedienza perinde ac cadaver, e, ma solo all’ultimo posto, una certa preparazione professionale non guasta; non troppa, ché potrebbe impensierire i capi.

È così composta la cupola che, composta dagli esponenti dei vari partiti e utilizzando anche alleanze trasversali, comanda sull’Italia, scegliendo i ministri, scrivendo i testi delle leggi e delle altre norme, promovendo e mantenendo negli incarichi nodali i fedelissimi, assegnando appalti, concorsi e consulenze. Il flusso di potere concreto che ne deriva è assai cospicuo.

Di fronte ad una situazione di questo tipo deve scattare la rivolta: non è possibile seguitare ad accettare uno stato di cose nel quale ogni forma di giustizia, ogni interesse pubblico, vengono travolti e calpestati. Come cristiani, come uomini, come cittadini, siamo chiamati a compiere ogni sforzo per riportare nel nostro ordinamento giustizia, equità, correttezza e trasparenza. E, con l’aiuto del Signore, ci riusciremo.