Respingimenti Alfano li vuole ma non lo dice
Il governo italiano sembra finalmente aver compreso che bisogna scoraggiare le partenze dalla Libia e propone all'Unione Europea - in un documento presentato a porte chiuse - un blocco navale davanti alle coste della Libia e trasporto dei migranti clandestini in Tunisia, con la collaborazione di quel governo e delle agenzie Onu.
Il governo italiano sembra aver compreso che i respingimenti degli immigrati clandestini in arrivo dalla Libia sono indispensabili, ma quasi si vergogna ad ammetterlo. Lo dimostrerebbe il documento presentato a porte chiuse all'Unione Europea dal ministro degli interni Angelino Alfano e rivelato due giorni or sono dall'agenzia Askanews. Si tratterebbe di un "non-paper" (documento non ufficiale) che propone di «coinvolgere direttamente i Paesi terzi considerati affidabili nella sorveglianza marittima e nelle attività di ricerca e salvataggio» in mare, con «meccanismi di cooperazione operativa ad hoc», in particolare al largo della Libia.
La proposta italiana, basata su un documento di due pagine con in 14 punti punta a istituire una forma di cooperazione in primo luogo con la Tunisia (ma potrebbe riguardare anche l'Egitto) che «dovrebbe essere adeguatamente sostenuta dall'Ue, attraverso finanziamenti e fornitura di assistenza tecnica» con l'obiettivo di costituire una efficiente guardia costiera che raccolga gli immigrati illegali salpati dalla Libia sbarcandoli in Tunisia nel rispetto del principio del luogo sicuro più vicino, previsto dalla Legge del Mare. In pratica Alfano vorrebbe pagare Tunisi e regalare a spese della Ue una flotta alla Marina tunisina perché gestisca gran parte del lavoro affidato oggi a Frontex e alle forze navali italiane facendo sbarcare i clandestini nel Paese nordafricano dove potrebbero venire assistiti da missioni di consulenza dell'Ue e delle due agenzie Onu per i rifugiati (Unhcr) e i migranti (Iom) che aiuterebbero Tunisi a far fronte all'emergenza. La «gestione dei flussi migratori, delle procedure internazionali di protezione, dell'assistenza alle persone vulnerabili e del ritorno dei migranti irregolari ai loro Paesi d'origine».
Lo screening dei migranti consentirebbe inoltre di vagliare chi ha diritto a chiedere asilo e un'eventuale distribuzione di quanti ne abbiano i titoli tra gli Stati membri della Ue su base volontaria. Del resto, durante la guerra libica del 2011 oltre un milione di lavoratori stranieri fuggirono in Tunisia da dove vennero tutti rimpatriati con un ponte aereo internazionale (solo i circa 40 mila giunti in Italia coi barconi vennero accolti, chissà perché, nella Penisola. La proposta di Alfano è suggestiva e conferma quanto a Roma sia maturata la consapevolezza che solo i respingimenti potranno fermare i flussi migratori verso l'Italia e l'Europa scoraggiando coloro che partono con la certezza che resteranno sulla sponda africana del Mediterraneo. Un'ipotesi più volte caldeggiata fin dallíanno scorso dalla Nuovo Bussola che aveva proposto di impiegare la Marina Militare italiana per bloccare i porti e le coste della Tripolitania e riportare in Libia le persone raccolte a bordo di gommoni e barconi. Non stupisce che il governo Renzi, sempre attento a non oltrepassare i limiti del politicamente corretto abbia cercato di mantenere a basso profilo la proposta presentata da Alfano che naturalmente contiene anche la verifica delle garanzie che i migranti non subiscano maltrattamenti o persecuzioni in Tunisia o che non vengano rimportati in Paesi dove sarebbe a rischio la loro vita e la loro integrità fisica.
Secondo il "non paper" di Alfano, che è stato discusso in una riunione ristretta con i ministri dell'Interno di Francia, Germania, Spagna e con il commissario Ue all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos, «questo nuovo possibile modello» di cooperazione con i Paesi terzi «produrrebbe anche un effetto deterrente, così che sempre meno migranti sarebbero pronti a mettere a rischio la loro vita per raggiungere le coste europee» e potrebbe portare a «una riduzione della portata del fenomeno nel medio-lungo termine». Curiosamente si tratta delle stesse valutazioni da noi sempre sostenute ma che finora venivano accolte quasi con disprezzo opponendo agli interessi nazionali la priorità di salvare vite umane portando in Italia chiunque si affacciasse sul Canale di Sicilia. Il limite nella proposta di Alfano rispetto ai respingimenti assistiti direttamente in Libia è però evidente e suscita non pochi interrogativi. Ammesso che Tunisi accetti di svolgere, ben retribuito, il compito di gendarme costiero per contro dellíItalia e della Ue è chiaro che i tempi necessari ad ampliare considerevolmente e ad addestrare una guardia costiera tunisina efficiente saranno piuttosto lunghi. Nel frattempo l'Italia continuerà ad accogliere chiunque paghi il biglietto alla malavita collusa con i terroristi islamici? La presentazione della proposta a bassa voce non rischia di far apparire debole fin dall'inizio la proposta italiana considerato che il governo non ha avuto neppure il coraggio di renderla nota in Italia prima di presentarla in Europa?
Pragmaticamente è inutile negare che sul fronte dell'immigrazione clandestina líItalia è chiamata a dare un segnale di fermezza e in tempi molto rapidi. «Nel 2015, se si proiettano le stime dei primi mesi sul resto dell'anno, l'Italia riceverà 200 mila migranti illegali», ha detto il ministro spagnolo Fernandez Diaz, che a margine del consiglio Affari Interni Ue ha partecipato alla riunione ristretta con Alfano. Della proposta italiana si riparlerà a metà maggio, quando la Commissione europea renderà pubblica la sua Agenda per l'immigrazione, una strategia che promette di avere un approccio omnicomprensivo al fenomeno. «La collaborazione» con i Paesi Terzi come ad esempio la Turchia (da dove partono i mercantili con a bordo oltre centinaia e a volte più di mille migranti per volta diretti verso le coste calabresi e pugliesi) «deve continuare a livello di rapporto Ue con i Paesi», perché «è la strada più giusta per arrivare a qualche risultato», sostiene Alfano. Avramopoulos nei prossimi giorni sarà in Tunisia, Egitto e Marocco, nel tentativo di fare progressi sul coinvolgimento dei tre Paesi nella lotta ai trafficanti e nella gestione dei flussi, mentre anche il ministro dell'Interno austriaco
Johanna Mikl-Leitner ha avanzato la proposta di creare dei centri nell'Africa del nord, sollecitando una risposta dalla Commissione entro giugno. A quellíepoca i clandestini giunti sulle nostre coste dall'inizio dellíanno potrebbero essere già 100 mila se si considera che la bella stagione farà aumentare presto i traffici dei barconi che si impenneranno in vista dellíestate e soprattutto in assenza di misure che scoraggino concretamente già fin d'ora la traversata.