"Riaffermare la signoria di Cristo in una Chiesa che vogliono irriconoscibile"
"Senza dubbio, la Chiesa sta attualmente sperimentando una delle più gravi crisi che abbia mai conosciuto". Il cardinal Burke dal palco della Giornata della Bussola indica nella preghiera e nella testimonianza la via per fermare gli errori e il disorientamento che caratterizzano questo periodo. E sull'Instrumentum laboris il giudizio è netto: "Uno degli errori più gravi è l’apostasia, perché viene messa in dubbio la Signoria di Cristo che solo è la salvezza del mondo". Il saluto riconoscente alla Bussola: "Ci aiutate a capire la situazione della Chiesa con amore di figli". VERSIONE INTEGRALE
Pubblichiamo di seguito la lectio magistralis integrale pronunciata dal cardinale Raymond Leo Burke ieri mattina nel corso della Giornata della Bussola “Fino ai confini della terra” che si è svolta alla Comunità Shalom – Regina della Pace di Palazzolo sull'Oglio (BS).
Senza dubbio, la Chiesa sta attualmente sperimentando una delle più gravi crisi che abbia mai conosciuto. Oggi, come forse in nessun altro periodo del passato, c’è un fenomeno molto diffuso di confusione generale ed errore allo stesso interno del Corpo Mistico di Cristo. Nel passato, ci sono state delle più gravi crisi dottrinali, per esempio, l’eresia dell’Arianesimo nel quarto secolo cristiano che negava l’unione ipostatica, la verità delle due nature nell’unica divina persona del nostro Signore Gesù Cristo. Anche se in quel tempo l’eresia è stata assai diffusa e se, di tanto in tanto la Sede di Pietro è stata meno ferma di quanto dovesse essere, alla fine Roma, certamente grazie all’inabitazione dello Spirito Santo, si è tenuta ferma nella ininterrotta trasmissione della Fede dal tempo degli Apostoli. Oggi, però, in una marea di confusione riguardante molte verità della Fede, c’è la forte percezione che Roma stessa non sia più sicura e ferma.
Per affrontare la gravità della situazione, il 31 maggio di quest’anno il Cardinale Janis Pujats ed io, insieme con gli Arcivescovi Tomash Peta e Jan Pawel Lenga, e il Vescovo Athanasius Schneider, abbiamo pubblicato la Dichiarazione sulle verità riguardanti alcuni degli errori più comuni nella vita della Chiesa del nostro tempo[1]. Con il documento in questione, riferendoci al Depositum Fidei, il deposito della Fede, abbiamo voluto dare “[u]na voce comune dei Pastori e dei fedeli, attraverso una precisa dichiarazione delle verità,” quale “mezzo efficace di aiuto fraterno e filiale per il Sommo Pontefice, nell’attuale situazione straordinaria di confusione dottrinale e di generale disorientamento nella vita della Chiesa”.[2]
Una delle manifestazioni più preoccupante della confusione e perfino dell’errore che stanno attualmente pervadendo la Chiesa oggi è l’Instrumentum Laboris per l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica[3]. Mentre il Sinodo dei Vescovi, secondo la costante tradizione disciplinare della Chiesa esiste per aiutare il Romano Pontefice ad insegnare più efficacemente le verità perenni della fede ed ad applicare più efficacemente la disciplina che salvaguarda le verità in prassi[4], l’Assemblea Speciale che apre proprio oggi è presentato come strumento per cambiare radicalmente la dottrina e disciplina ecclesiale. Il testo dell’Instrumentum laboris è strapieno di affermazioni con non hanno niente a che fare con la sana dottrina, e per molti versi la contraddicono.
Questa non è una mia opinione. Basta leggere il testo. Anche i grandi entusiasti della rivoluzione proposta nell’Instrumentum laboris, specialmente certi Vescovi tedeschi, dichiarano apertamente che i risultati dell’Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica lascerà la Chiesa in uno stato irriconoscibile[5]. Loro, infatti, hanno presentato la cosiddetta “via sinodale” come un processo per arrivare ad un nuovo e diverso insegnamento morale della Chiesa, specialmente nelle materie che toccano il matrimonio e la famiglia, e il giusto ordine del rapporto tra uomo e donna nella loro sessualità umana.
La Signoria di Cristo e la missione della Chiesa
Uno degli errori più gravi espresso nell’Instrumentum laboris è l’apostasia, perché viene messa in dubbio la Signoria di Cristo che solo è la salvezza del mondo. L’Instrumentum laboris caratterizza l’insegnamento sull’unicità e sull’universalità della salvezza compiuta da Cristo vivo nella Chiesa quale relativo ad una particolare cultura. Afferma che questa relatività si manifesta in “dottrine pietrificate”[6]. Così, il documento propone che la Chiesa cerchi la sua propria identità in un dialogo con la creazione e con le culture pagane che sono falsamente considerate “una fonte peculiare della rivelazione di Dio”[7]. La verità che Dio si è rivelato a noi pienamente e perfettamente con il mistero della Incarnazione Redentiva di Dio Figlio è gravemente oscurata e perfino negata.
Una conseguenza logica di questo pensiero radicalmente erroneo è che la missione della Chiesa, la missione di evangelizzazione è negata in favore di “un arricchimento reciproco delle culture in dialogo (interculturalità)”[8]. Il ruolo giusto della inculturazione nella missione di evangelizzazione è contraddetto, cosicché la cultura condizioni la verità rivelata, quando, in una vera inculturazione, la verità rivelata purifica ed eleva la cultura.
Nella situazione assai preoccupante della Chiesa, mi è frequentemente domandato, da parte di sacerdoti e di fedeli, che amano la Chiesa e le verità della Fede trasmessaci attraverso Cristo vivo nella Chiesa: Che cosa dobbiamo fare? La mia risposta è semplice: pregare con tutto il cuore e dare testimonianza alle verità della Fede nella Chiesa e nel mondo. Ricordo l’esortazione di san Pietro ai nostri primi confratelli nella fede. Scrivendo a loro su come sopportare quelli che attaccano la vera Fede, egli li esorta:
E chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene? Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangono svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito[9].
Per dare la testimonianza tanto necessaria in un tempo come ora, dobbiamo conoscere bene il Signore con la preghiera ed attraverso lo studio della Fede trasmessaci dagli Apostoli nella Chiesa. Non è una questione di “dottrine pietrificate”, ma delle verità vive che Cristo ci comunica nella Chiesa per confermarci sulla via dell’amore di Dio e del prossimo, la via che ci conduce alla nostra dimora vera ed eterna.
L'apostolato della Nuova Bussola Quotidiana
La testimonianza alla Fede e l’apostolato della Nuova Bussola Quotidiana
Molte volte, i fedeli ed anche qualche chierico sono molto esitanti “a rispondere a chiunque [gli] domanda ragione della speranza che è in [loro]”, per paura di non conoscere abbastanza bene le dottrine sulla Fede e sui buoni costumi. È vero che la catechesi in varie parti della Chiesa, già da qualche decennio è stata gravemente mancante e talvolta erronea. Così, vi è un certo analfabetismo dottrinale e disciplinare fra molti nella Chiesa. In una tale situazione, dobbiamo aiutarci a vicenda ad approfondire il nostro rapporto con Cristo nella Chiesa, precisamente tramite uno studio della dottrina sulla fede e sui buoni costumi. Per questa ragione, sono particolarmente felice di intervenire alla Giornata della Bussola per ringraziare Riccardo Cascioli e tutti i suoi collaboratori che si impegnano, tramite i social media, per aiutarci a capire la situazione della Chiesa, presentando la Chiesa con l’amore filiale in tutta la purezza e bellezza della sua dottrina e disciplina, ed a comprendere come essere membra vive di Cristo nel Suo Corpo Mistico.
Testimonianza
Giustamente quest’anno il tema della Giornata della Bussola è preso dalle parole del Signore Stesso, prima dell’Ascensione al Cielo dopo la Risurrezione. Alla fine delle Sue apparizioni dopo la Risurrezione, gli Apostoli Gli posero domande sul tempo del compimento della Sua opera salvifica. Egli, spiegandogli la loro missione, dichiarò:
Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra[10]. È chiaro che l’unica opera salvifica di Cristo continua nella Chiesa fino all’Ultimo Giorno, tramite la testimonianza, il martirio, dei cristiani secondo la loro vocazione e le loro particolari doti. Così, con i confratelli nell’Episcopato, ho scritto nella già menzionata Dichiarazione sulle verità:
Agli occhi del Giudice Divino e della propria coscienza, ogni vescovo, sacerdote e fedele laico ha il dovere morale di testimoniare in modo inequivocabile quelle verità oggi offuscate, minate e negate. Atti pubblici e privati, con la diffusione di una dichiarazione come questa, potrebbero avviare un movimento di confessione della verità e della sua difesa, di riparazione per i numerosi peccati contro la Fede e soprattutto per i peccati di apostasia – nascosti e aperti – dalla Fede cattolica di un non piccolo numero di fedeli, sia tra il clero sia tra i laici. Bisogna però ricordare che un tale movimento non sarà una questione di numeri, ma di verità, così come formulato da san Gregorio Nazianzeno in mezzo alla generale confusione dottrinale della crisi ariana, quando affermò che Dio non si compiace nei numeri (cfr. Or. 42, 7)[11]. Non è una questione di soddisfazione umana nel fare qualcosa insieme con tante altre persone. Speriamo che sempre più cristiani diano una testimonianza forte ed adeguata alla verità nella situazione odierna di confusione, errore e divisione, però ci concentriamo, anche in fraterna collaborazione, a dare la propria testimonianza inerente al dono della Fede.
Certamente significherà per noi sofferenza, la sofferenza dell’indifferenza degli altri, dell’essere contestati ed anche ridicolizzati dagli altri, e perfino perseguitati. Ma capiamo questa sofferenza alla luce della Croce, anche meditando quell’oggetto più comune della nostra devozione, il crocifisso, cosicché possiamo dichiarare con san Paolo:
Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni pazienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza[12].
Niente manca nelle sofferenze di Cristo per la nostra salvezza. Quello che manca, come insegna san Paolo, è che non riproduciamo nella nostra carne l’immolazione di Cristo per amore del Dio Padre e la salvezza degli altri, delle nazioni. Ciascuno di noi, nella sua casa, nel suo posto di lavoro, nei luoghi di studio e di altre attività è chiamata a seguire la via della Croce per dare una testimonianza efficace al mistero della vita di Cristo in noi. La Nuova Bussola Quotidiana ci è un degno ed efficace aiuto nella nostra battaglia quotidiana, quali soldati di Cristo, nel promuovere e difendere la verità.
L’autocoscienza missionaria del cristiano
La vita cristiana allora è essenzialmente missionaria. Se veramente crediamo in Cristo, se viviamo in Lui, vorremo condividere la nostra fede, la vita di Cristo in noi, con gli altri, sia vicini che lontani. Anche se non siamo chiamati ad andare nelle missioni, siamo pienamente coinvolti, quali cristiani, alla loro evangelizzazione. Pensiamo, alla grande missionaria che fu Santa Teresa del Bambin Gesù, che, senza mai lasciare il claustro del suo monastero a Lisieux in Francia, ha lavorato con tutta la sua energia per sostenere i missionari con preghiera, penitenza e la corrispondenza con loro. Santa Teresa è giustamente uno dei principali patroni dell’attività missionaria della Chiesa.
Per illustrare l’autocoscienza missionaria della Chiesa e per stimolare la nostra autocoscienza cristiana, vorrei fermarmi sull’insegnamento sulle missioni trovato nel Catechismo Tridentino, pubblicato da Papa San Pio V per decreto del Concilio di Trento, e il Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato 30 anni dopo l’apertura del Concilio Vaticano Secondo (11 ottobre 1962-11 ottobre 1992). Chiaramente queste due fonti riflettono il costante insegnamento sulla inerente natura missionaria della Fede cattolica.
La natura missionaria della Fede cristiana nel Catechismo Tridentino
Il Catechismo Tridentino tratta la natura missionaria della Chiesa in sua quarta parte, sull’orazione, che è effettivamente una riflessione profonda sulle parole dell’Orazione Domenicale, il Pater Noster. Nella riflessione sulle parole, “Sia santificato il Tuo nome,” il Catechismo Tridentino afferma:
Come i celesti, con magnifico consenso di lodi, esaltano Dio nella sua gloria, così preghiamo che lo stesso avvenga su tutta la terra e che tutti riconoscano Dio, lo adorino, lo servano; ne si trovi più alcuno tra i mortali che non abbia abbracciato la religione cristiana, ma tutti, dedicandosi a Dio, riconoscano che solo da lui si alimenta ogni fonte di santità, perché nulla vi è di puro e di santo che non provenga dalla santità del nome divino[13].
L’insegnamento continua, riflettendo sulla realtà del Battesimo, attraverso il quale siamo purificati dal peccato e animati con la grazia di vivere in comunione con la Santissima Trinità. Riconoscendo la realtà salvifica del Battesimo, non possiamo non volere efficacemente che la Fede sia predicata a tutti e che tutti abbraccino la Fede e chiedano il Battesimo.
Il Catechismo Tridentino articola questa inerente zelo missionario nella vita di ogni cristiano:
Poiché dunque non può esservi né espiazione, né purezza, né santità per colui sul quale non sia stato invocato il nome di Dio, noi desideriamo e invochiamo da lui che tutto il genere umano, sottraendosi alle tenebre dell’impura infedeltà e illuminandosi dei raggi della luce divina, conosca la forza di questo nome, sì che in esso ricerchi la vera santità e nel nome della santa e individua Trinità, prendendo il sacramento del Battesimo, ottenga la pienezza della santità dalla mano di Dio medesimo[14].
L’unicità della salvezza in Cristo ispira in quelli rinati in Cristo, purificati dal peccato e santificati alla fonte unica di santità, Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – , il non poter non desiderare per tutti i fratelli la santità di vita, la felicità già qui in terra che raggiungerà la sua pienezza in cielo, la felicità che viene unicamente da Cristo.
Il Catechismo Tridentino riprende l’argomento della natura missionaria della grazia di salvezza, ricevuta nella Chiesa, nella trattazione dell’invocazione della Preghiera Domenicale: “Venga il Tuo regno.” Il Catechismo Tridentino spiega i tre sensi che ha il Regno di Dio. Primo, è il regno della natura. Il Catechismo spiega:
Il senso dunque più comune di Regno di Dio che ricorre di frequente nella Sacra Scrittura, è quello che non solo indica il potere di Dio su tutti gli uomini e le cose, ma anche la Provvidenza che tutto regola e governa: Nelle sue mani, dice il Profeta, tiene la terra in tutta la sua estensione (Salm. XCIV, 4)[15].
In questo senso, capiamo che il Regno di Dio non è di questo mondo ma è la fonte di tutta la creazione, e che, perciò, il giusto ordine delle cose si scopre soltanto nella volontà di Dio, rivelato perfettamente con l’Incarnazione Redentiva di Dio Figlio.
Secondo, il Regno di Dio è il regno della grazia. Il Catechismo spiega:
Cristo regna in noi con le intime virtù della fede, della speranza, e della carità; per queste virtù noi siamo in certo modo chiamati a partecipare al regno. Essendo soggetti in modo particolare a Dio, siamo consacrati al suo culto e alla sua venerazione, tanto che l’Apostolo dice: Vivo io, ma piuttosto non io; vive in me Cristo (Gal. II, 20). Anche a noi sarà lecito dire: Io regno, ma piuttosto non sono io: regna in me Cristo[16].
Con la Sua Passione, Morte, Risurrezione e Ascensione al Cielo, Cristo ha vinto il peccato e il suo frutto, la morte eterna, nella nostra natura umana. Dal Suo glorioso Cuore trapassato, Egli non cessa di effondere la grazia divina nei nostri cuori. Giustamente, diciamo che Cristo regna dal Suo Sacratissimo Cuore, sempre aperto, dal momento che il soldato Romano ha perforato il Suo costato, dopo la Sua morte, a ricevere i nostri cuori, purificandoli del peccato e riempendoli con il Suo amore puro e disinteressato.
Volendo per tutti il loro supremo bene, preghiamo che tutti ricevano il dono della Fede e del Battesimo. Spiegando la petizione, “Venga il Tuo regno”, il Catechismo Tridentino ci insegna:
Noi chiediamo a Dio che il regno di Cristo, che è la Chiesa, si propaghi; che gli infedeli e gli Ebrei si convertano alla fede di Cristo Signore e accolgano la rivelazione del vero Dio; che gli scismatici e gli eretici ritornino alla sana dottrina e rientrino nella comunione della Chiesa di Dio dalla quale si separarono, affinché si compia realmente ciò che il Signore ha detto per bocca di Isaia: Allarga il tuo padiglione e distendi senza risparmio le pelli delle tue tende; allunga le tue corde, consolida i pioli; poiché tu penetrerai a destra e a sinistra; ti dominerà colui che ti ha fatto (Isa. LIV, 2). E anche: Le genti cammineranno alla tua luce e i re nello splendore della tua nascita. Leva intorno gli occhi e guarda: tutti questi si sono uniti insieme e vengono a te; verranno a te figli da lontano e le figlie tue appariranno da ogni lato (Isa. LX, 3)[17].
La perfezione della benevolenza verso gli altri è di implorare per loro la comunione con Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – attraverso la Fede e il Battesimo, e di dare loro la testimonianza di una vita cristiana, informata dalla Fede e dalla grazia battesimale, rinnovata dal Sacramento di Penitenza e nutrita con il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.
Questo non è proselitismo nel senso di fare pressione costante sugli altri a costringerli a ricevere il Battesimo. Questa è l’evangelizzazione che lascia libero il destinatario di rispondere alla testimonianza fatta, in parole e soprattutto con l’esempio, alle verità della Fede, alle realtà del Regno di Dio in mezzo a noi.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica
Il Catechismo della Chiesa Cattolica tratta brevemente la natura missionaria della Fede cristiana nel commentario sulla Preghiera Domenicale, specialmente trattando la domanda, “Sia santificato il tuo nome”, dichiarando: “Dipende inseparabilmente dalla nostra vita e dalla nostra preghiera che il suo nome sia santificato tra le nazioni”[18].
Nell’esposizione dell’articolo del Credo che enuncia gli attributi della Chiesa: una, santa, cattolica ed apostolica, il Catechismo della Chiesa Cattolica commenta ampiamente a proposito della natura missionaria della nostra vita in Cristo nella Chiesa. Trattando della santità della Chiesa, il Catechismo ci fa ricordare, citando la Costituzione dogmatica Lumen gentium del Secondo Concilio Vaticano, che la santità della Chiesa “è la sorgente segreta e la misura infallibile della sua attività apostolica e del suo slancio missionario”[19].
L’attributo di cattolicità, nelle parole del Catechismo, significa che la Chiesa “e inviata in missione da Cristo alla totalità del genere umano”[20]. Nella trattazione di questo attributo nel Catechismo, c’è tutta una sezione con il titolo, “La missione – un’esigenza della cattolicità della Chiesa”[21], che articola i vari aspetti della Chiesa quale essenzialmente missionaria. Il mandato viene dal Signore stesso che ci comanda:
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 19-20)[22].
La Chiesa non può allora fare altro che utilizzare tutte le sue forze per portare il Vangelo e i Sacramenti a tutti gli uomini di ogni luogo e ad ogni tempo.
L’origine della missione si trova “nell’amore eterno della Santissima Trinità”[23]. L’amore divino, puro e disinteressato, versato nei nostri cuori, senza misura e senza fine, per la sua propria natura opera per il bene di ogni uomo, senza discriminazione e senza limite. Nella trattazione sui Sacramenti, nel Catechismo della Chiesa Cattolica, il primo numero dichiara:
Il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Essi fondano la vocazione comune di tutti i discepoli di Cristo, vocazione alla santità e alla missione di evangelizzare il mondo[24].
Dal momento del conferimento di Battesimo su un nuovo cristiano, egli riceve la grazia di contribuire con la sua parte all’opera missionaria della Chiesa. Quella grazia è rafforzata e aumentata dalla Confermazione, ed è nutrita, lungo il pellegrinaggio della vita, dal Pane Celeste che è il Corpo di Cristo ricevuto nella Santa Comunione.
L’origine della missione manifesta, allo stesso tempo, il suo scopo. Come afferma il Catechismo: Il fine ultimo della missione altro non è che di rendere partecipi gli uomini della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio nel loro Spirito d’amore”[25].
È chiaro allora che la Chiesa trae il motivo della missione dall’amore di Dio per tutti gli uomini. Nell’amore divino, la Chiesa intera trae “l’obbligo e la forza del suo slancio missionario”[26]. Il Catechismo spiega:
Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità. Coloro che obbediscono alla mozione dello Spirito di verità sono già sul cammino della salvezza; ma la Chiesa, alla quale questa verità è stata affidata, deve andare incontro al loro desiderio offrendola loro. Proprio perché crede al disegno universale della salvezza, la Chiesa deve essere missionaria[27].
Il fatto che la gente che non abbia ancora ascoltato la predicazione del Vangelo dimostri comunque segni di attrazione alla verità non è un segno che non abbia bisogno del Vangelo. Al contrario, la loro obbedienza alla legge naturale, orientata verso Dio e il Suo piano per la salvezza, richiede la purificazione e l’illuminazione che può venire soltanto da Cristo vivo nella opera dell’evangelizzazione della Chiesa[28].
Per quanto riguarda le vie della missione, il Catechismo ci fa ricordare che, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, le vie della Chiesa devono sempre riprodurre la via di Cristo che è la Croce. Citando l’insegnamento del Concilio Vaticano Secondo e il magistero di Papa San Giovanni II, il Catechismo dichiara:
Solo applicandosi incessantemente «alla penitenza e al rinnovamento» e «camminando per l’angusta via della croce», il popolo di Dio può estendere il regno di Cristo. Infatti, «come Cristo ha compiuto la sua opera di redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza»[29].
Tutti i cristiani, con la loro preghiera, la loro penitenza e l’integrità della loro vita in Cristo, appoggiano l’opera missionaria della Chiesa.
Nella presentazione della dottrina morale della Chiesa, il Catechismo non manca di sottolineare la necessità dell’integrità di vita tra i cristiani per l’efficacia della missione. Citando l’insegnamento del Concilio Vaticano Secondo sull’apostolato dei laici nel mondo, trovato nel Decreto Apostolicam actuositatem, il Catechismo dichiara:
La fedeltà dei battezzati è una condizione fondamentale per l’annunzio del Vangelo e per la missione della Chiesa nel mondo. Il messaggio della salvezza, per manifestare davanti agli uomini la sua forza di verità e di irradiamento, deve essere autenticato dalla testimonianza di vita dei cristiani[30].
Nessun cristiano può allora sottrarsi dall’impegno missionario della Chiesa universale. Ogni cristiano tramite lo sforzo a vivere coerentemente in Cristo rafforza l’intera missione della Chiesa. Ogni cristiano che manca al vivere pienamente in Cristo indebolisce la stessa missione,
Il Catechismo spiega la pazienza richiesta per l’opera missionaria della Chiesa, elencando i vari tappi dell’opera: 1) “l’annunzio del Vangelo ai popoli e ai gruppi che ancora non credono a Cristo”; 2) “la costituzione di comunità cristiane che siano segni della presenza di Dio nel mondo”; e “la fondazione della Chiese locali”[31]. Questo processo, come nota il Catechismo, “avvia un processo di inculturazione per incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli”[32]. Quello che è vero, bello e buono nella cultura pagana servirà a radicare il Vangelo sempre più profondamente nella vita del popolo, perché troverà il suo compimento nel Vangelo. Non è un processo di adeguamento del Vangelo alla cultura, ma un processo di purificazione ed elevazione della cultura attraverso la predica del Vangelo. Come anche nota il Catechismo, l’opera missionaria della Chiesa, “non mancherà di conoscere anche gli insuccessi”[33].
Infine, il Catechismo ci indica che la missione richiede “un dialogo rispettoso con coloro che non accettano ancora il Vangelo”[34]. Questo dialogo trova la sua fondazione negli elementi della loro cultura che corrispondono alla legge di Dio. Il Catechismo ci ricorda:
Se infatti essi [i credenti] annunziano la Buona Novella a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per purificarli dall’errore e dal male «per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell’uomo»[35].
Il rispetto per l’interlocutore pagano non significa per niente che il Vangelo, il Depositum Fidei, è relativo agli elementi veri, buoni e belli nella cultura pagana, ma che questi elementi rimangono mancanti senza la purificazione e l’illuminazione che solo Cristo porta al mondo.
Conclusione
Spero che questa breve esposizione sulla inerente natura missionaria della nostra Fede cristiana sia per tutti gli uditori una ispirazione ad intraprendere di nuovo l’opera missionaria della Chiesa, contribuendo, secondo la propria vocazione e le proprie doti, all’annunzio del Vangelo a tutte le nazioni. Come è chiaramente emerge dall’insegnamento perenne della Chiesa, anche i più piccoli atti di preghiera, di penitenza e di testimonianza, quale partecipazione dell’amore divino che abita l’anima cristiana, non mancheranno di avere il loro effetto salubre per la predicazione del Vangelo a tutti i popoli.
Non preoccupiamoci con considerazioni mondane sul successo della nostra testimonianza. L’unica nostra giusta preoccupazione è come noi possiamo rimanere fedeli e generosi nel testimoniare l’amore verso Dio e verso il prossimo. Alla fine della nostra vita, dovremmo voler soltanto dichiarare, con le parole di san Paolo alla fine di sua vita:
Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione[36].
In conclusione, vorrei sottolineare il contributo significativo della Nuova Bussola Quotidiana all’opera missionaria della Chiesa. Oggi, i social media sono tra i più efficaci mezzi di comunicazione con un gran numero di persone. La Chiesa perciò vuole anche utilizzare questi media, insieme con i media classici, per raggiungere il più grande numero degli uomini, pagani, scismatici, ed eretici, per portarli alla verità che è Cristo vivo nel Suo Corpo Mistico che è la Chiesa.
Con l’aiuto della grazia divina, incessantemente e abbondantemente versata nei nostri cuori dal Sacratissimo Cuore di Gesù, per l’intercessione del Cuore Immacolato di Maria, andiamo avanti. Combattiamo la buona battaglia. Terminiamo la corsa. Conserviamo la Fede.
[1] Cf. Raymond Leo Burke, Janis Pujats, Tomash Peta, Jan Pawel Lenga, e Athanasius Schneider, Dichiarazione sulle verità riguardanti alcuni degli errori più comuni nella vita della Chiesa del nostro tempo (Roma: Spunti, 2019). [Dichiarazione sulle verità].
[2] Dichiarazione sulle verità, p. 3.
[3] Cf. Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica, “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale”, Instrumentum laboris (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 2019). [Instrumentum laboris].
[4] Cf. Codice di Diritto Canonico-1983, can. 342.
[5] Cf. katholisch.de/artikel/21542-overbeck-amazonas-synode-bedeutet-zaesur-fuer-die-ganze-kirche.
[6] Instrumentum laboris, pp. 35-36, n. 38.
[7] Instrumentum laboris, p. 23, n. 19.
[8] Instrumentum laboris, p. 103, n. 122.
[9] 1 Pt 3, 13-18
[10] At 1, 7-8.
[11] Dichiarazione sulle verità, pp. 2-3.
[12] Col 1, 24-29.
[13] Catechismo Tridentino, tr. Tito S. Centi, 4ª ristampa della 1ª ed. (Siena: Edizioni Cantagalli, 2011), p. 406. [Catechismo Tridentino].
[14] Catechismo Tridentino, pp. 406-407.
[15] Catechismo Tridentino, pp. 411-412.
[16] Catechismo Tridentino, p. 412.
[17] Catechismo Tridentino, pp. 413-414.
[18] Catechismus Catholicae Ecclesiae / Catechismo della Chiesa Cattolica (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1999), p. 1399, n. 2814
[19] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 475, n. 828.
[20] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 475, n. 831.
[21] Catechismo della Chiesa Cattolica, pp. 484-489, nn. 849-856.
[22] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 485, n. 849.
[23] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 485, n. 850.
[24] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 817, n. 1533.
[25] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 485, n. 850.
[26] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 485, n.
27] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 485 e 487, n. 851.
[28] Cf. Rom 2, 12-16.
[29] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 487, n. 853.
[30] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 1043, n. 2044.
[31] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 487, n. 854.
[32] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 487, n. 854.
[33] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 487, n. 854.
[34] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 489, n. 856.
[35] Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 489, n. 856.
[36] 2 Tm 4, 6-8.