Religione e scuola parentale, stretta da Spagna e Francia
Il Governo Sanchez snobba la religione: solo un’ora a settimana per l’“Educazione Minima”. I vescovi: una perdita di cento ore nelle primarie. Macron limita ancora l’istruzione parentale. E sarà più difficile poter istruire a casa i bambini vittime di molestie a scuola.
Che Paese è quello in cui si buttano in prigione coloro che pregano fuori dalle cliniche abortive, perché “molestano” le donne che si avviano all’omicidio del proprio figlio e si permette invece il mercimonio giornaliero delle prostitute e dei loro clienti nei pressi delle scuole elementari? La Spagna del socialista Pedro Sanchez.
Il Governo, sostenuto da Podemos e dai Socialisti, dopo aver innalzato la tassazione per le sole scuole paritarie e introdotto insegnamenti sulla matematica gender e altre amenità per bimbi, ora si appresta a limitare al minimo l’insegnamento della religione cristiana nelle aule scolastiche. Era stata profetica la campagna lanciata lo scorso giugno dai vescovi spagnoli “Me apunto a Religión”, per promuovere l’iscrizione all’ora di religione (facoltativa dalle elementari alle superiori) tra i giovani e le famiglie; certo nessuno poteva immaginare che l’insegnamento religioso sarebbe stato così umiliato. Sin dallo scorso 12 ottobre, il Ministero dell’Educazione aveva anticipato che all’insegnamento della religione cattolica veniva concessa un’ora alla settimana e confidato al quotidiano Alfa y Omega che “i colloqui con la Conferenza episcopale spagnola (Cee) sono molto fluidi. Sono stati raggiunti accordi su diverse questioni e il calendario deve ancora essere definito. È vero che vorrebbero avere più ore, ma questo minimo non li disturba rispetto all’orario attuale”.
Tuttavia, a conferma che il dialogo con la Chiesa spagnola non è per nulla “fluido”, la Conferenza episcopale nei giorni scorsi (4 novembre) ha emanato una nota dura nei confronti dei decreti di attuazione che il Ministero ha presentato ai governi delle autonomie, senza che vi fosse alcuna condivisione, né discussione con i rappresentanti del mondo educativo. La Commissione per l’Educazione e la Cultura della Cee ha espresso la sua sorpresa per i progetti di decreti sull’Educazione Minima che riducono l’orario dedicato alla religione. “L’occasione è stata persa per mantenere almeno il minimo orario dell’insegnamento di religione… In tutta la scuola primaria, per esempio, la materia perde un centinaio di ore rispetto alla situazione attuale. È sorprendente che in un impegno verso un modello basato sulle competenze, il carico di insegnamento di un’area così decisiva per l’educazione della persona come l’Educazione religiosa a scuola (Ere) sia limitato al minimo possibile”.
La Chiesa chiedeva per gli alunni che non scelgono la religione cattolica un insegnamento “religioso non confessionale”. Il Ministero dell’Educazione ha fatto sapere, invece, che questi alunni avranno un’ora persa nell’orario scolastico, come è avvenuto in pratica sinora, né potranno andare a casa, ma dovranno partecipare ad attività sul “rafforzamento dell’autostima, dell’autonomia, della riflessione e della responsabilità”. Nulla a che fare con un insegnamento sul senso religioso. I vescovi non staranno in silenzio. La Chiesa spagnola, che sostiene con le sue opere caritatevoli più di 4 milioni di poveri, pari a circa il 10% dell’intera popolazione del Paese, hanno già anticipato la pubblicazione di un documento sulla situazione politica e sociale nel quale le critiche verso le decisioni del Governo Sanchez non mancheranno.
Se nella socialista Spagna si marginalizza l’educazione e religione cattolica, in Francia il liberticida Macron si dimostra ancora una volta nemico delle famiglie e delle scuole parentali. Nei giorni in cui Le Figaro mostra tutta la sua preoccupazione per la moda che va diffondendosi tra i giovani francesi di soppiantare la madrelingua con appellativi e slang di origine araba, ennesimo segnale di inculturazione al contrario, il Ministero dell’Educazione ha diramato nuove direttive per l’attuazione della legge sul rispetto dei principi repubblicani, di cui abbiamo già tracciato un tremendo bilancio sulla Bussola. L’associazione di genitori e scuole parentali Liberté d’éducation ha denunciato l’assoluta ipocrisia del Governo; nel giorno stesso in cui il presidente Macron dichiarava che “la Francia è una grande potenza educativa” (9 novembre), sono trapelati attraverso la stampa i decreti attuativi che limitano ulteriormente l’istruzione familiare. Ancora una volta, le associazioni nazionali di educazione familiare non sono state consultate.
Tra i molti punti problematici di questi decreti, c’è la questione dei bambini molestati (700.000 all'anno), che fino ad ora potevano essere tolti dalla scuola in qualsiasi momento dai loro genitori e istruiti a casa. D’ora in poi, sarà necessario ottenere “un certificato del direttore dell’istituto scolastico pubblico o privato in cui il bambino è iscritto” così come ogni documento utile che stabilisca “che l’integrità del bambino è minacciata”. Un’autorizzazione difficile da ottenere, visto che un certo numero di bambini molestati vengono portati via dalla scuola contro il parere del direttore della scuola stessa, che qui sarà sia giudice che parte. Infine, il fatto che le famiglie debbano ‘giustificare’ ogni anno la necessità di un progetto pedagogico genererà problemi, per il gran numero di documenti giustificativi da fornire prima del 31 maggio dell’anno che precede l’inizio del nuovo anno scolastico dell’istruzione familiare e con un’autorizzazione rilasciata, nel migliore dei casi, in piena estate.
In conclusione, se a Madrid la religione viene combattuta sempre più come oppio dei popoli, a Parigi sono le famiglie e la libertà di educazione ad essere considerate strumenti di “separatismo” in sé, quindi da vietare. Socialisti e Liberali del mondo uniti nell’assalto all’infanzia, contro il cristianesimo, la libertà educativa. Stiamo all’erta.