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PAOLO IL CALDO

Renzi con un pugno di euro. Non gli resta che il Colle

Com’è universalmente noto, il semestre europeo a presidenza italiana non ha lasciato tracce di alcun tipo. Così come l'anno di governo di Renzi: riforme al palo, spesa pubblica in rialzo, economia al disastro. L’unico risultato positivo dell’anno di governo sono gli 80 euro. Non gli resta che l'elezione del nuovo capo dello Stato.

Paolo il caldo 22_01_2015
Paolo Togni

Com’è universalmente noto, il semestre europeo a presidenza italiana non ha lasciato tracce di alcun tipo: non la tanto sbandierata flessibilità, né la tutela dell’origine dei prodotti, che erano l’impegno primario assunto dal premier. L’unica traccia leggibile è la collocazione di una spaesata Mogherini in una posizione nella quale neanche un mago avrebbe potuto fare bella figura. E nell’anno di presidenza del Consiglio, cosa è successo?

Per quanto riguarda le riforme, praticamente siamo a zero. Avviato, a stento e con mille difficoltà, il processo di approvazione di alcune riforme istituzionali, tutto il resto – salvo l’organizzazione del lavoro – è sostanzialmente fermo. Altro che «una riforma al mese», come Matteo Renzi ci aveva promesso! La riforma del Senato va a rilento ed è sottoposta ai rischi di imboscate parlamentari connessi con le procedure aggravate; la riorganizzazione delle competenze tra Stato ed Enti Locali e la riforma della Pubblica amministrazione stentano a decollare.

Anche di revisione della spesa nessuno parla neanche più, con buona pace dei poveri commissari Bondi, Canzio e Cottarelli, persone per bene che non potevano sortire risultati in un contesto in cui nessuno gli dava retta e non c’era una volontà espressa in modo credibile dal soggetto responsabile, che era proprio Renzi. Sulla riforma elettorale stiamo vivendo una specie di frenesia: comunque in ritardo, perché la scadenza per l’approvazione era stata stabilita più volte, e da ultimo era stata (sempre da Renzi) fissata entro il mese di settembre.

Sul fronte economico stiamo assistendo ad un disastro: rivista più volte in diminuzione la previsione di andamento del Pil 2015, passata da un non entusiasmante +1,5%, attraverso varie tappe, all’attuale +0,4%, destinato ad assumere – sono un facile profeta – un segno negativo. Aumentato di quasi 100 miliardi nell’ultimo anno il debito pubblico. Aumentato il livello totale di imposizione fiscale, in alcuni casi, come sulla casa, triplicato. Ancora aumentata la disoccupazione, solidamente attestata a livelli record.

L’unico risultato positivo dell’anno di governo sono i famosi 80 euro, che però hanno qualche difficoltà di copertura per il 2015. Un po’ pochino per un taumaturgo, no? Ma il passaggio decisivo è alle porte: l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ed è lì che potrà porsi il giudizio quasi finale sulle qualità di politico possedute dal chiacchierone fiorentino. Deve essere chiaro che Renzi può riportare successo solo se regge e funziona l’accordo con Berlusconi: un bel risultato per il partito che un anno e mezzo fa aveva fatto dello “smacchiare il giaguaro” il suo urlo di guerra!