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Chiesa armena

Riapre al culto in Turchia la chiesa di San Ciriaco

La chiesa era stata chiusa nel 2016 a causa dei gravi danni subiti durante il conflitto tra l’esercito turco e le milizie del Pkk

 

 

Domenica 8 maggio con grande gioia la comunità armena di Diyarbakır, città del sud-est della Turchia a maggioranza curda, ha santificato la giornata festiva partecipando alla prima messa domenicale nella chiesa di San Ciriaco da quando sette anni fa l’edificio è stato chiuso in seguito ai gravi danni subiti durante il conflitto tra l’esercito turco e le milizie del Pkk, il partito curdo. All’epoca dell’offensiva militare, tra il 2015 e il 2016, il governo turco aveva disposto il sequestro di tutte le chiese della città. Alla messa solenne hanno partecipato anche il patriarca armeno di Costantinopoli, Sahak II Mashalian, e il ministro turco della Cultura e turismo, Mehmet Nuri Ersoy. La chiesa di San Ciriaco è uno dei luoghi di culto più importanti della comunità armeno-cristiana. L’edificio, che risale al XIV secolo, è anche uno dei più grandi. Si sviluppa infatti su un’area di 3.200 metri quadri all’interno della quale si trovano le abitazioni dei sacerdoti, una scuola e delle cappelle. Nel 1913, nella transizione dall’impero ottomano alla repubblica, la chiesa era stata adibita a quartier generale dell’esercito tedesco. Alla fine della prima guerra mondiale, era stata usata come magazzino di stato per tele e tessuti e solo alla fine degli anni 60 del secolo scorso era stata restituita ai fedeli, ma in gravi condizioni di degrado e in gran parte inagibile per i danni dovuti a diversi incendi e all’abbandono. Nel 2009, con il sostegno del Patriarcato armeno di Costantinopoli, nasce un comitato per la ricostruzione della struttura, autorizzata dal governo turco. Inizia una raccolta di fondi alla quale contribuiscono anche la diaspora armena e il ministero della cultura. Come sottolinea l’agenzia di stampa Fides, “a rendere eccezionale l’opera, è il fatto che nella Turchia post-imperiale nessuna chiesa abbandonata è stata poi ripristinata come luogo di culto”. Gli edifici abbandonati finiscono spesso a essere usati come musei, come è stato per la basilica di Santa Sofia e il monastero di Chora.